Adelie è abituata a rimanere nell’ombra e a vivere una vita ordinaria nel suo branco di lupi. Ma tutto cambia quando viene rifiutata dal suo compagno, l’alfa, e deve trovare un nuovo branco in cui vivere. Trova poi una nuova casa nel branco dell’alfa Kairos.
Kairos, un lupo noto per la sua natura vile e il suo carattere furioso, si rivelerà essere la seconda possibilità per Adelie di avere un compagno. Ma le cose potranno funzionare se la paura di Kairos del passato gli impedisce di aprirsi e Adelie sta per scoprire di avere dei poteri che non aveva mai nemmeno sognato?
Età: 16+
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Adelie è abituata a rimanere nell'ombra e a vivere una vita ordinaria nel suo branco di lupi. Ma tutto cambia quando viene rifiutata dal suo compagno, l'alfa, e deve trovare un nuovo branco in cui vivere. Trova poi una nuova casa nel branco dell'alfa Kairos.
Kairos, un lupo noto per la sua natura vile e il suo carattere furioso, si rivelerà essere la seconda possibilità per Adelie di avere un compagno. Ma le cose potranno funzionare se la paura di Kairos del passato gli impedisce di aprirsi e Adelie sta per scoprire di avere dei poteri che non aveva mai nemmeno sognato?
Età: 16+
Autore originale: Miss_Toria_blue
Nota: Questa è la versione originale dell'autore e non ha l’audio.
Mia madre mi aveva sempre insegnato a tenere un profilo basso. A nascondermi sotto il mio enorme mantello nero che mi copriva metà del viso, a guardare in alto il meno possibile.
Rispetta sempre le regole e non essere imprudente, non rispondere mai, non fare amicizia. E, infine, mantieni il tuo segreto al sicuro.
Infatti, tutto questo serviva per non attirare l'attenzione su di me. Se la gente avesse saputo cos'ero, sarei stata un pericolo per me e per le persone che mi circondavano e mi avrebbero fatto cose orribili.
Le persone che mi stavano cercando volevano infatti usarmi come arma da guerra e creare altri esseri simili a me. Potenti macchine da combattimento. Almeno questo era quello che mi aveva sempre detto.
Il mantello serviva soprattutto perché mia madre diceva che la mia bellezza rappresentava un pericolo per me, che altri avrebbero cercato di usarla. Le persone giudicano gli altri dall'aspetto, se mi avessero visto avrebbero cercato di essere immediatamente miei amici.
Le ninfe di solito nascono con volti molto amichevoli e accoglienti. Sono anche molto belle, almeno così dicevano tutti i libri che avevo letto. Mia madre mi aveva anche detto che ero dotata dei doni più preziosi, ma a cosa serviva se vivevo la mia vita nell'ombra, non era stato un dono, era stata una maledizione. La mia vita era stata una tragedia.
Sono una ninfa. Una ninfa è uno spirito della natura che protegge la natura. Il mio scopo era quello di proteggere le foreste e le piante del mio branco, il Branco della luna d’argento. Ogni luna piena uscivo per fare un rituale, ringraziando Madre Natura per i suoi doni. Avevo bisogno di mantenere la mia foresta pulita e viva finché ero in questo posto. Non perché mia madre mi avesse insegnato a farlo, ma perché è quello che fanno le ninfe, è nella nostra natura, lo facciamo inconsciamente.
Nessuno sapeva che ero una ninfa, solo mia madre e mio padre. Le ninfe sono in buoni rapporti con i lupi mannari, ma avevo bisogno di mantenere il segreto in modo che ci fossero meno possibilità di essere scoperta su cos'altro ero capace, ecco perché anche mia madre lo teneva segreto. Non mi importava tanto che non facessero del male a me. Mi importava che non facessero del male agli altri.
Non ho mai incontrato altre ninfe oltre a mia madre. Lei era metà lupo e metà ninfa dell'acqua. Esatto, 'era'…
Mia madre è morta quando siamo state attaccate nel nostro vecchio branco, il Branco della luna oscura. È morta a causa mia ed è morta per proteggermi. Un guerriero ha avuto paura di me e ha cercato di uccidermi. Invece ha ucciso lei.
Mio padre mi ha detto chiaramente che mia madre non mi rimprovera per quanto accaduto e continua a dirmi che non è stata colpa mia. Ma, in realtà, non riesco mai a scrollarmi di dosso il senso di colpa. Mia madre era una ninfa e le ninfe perdonano facilmente, era nella sua natura non incolparmi.
Vivono tre parti in me. In primo luogo, sono una ninfa della foresta. In secondo luogo, una piccola parte di me è un lupo. Questa parte è così piccola che non posso nemmeno trasformarmi. Ho un lupo nella mia anima, ma non nel mio corpo.
Mi rendeva triste pensare che la mia lupa, Madeline, non aveva una forma lupo. Mi aveva detto innumerevoli volte che le stava bene il modo in cui viveva. Se avessi potuto fare qualcosa per darle una forma lupo l’avrei fatto.
La terza parte è quella che ho preso da mio padre. Non lo vedevo spesso perché il suo lavoro gli richiede di viaggiare spesso. Lo incontravo solo quando qualcuno intorno a me moriva.
Mio padre è la Morte.
Il suo lavoro è quello di raccogliere le anime dai corpi deceduti. Conserva le anime in un contenitore di vetro e le ordina ognuna secondo l'albero genealogico e il colore dell'anima. Se una persona è stata cattiva nella sua vita, la sua anima è nera, se è stata buona, è bianca. Ma nella vita non c'è solo buono o cattivo. Per lo più ci sono centinaia di sfumature di grigio.
La morte ha due forme.
La sua prima forma è uno scheletro con un mantello nero. Quella che tutti conoscono dai libri. La sua seconda forma è simile a quella umana. Ha l'aspetto di una qualsiasi altra persona normale.
Nessuno può vedere la Morte quotidianamente, ma dato che io sono sua figlia posso vederlo quando è nei paraggi. Si avvicina sempre a me quando è vicino e mi chiede come sto. So che mi ama veramente.
Mia madre è stata un'eccezione e anche lei ha visto la Morte, mio padre e mia madre non sapevano infatti come fosse possibile. Ma è proprio questo che li ha fatti innamorare. La Morte è immortale e finalmente aveva trovato qualcuno in un milione di anni che poteva vederlo. Finalmente aveva trovato l'amore.
Altre persone hanno potuto vedere la Morte quando stavano per morire. Alle persone buone, mio padre dona un desiderio di morte.
Il desiderio di morte è un desiderio che la morte completa su richiesta di una persona morente. Mio padre mi ha dato il desiderio quando l'ho visto l'ultima volta, dato che posso vederlo, posso usare il desiderio ogni volta che è vicino.
Il desiderio di morte può fare quasi tutto tranne che renderti immortale o riportarti in vita. Mi è stato detto di usarlo con saggezza, perché anche se sono figlia della morte ne ho solo uno.
Da mio padre ho ereditato i poteri della magia nera.
Questi poteri mi rendono invincibile, ma mia madre mi ha proibito di usarli. Mi ha detto di usarli solo quando ci sono persone fidate intorno, ma non è mai successo. L'unica cosa che mi ha permesso di usare è il potere di guarigione. Posso guarire le ferite sulla carne umana ma, per farlo, devo sentire lo stesso dolore che prova la persona ferita. Le piante e gli alberi malati riuscivo a guarirli senza dolore. Non sapevo ancora fin dove sarebbe potuto arrivare il mio potere di guarigione.
La mia lupa è la parte di me che mi permette di avere un compagno. E il compagno è stato proprio colui che mi ha irrimediabilmente ferita e che ancora oggi mi provoca un terribile dolore.
I membri del Branco della luna oscura mi prendevano sempre in giro perché pensavano che fossi strana, non parlavo molto, indossavo sempre dei mantelli e pensavano che fossi debole perché non potevo trasformarmi. Pensavo che tutto sarebbe cambiato quando avrei trovato il mio compagno e al mio diciottesimo compleanno lo trovai: alfa Hans.
***
Era in piedi davanti a casa mia. Un odore incredibile mi riempì il naso e l'uomo più bello mai visto stava di fronte a me. La mia lupa impazzì nella mia testa, passando avanti e indietro.
Compagno! Compagno! La mia lupa Madeline cantava, mentre mia madre mi metteva le mani sulle spalle dietro di me. Doveva sapere cosa stava succedendo, era il mio compleanno, sapeva che sarebbe accaduto.
“Alfa Hans…” Ho detto con incredulità, alzando la testa da terra. Come posso essere la sua compagna? Forse sto sognando.
Anche lui era una delle persone che mi prendeva in giro, ma ero pronta a perdonarlo, dopotutto era il mio compagno, non è che posso combattere il legame. Lui era destinato a me. E solo a me.
“Dobbiamo parlare, Adelie. Andiamo in un posto più tranquillo” disse e iniziò a camminare verso la foresta senza nemmeno guardare se lo stavo seguendo, ma lo feci.
Non volevo nemmeno parlare con il mio compagno la prima volta davanti a mia madre. Diedi un'ultima occhiata a mia madre e sorrisi come una pazza. Parlava sempre di quanto fosse felice con mio padre e anch'io desideravo quel tipo di amore.
Camminammo nella radura della foresta, lui non disse nulla per tutto il tempo. Ma io ero troppo felice, il mio compagno era qui, con me. Si dice che il compagno è colui che ti amerà anche dopo la morte. Nemmeno la morte può frapporsi tra i legami di coppia.
Alfa Hans si voltò verso di me, ma non con l'espressione che speravo. Avrei voluto che corresse verso di me, che mi prendesse tra le braccia, invece il suo sguardo era freddo, come se fossi un qualsiasi altro membro del branco o anche meno.
“Non posso averti come mia compagna Adelie. Mi dispiace, sei debole e non hai nemmeno una forma lupo. Che tipo di luna saresti?” Mi ha sputato addosso, disgustato, il che mi provocò la sensazione di mille aghi appuntiti nel petto.
Continuò. “Sei odiata in questo branco. E il branco ha bisogno di qualcuno da ammirare e tu non sei una di loro”. Il mio cuore si frantumò in milioni di pezzi. Ma a lui non provocava dolore pronunciare quelle parole?
“Cosa?…” Chiesi, non credendo alle sue parole. “Posso cambiare, alfa”. Caddi in ginocchio. “Posso essere qualsiasi cosa tu voglia che io sia, lo prometto”, gridai.
Ovviamente non potevo trasformarmi, ma avevo bisogno di lui. Non potevo lasciare andare il mio compagno, lui è quello fatto per me, per capirmi, per amarmi sempre e comunque.
“Io, alfa Hans Lightwood, respingo te, Adelie Murrell, come mia compagna e come luna del Branco della luna oscura”, pronunciò quelle parole e tutta la mia visione si offuscò per un secondo.
Il mio cuore non c'era più, tutto ciò che sentivo era dolore. Il dolore più orribile che avessi mai provato.
“No!” Urlai con rabbia, tristezza e struggimento. E non riuscii a controllare i miei poteri. Dalla punta delle mie dita uscì del fumo nero che fece indietreggiare alfa Hans in preda al terrore, mentre dagli angoli altri lupi si stavano avvicinando a me.
Uno si scagliò proprio su di me, ma io lo misi fuori combattimento con un'esplosione di fumo nero. Non sapevo di essere in grado di farlo. Il lupo ululò e gli altri fecero un passo indietro spaventati. Anch'io avevo paura, paura di quello che avrei potuto fare.
Mia madre corse verso di me. “Mamma!” Le urlai, mentre veniva tenuta ferma dall’alfa Hans. Sembrava che potessi fare del male alla mia stessa madre.
“Corri!” Fu tutto quello che disse. Ero sempre stata obbediente con mia madre, ma quella volta mi ci volle del tempo per ascoltarla. Stavano per farle del male. “Corri, Adelie!”
Ero ancora al mio posto, ma l’alfa Hans si avvicinò per vedermi lasciare mia madre. Camminava lentamente e alzò le braccia in segno di resa, la sua espressione era quasi colpevole.
“Scherzo della natura!” disse un guerriero accanto a me. Era ancora nella sua forma umana e lanciò un coltello verso di me, ma qualcosa lo fermò. Mia madre lo aveva bloccato saltando di fronte a me. Il coltello era infilzato nel suo petto mentre cadeva a terra.
Ho visto la Morte davanti a me. No! Questo significava che se n'era andata. “Non prenderla”. Lo supplicai, come se potesse fare qualcosa.
Mio padre mi guardò. “Corri!” urlò, facendo tremare la terra. Nessun altro lo vide tranne me e mia madre, non lo avevo mai sentito urlare in tutta la mia vita.
Feci esplodere del fumo che mi tenne al riparo, non avevo pensato di farlo, ma successe e basta.
Sono scappata, ho corso fino a quando i miei piedi hanno ceduto ed ero sicura di aver lasciato il territorio della Luna oscura. Sono scappata come una codarda. Mia madre mi ha protetta, ma io l'ho lasciata morire, senza nemmeno dirle addio, lei era l'unica per me e ora non c'era più.
***
Un anno dopo, ero un membro del Branco della luna d’argento. L'alfa Archibald mi ha presa nel suo branco in un secondo quando mi ha trovata a vagare laggiù.
È l'alfa più gentile che abbia mai incontrato. Nessuno dei membri del suo branco mi ha mai chiamata strana o debole per non avere la forma lupo, mi fissavano solo per via del mio mantello.
Anche l'alfa Archibald non sapeva chi fossi. Quando mi ha chiesto del mio compagno, gli ho detto che era morto. È più facile che ammettere che sono stata rifiutata.
Mi vergogno così tanto che il mio stesso compagno, quello a cui sono destinata, mi abbia rifiutata. Se non ero abbastanza per lui, non sono abbastanza per nessuno.
Oggi c'era la luna piena e dovevo ringraziare Madre Natura. Una volta buio, mi sono assicurata che i miei compagni di stanza stessero dormendo. Vivevo in una delle case del branco con i lupi mannari che erano senza compagni.
Avevo preparato una pozione dalle piante della foresta e l'avevo messa nelle loro bevande per farli dormire più profondamente. Non potevano sapere che stavo uscendo di nascosto e, inoltre, non gli fa male, tuttavia si chiedono sempre perché hanno un sonno così profondo nelle notti di luna piena.
Sono uscita dalla casa del branco con il mio lungo mantello nero con cappuccio e un vestito bianco lungo fino alle caviglie. Ho sempre indossato abiti lunghi, anche mia madre lo faceva e volevo continuare a farlo.
Mia madre diceva che i bei vestiti lunghi erano una caratteristica delle ninfe. Lo stile delle ninfe era più medievale che moderno. Ho cercato di indossare quelli che sono considerati abiti normali, ma mi sono sempre sentita fuori posto.
Tutti stavano dormendo e nessuno era fuori dalla casa del branco perché nessuno sarebbe uscito a quell'ora. Le guardie stavano pattugliando i confini del nostro branco e io non avevo intenzione di andare così lontano, ero riuscita a sgattaiolare fuori con successo per circa un anno e non ero mai stata presa.
Mi sono addentrata nel profondo della foresta fino al mio solito posto dedicato al rito. Quando arrivai mi tolsi il mantello e lasciai cadere i miei capelli castani sulla schiena. Mi assicuravo sempre di essere molto carina durante la luna piena per far sapere a Madre Natura che ero degna di essere una ninfa.
Mi sedetti vicino a un albero enorme che era circondato da fiori viola. Questo albero era il più grande di tutti, era potente nel suo spirito e aveva visto molto.
Ho imparato così tanto semplicemente ascoltando lui e gli altri alberi, gli alberi sono infatti quelli che mi hanno fatto capire i miei doveri di ninfa della foresta. Potevano parlarmi e mi hanno insegnato a prendermi cura di tutti loro.
Ho chiuso gli occhi e ho ringraziato per tutto ciò che mi circondava. Mi sono assicurata di chiedere agli alberi se fosse successo qualcosa fuori dall'ordinario e loro non mi hanno solo raccontato del benessere della foresta, ma mi hanno anche informata di chi stava entrando e oggi si era trattato solo di qualcuno vicino al nostro territorio.
Mentre dicevo grazie, il mio corpo ha iniziato a riempirsi di energia dalle radici.
Mi sono sempre presa cura della foresta in modo che non ci fossero alberi tristi e piante deboli. Questo era il mio scopo. Ero una servitrice dei beni della foresta.
Mi sentivo come se fossi rinata. Le notti di luna piena erano la ragione per cui ero disposta a vivere. Non avevo più nessuno nella mia vita tranne la natura.
Mi domandavo nuovamente del mio compagno Hans, il pensiero di lui non ha mai abbandonato la mia mente. Volevo fare qualcosa per fermare il dolore ma non potevo e non volevo che se ne andasse.
Anche se l'unica cosa rimasta del mio compagno era il dolore, lo volevo ancora. Anche se ho provato l'insopportabile dolore di lui che marca e si accoppia con qualche lupa, il dolore mi ricorda qualcosa che ho quasi avuto.
Ho camminato per la foresta, finalmente libera dal mio mantello. Ho respirato l'aria fresca a testa alta. Ho girato in tondo e ho lasciato che il vento mi accarezzasse. La foresta era il mio posto preferito, la mia fantasia di felicità preferita.
Quando finalmente fu il momento di andarmene, raccolsi il mio pesante mantello, ma mentre lo facevo sentii dei passi venire verso di me. Immediatamente alzai lo sguardo per vedere la persona che stava camminando.
Era un uomo, era grosso e potevo vedere i suoi muscoli anche dietro tutti i vestiti che indossava.
Era un lupo mannaro e il non essere muscoloso sarebbe stato strano a causa di tutto l'allenamento che i lupi facevano di solito.
I suoi capelli erano marrone scuro, ricci e abbastanza lunghi da arrivargli quasi sugli occhi, erano più lunghi in cima e più corti ai lati e i suoi capelli erano pettinati sul lato destro. I suoi occhi erano di un colore nocciola perfetto, mi ero persino dimenticata del mio mantello.
Mi sono girata e ho indossato il mantello e il cappuccio nascondendo il viso, sapevo che mi vedeva abbastanza bene perché eravamo in contatto visivo diretto.
C'era qualcosa che non andava in lui, c'era qualcosa di diverso in lui, strano ma attraente. La sua presenza sembrava tranquillizzante, eppure così strana.
L'ho sentito avvicinarsi ed era quell'odore. Un dolce ago di pino misto a bergamotto e un piccolo accenno di menta piperita, non l'avevo mai sentito prima, ma solo un odore mi aveva già fatta sentire così. Ed è stato allora che ho lasciato che la mia lupa mi parlasse.
Compagno!
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2
Il mio lupo mi stava parlando. Per i lupi mannari non sarebbe strano. Il mio lupo Kye mi stava parlando per la prima volta in due anni.
Il mio lupo era arrabbiato con me e probabilmente lo era ancora. Nemmeno io avrei perdonato me stesso, ero io la causa del suo silenzio. L'ho ferito nel modo peggiore conosciuto dagli altri lupi. Gli ho portato via la sua e la mia compagna.
Oggi il mio lupo ha deciso di parlare, non ha risposto a nessuna delle mie domande e non mi ha nemmeno riconosciuto.
Non aveva nemmeno senso. Continuava a vaneggiare, non riuscivo nemmeno a capire bene su cosa, ma ero felice che stesse finalmente dicendo qualcosa. Anche se fossi stato nella mia forma lupo, non avrebbe parlato con me prima.
Ero seduto nel mio studio quando il mio beta Raphael entrò con un movimento rapido. Raphael era l'unico che poteva entrare nel mio studio senza il mio permesso. Prima della tragedia di due anni fa era il mio più caro amico, ma ora non ero più degno di averne uno, era meglio che non fossi vicino a nessuno.
“Alfa! Ho ricevuto un messaggio dal Branco della luna oscura”.
“Cosa c'è?” Non ricevevamo messaggi molto spesso a causa della reputazione di questo branco.
“Il loro alfa e i suoi migliori guerrieri vogliono venire ad allenarsi qui”.
Questo era qualcosa di nuovo, nessuno voleva più venire qui volentieri, mentre prima erano decine i messaggi che arrivavano da altri branchi.
Ora avevano sentito migliaia di storie su di me e sul mio branco. Eravamo diventati un branco maledetto ora e non molte persone, al di fuori del mio branco, sapevano esattamente cosa fosse successo per darci un tale titolo dato che nessuno parlava di quella notte.
Pensai per un secondo, alzandomi dalla mia sedia di pelle e camminando verso una finestra che si trovava dietro la mia sedia. “A cosa ci servirà?”, chiesi, guardando dall'alto le case del mio branco in lontananza.
Non vivevo con il resto del branco. Vivevo da solo nella mia enorme casa. Anche mia sorella Fala non viveva con me. Volevo che vivesse qui, ma lei pensava che fosse troppo deprimente qui e così si è trasferita volentieri nella casa del branco.
Mi disse che questo posto aveva perso tutto il suo splendore e la sua grazia. Era lontano da tutte le altre case e forse è per questo che mi piaceva così tanto. Mi piaceva essere isolato.
Mi piaceva stare da solo, il più possibile, ora più che mai.
Guardando dall'alto, vidi alcune persone che camminavano. Il mio branco, il Branco dei notturni, una volta aveva più di duemila membri, ora ce n'erano solo centottantuno, senza contare i bambini.
Avevamo molti bambini perché la maggior parte di loro aveva perso i genitori in un combattimento mentre erano protetti e il resto erano ricordi di lupi mannari deceduti.
Tutto questo era solo colpa mia. I membri del mio branco erano ciechi se non vedevano che era opera mia, avrei potuto fermarlo prima, ma ero accecato dall'amore. Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto.
Se non altro ho guadagnato ancora più rispetto dopo quell'unica notte che ha causato questo, e l'ho odiato. Così tante persone sono state uccise, così tante hanno perso i loro cari. E ancora mi lodavano.
“L’alfa Hans dice che è disposto a darci una giusta paga”. Il mio beta spiegò. “Alfa, i nostri guerrieri sono probabilmente i più forti che ci siano, gli altri branchi ci temono. Questo permetterà loro di sapere che siamo affidabili e degni di fiducia, persino utili”.
Il mio beta continuò: “Vogliamo espandere il nostro branco il più possibile. Alfa, i membri del branco lo meritano, meritano di essere visti come qualcosa di più che prigionieri”.
“È questo che dicono? Sono prigionieri?” dissi, più che altro tra me e me.
Raphael rise dietro di me. “Le storie non finiscono mai, hanno così paura di noi che trovano ogni scusa per odiarci”.
Il mio beta era intelligente, ma pensava anche che fossimo amici, che stupido. Era stato con me da quando avevo ottenuto il mio titolo di alfa. Ancora oggi mi chiedo perché non avesse paura di me.
“Hanno paura di noi?” chiesi, ma il mio beta sembrò emettere un sospiro confuso. “Non hanno mai avuto paura del nostro branco, ci sono stato io negli ultimi due anni”.
“Alfa, non sanno cosa è successo. Ognuno ha un racconto diverso di quella notte. Sei un mito per tutti”.
Non volevo pensare alla storia. Tutto quello che dovevo fare era ciò che era meglio per il mio branco. “Fai sapere all’alfa Hans che sono d'accordo e gli comunicherò le date in cui possono venire ad allenarsi”.
Il mio beta annuì soddisfatto e lasciò lo studio.
Era quasi mezzanotte, ma il mio lupo stava ancora camminando. C'era qualcosa che non andava in lui. Forse aveva perso la testa per non aver parlato per così tanto tempo.
“Cosa c'è?” Gli chiesi.
“Corri! Andiamo a correre. Nel profondo del bosco. C'è questo posto. Un albero enorme. Luna piena. È lì. Ora! Andiamo ora…”
Si stava comportando in modo strano, ma almeno mi stava rispondendo. Il minimo che potessi fare era seguire quello che diceva ora. Forse sarebbe tornato a parlare completamente con me.
Ho messo da parte tutto il mio lavoro e ho fatto quello che il mio lupo mi ha detto. Ho tirato fuori una borsa per portare con me i miei vestiti. Non sapevo quanto lontano il mio lupo mi avrebbe portato, ma non importava, il minimo che potessi fare per lui era questo.
Entrando nella foresta mi spogliai e misi tutti i vestiti nella borsa e mi trasformai nel mio lupo nero, prendendo la borsa tra i denti.
Lasciai che Kye prendesse il pieno controllo. Correva come un pazzo. Eravamo molto lontani dal branco ora.
Kye si stava avvicinando al territorio dei branchi vicini. Rallenta. “Siamo fuori dal nostro branco”, gli ho detto riprendendo il controllo.
“Dobbiamo andare lì”, disse lui.
“Perché?” Risposi.
“Non lo senti?” Disse lui.
C'era questa peculiare attrazione verso il nostro branco vicino, ma solo in una direzione.
Non sapevo cosa fosse, potevo benissimo camminare verso la mia morte, anche se sapevo che questo branco era amichevole e innocuo.
Mi misi i vestiti e i miei piedi camminavano con una mente propria.
Questa foresta era molto bella e pulita. Come se non ci fosse nessun ramo o foglia per terra. Non era per niente come la foresta del mio branco. Si poteva dire che questa era curata. Rendere questa foresta pulita deve essere un lavoro duro, come hanno fatto? Come facevano ad avere tempo?
Mentre camminavo, avvicinandomi sempre più al branco dei vicini, notai un odore dolce che diventava sempre più forte. Era l'odore fresco dei gigli mescolato al legno di sandalo, era forte ma dolce e calmo allo stesso tempo.
Era inebriante. Ero stordito. Era strano. Una sensazione familiare e a lungo dimenticata si riversò su di me. Che cos'era? Conoscevo questa sensazione, ma da dove?
Il mio lupo era tranquillo ora, come se aspettasse la mia prossima mossa. Non mi fermai, non era più il mio lupo che mi tirava, ero io.
E poi una ragazza apparve alla mia vista. No, non una ragazza. Una giovane donna. Camminava intorno agli alberi e vorticava come se fosse la sua prima boccata d'aria fresca.
Indossava un lungo vestito bianco, fluente, che completava ogni curva del suo fragile corpo. Sembrava leggera come una piuma, quasi galleggiava.
La sua bellezza era come nessun'altra, era un tesoro fatto a mano. I suoi capelli scuri brillavano sotto la luce della luna mentre le sfioravano la schiena.
I miei piedi continuavano a camminare e poi lei raccolse un tessuto da terra e mi notò e mi guardò negli occhi.
I suoi occhi erano di un perfetto argento misto a verde foresta, le sue labbra erano carnose e piene e la sua pelle era morbida e di porcellana, senza alcun difetto o ammaccatura.
Era la rappresentazione più accurata di una dea. Era perfetta, angelica.
Interruppe il contatto visivo e indossò il tessuto che aveva raccolto: era un mantello. Si coprì la testa con un cappuccio, ma io continuai a camminare verso di lei.
Qualcosa mi fece fermare. “Compagna!” Il mio lupo disse senza fiato.
Compagna? No, non può essere!
Si girò verso di me, ma si stava guardando i piedi, non potevo vedere il suo viso.
Era la mia seconda possibilità. Guardai di nuovo la luna.
“Perché, Dea della Luna? Perché hai punito questa donna con un compagno come me? Non posso trattarla come merita”. Non potevo permettermi di provare ancora qualcosa, per il bene del mio branco.
Ma ora che l'avevo incontrata non avrei potuto stare senza di lei, né lei senza di me. Non sarei mai stato un degno compagno per lei, né ci avrei provato. Mi dispiaceva per la Dea della Luna perché non avrei potuto essere un degno compagno.
Lascerò che si avvicini abbastanza senza perdere la testa, ma non la lascerò avvicinarsi al mio cuore. Non potevo lasciare che la storia si ripetesse ancora.
“Come ti chiami?” le chiesi.
“Il mio nome è Adelie Murrell”.
La sua voce era angelica e dolce, parlava con grazia ed eleganza e, anche se stava guardando in basso, la sua postura era perfetta.
“Sono l'alfa del Branco dei notturni, Kairos Garcia”.
La mia affermazione le fece quasi alzare gli occhi verso di me, ma ancora sotto quel cappuccio non potevo vederla. Doveva sapere chi fossi. Mi chiedevo quale versione di me avesse sentito.
“Vuoi venire nel mio branco?” le chiesi.
Esitò per un secondo. “Suppongo di sì. Se è quello che devo fare, alfa”.
“Di' al tuo alfa che verrò a prenderti domani, prepara le tue cose e fatti trovare pronta alle 17. Verrò personalmente per scortarti fino al mio branco”, dissi in tono esigente. E senza altri sguardi tornai al mio branco.
Il mio lupo non disse nulla. Era arrabbiato per non averla abbracciata. Non potevo. Non potevo nemmeno respingerla, avrebbe ucciso lei e me. Pochi lupi mannari sono sopravvissuti al rifiuto e, se lo hanno fatto, la maggior parte è impazzita.
Il rifiuto è il crimine più selvaggio che ci sia.
Sono tornato a casa mia e ho immediatamente collegato la mente al mio beta. “Ho bisogno di te ora nel mio studio!”
Non rispose, ma sapevo che aveva capito. Avevo disturbato il suo sonno, ma non potevo aspettare fino a domani.
Il mio beta entrò nello studio: “Alfa. Cosa c'è a quest'ora della notte?” Mi chiese di sistemargli la giacca e suppongo che l'avesse messa solo perché andava di fretta.
Mi appoggiai alla sedia. “Sono andato a correre…”, dissi, fermandomi a metà della frase.
Il mio beta aggrottò le sopracciglia “Cosa? C'erano vampiri? Furfanti?” Scossi rapidamente la testa.
“No… Ho incontrato… Ho incontrato una giovane donna lì” dissi e aspettai la sua reazione. “Una donna che si è rivelata essere la mia seconda compagna”.
Lui sorrise e rise: “Questa è una notizia meravigliosa”, esclamò, ma presto cambiò la sua reazione quando mi vide fissare freddamente il pavimento.
“Ma… non sei felice, alfa? Perché, alfa?”
“Se avessi saputo che la Dea della Luna stava pensando di darmi una seconda possibilità, l'avrei supplicata di non farlo”, dissi sbattendo il pugno sul tavolo. Questo fece diventare il mio Beta a metà tra l'arrabbiato e il triste.
“Ma il branco… loro meritano di avere una luna”, disse. E questa è una delle ragioni per cui non potevo lasciarla andare.
“Sì. Ed è per questo che verrà qui domani”. Mi sono mantenuto il più possibile inespressivo.
“Viene perché diventare luna e non perché è la tua compagna?” chiese lui, confuso.
“Non sarà la mia compagna!” ho esclamato.
“Tu non la vuoi ma sta venendo qui?” rise beffardamente. “Non puoi combattere il legame di coppia”.
“Io posso! E lo farò”, dissi alzando la voce “E lo farò con tutta la mia forza. Lei non mi accecherà di nuovo”.
“Alfa, dalle una possibilità, dai a te stesso una possibilità”, disse lui. Come poteva dirlo dopo quello che era successo con la precedente luna? “Non sarà come… lei. Hai bisogno di… “.
Lo interruppi. “Basta così, beta. Domattina avverti il branco del suo arrivo!”
“Alfa, sei ingiusto, darei via tutto per avere una compagna e così farebbero tutti gli altri lupi senza compagna”, mi urlò quasi, sbattendo la porta alle sue spalle.
Sarà come un qualsiasi altro membro del branco che vive sotto il mio stesso tetto. Il legame di coppia non avrà alcun potere su di me…
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