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GALATEA
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Steamy Romance Novels

Mason

byBy Lena
Jan 17, 2023

Una delle persone più potenti in Inghilterra, era freddo, duro e senza tatto: questo era Mason Campbell. Il vento trasporta i sussurri del suo nome, facendo tremare tutti di paura. Era noto per essere spietato e senza scrupoli, implacabile. Lauren Hart aveva era appena stata assunta come sua assistente, e si era ritrovata a subire le sue sfuriate, la sua rabbia, il suo odio e la sua arroganza. La vita sarebbe stata molto migliore se non avesse lavorato per Mason Campbell, l’uomo invidiato dagli uomini e che le donne volevano. Ma Mason non aveva occhi per nessuna oltre lei, specialmente dopo averle fatto una proposta che non poteva rifiutare.

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Mason.
Maledetto.
Campbell.
Era l’uomo più potente d’Inghilterra.
A nessuno piaceva ammetterlo, ma era perfino più potente della Regina.
Alla sua giovane età aveva già costruito diverse aziende in tutto il mondo e aveva più soldi di chiunque altro nella nazione.
Il segreto del suo successo era il suo essere spietato.

Mason Campbell rideva in faccia alla morte.
Ho sentito dire che potrebbe far sparire chiunque e non farlo mai più trovare con un semplice gesto.
E come se non bastasse, è stato nominato Uomo Più Sexy del Regno Unito per cinque anni consecutivi.
Non c’è niente di più pericoloso al mondo di un uomo pieno di soldi e con una bellezza impossibile.
Mason Campbell aveva una riserva infinita di entrambe le cose.
So che sembra il tipo di persona da cui bisognerebbe stare molto, molto lontani.
Ma se avessi giocato bene le mie carte, il diavolo in persona sarebbe presto stato il mio capo. 

***

“Perché non ti cerchi un altro lavoro?” chiese la mia coinquilina , Beth. “Questo sembra orribile.”
“Quante probabilità pensi che abbia di essere assunta?” le chiesi.
Tantissime persone volevano lavorare alla Campbell Industry, e tantissime persone dovevano essere intervistate. Solo una persona fra noi sarebbe stata assunta, e avevo seri dubbi sul fatto che sarei stata io.
Alcune delle ragazze volevano solamente conoscerlo, non essere assunte.
“Direi zero percento.” Beth rise, guadagnandosi una mia occhiata. “Non ci vedo niente di buono nel lavorare lì. Quel posto è terrificante. È un luogo tetro e pieno di maniaci del controllo, nient'altro.”
Portai il cuscino vicino al petto.
“Sai”, Beth mi guardò, il suo sguardo smeraldino che mi penetrava, ”mi piacerebbe tantissimo essere lì domani, solo per vederti tremare dalla paura davanti a lui” terminò con una risata.
“Chiudi il becco.” Sorrisi, lanciandole il cuscino. “Non tremerò. Non mi spaventa.”
Alzò un sopracciglio di sfida. “Ah davvero? Non sei mai stata in sua presenza prima d’ora. Non sai come ti sentirai.”
Nervosa ed estremamente a disagio, pensai, mordendomi il labbro.
“Se torno a casa piangendo, non dovrai nemmeno essere sorpresa” dissi.
“Terrò i fazzoletti pronti.”
“Ti piacerebbe.” Le lanciai un’occhiata giocosa.
Il suo sorriso svanì e mi guardò con un’espressione seria. “L’intervista andrà bene, Lauren. Hai un ottimo curriculum. Sono sicura che verrai scelta fra le centinaia di candidate.”
Le rivolsi un debole sorriso. “Lo spero.”
Dicevo sul serio, perché era l’unico lavoro che avevo trovato che pagava piuttosto bene…
Abbastanza bene da coprire le spese mediche di mio padre e tutte le sue cure.
Aveva il cancro, quarto stadio. Ed era l’unica persona che mi era rimasta, dopo che mia madre era scappata quando avevo dieci anni.
Papà ha dovuto superare l’inferno per crescermi. Ora era il mio turno di prendermi cura di lui. Anche se significava firmare un patto col diavolo. 

***

Il mattino arrivò prima del previsto.
Mi ci vollero dieci minuti per prepararmi. Raddrizzai la schiena e sistemai la mia gonna grigia consumata che mi arrivava alle ginocchia.
La mia camicetta azzurra era infilata dentro la gonna.  Le mie guance erano rosee e facevano risaltare lo scintillio dei miei occhi color nocciola, leggermente inclinati verso l'alto e fitti di ciglia.
Puoi farcela Lauren, pensai fra me e me.
Ma l’incoraggiamento non ebbe molto effetto sui miei nervi.
Presi un taxi, e quando dissi all'autista dove portarmi, parve scioccato.
Mi chiese nuovamente dove volessi andare, e gli ripetei l’indirizzo.
“È sicura che sia il posto giusto, signorina?” mi chiese, insicuro di sé.
“Si” risposi, cominciando a infastidirmi.
Non pronunciò più parola, ma mi accorsi che ogni tanto mi guardava dallo specchietto retrovisore, come se non potesse credere che stessi andando in un posto del genere.
Fermò la macchina dall'altra parte della strada rispetto alla Campbell Industry.
Stavo per chiedergli se mi avesse potuto far scendere vicino all’edificio, ma mi anticipò: “Mi scusi, signorina, ma i taxi non hanno il permesso di avvicinarsi all’edifico. Devo farla scendere qui.”
Rimasi a bocca aperta, e scossi la testa incredula.
Scesi dall'auto, sistemando la gonna. Se qualcuno si fosse fermato a osservarmi, avrebbe visto il nervosismo che fuoriusciva dai miei pori.
La Campbell Industry mi guardava dall'alto in basso. Era un enorme edificio che doveva avere circa sessanta piani.
Era grande, ampio, e spaventoso. Superai con cautela una addetto alla sicurezza all’ingresso e dentro l’edificio.
Mi trovai davanti a tantissime persone che camminavano nei loro vestiti costosi ed eleganti, facendomi sentire conscia di ciò che stavo indossando.
Sembravano essere sull’orlo di un esaurimento, come se stessero trasportando l’intero mondo sulle loro spalle.
Andai dritta dalla receptionist, nervosa. Era una donna dai capelli rossi, vestita elegante in blu.
I suoi occhi nocciola mi squadrarono, la sua espressione era piena di puro disgusto.
“Il bar è in fondo alla strada, signorina” disse con un leggero accento italiano.
“Come?” Le chiesi confusa.
Mi fissò come fossi un’idiota.
“Non è lì che vuole andare?”
“No. Sono qui per un colloquio.”
Alzò il suo sopracciglio perfetto, curvando la bocca. “Oh?”
Squadrandomi nuovamente, fece schioccare la lingua prima di incontrare il mio sguardo.
Avrei voluto darle un pugno in faccia. Pensava non avessi nulla a che fare con quel posto. Come si permette!
La receptionist inspirò in modo drammatico.
“Ventesimo piano. Giri a sinistra e si ritroverà insieme a tante altre persone che sono qui per il colloquio."
Le mie labbra si contorsero.
Stava insinuando che c’erano tantissime persone per il colloquio e che io avevo zero possibilità di superarlo?
“Grazie,” dissi a denti stretti.
“Buona” - mi guardò nuovamente dall’alto verso il basso, capovolgendo il sorriso - “fortuna.”
Ero un po’ offesa, ma cercai di calmarmi e dirigermi verso l'ascensore. Schiena contro il muro, chiusi gli occhi.
Era davvero una buona idea?
Volevo andarmene, ma sapevo di dover restare. Questo era l’unico posto con un buon stipendio.
Lo stavo facendo per mio padre. Non dovevo pensare due volte a lavorare qui.
Lavorare qui? Non hai ancora ottenuto il lavoro, e non sai se sarai la fortunata.
Strizzando gli occhi, sperai che questo colloquio fosse stato un successo. Non potevo permettermi di mandare tutto a monte.
La posta in gioco era la vita di mio padre.
Andrai benissimo se solo ti dai una calmata e credi in te stessa.
“Non è il suo piano?” La voce di un uomo al mio fianco mi spaventò.
Capii di aver raggiunto il ventesimo piano, mi scusai velocemente con l’uomo anziano in completo grigio e uscii.
L’intera parete sinistra era un enorme vetrata, dalla quale fissai la fantastica visuale di Londra.
Seguii le istruzioni della receptionist e scoprii che diceva la verità, c’erano tantissime persone.
Erano così tante che non riuscivo a vederne la fine. E tutti erano vestiti bene.
Un gruppo di ragazze mi lanciò un’occhiata e le sentii ridacchiare.
Avevo qualcosa in faccia?
Alzando lo sguardo, notai che non avevano smesso di guardare verso di me, per niente discrete.
Solo perché sembravano più belle ed erano vestite meglio di me non significava che mi sarei fatta trattare così.
Mi feci strada tra tantissime persone, alla ricerca di un posto a sedere.Trovai una sedia vuota alla fine della stanza e cercai di raggiungerla.
Ma prima di potermi sedere, qualcuno riuscì a battermi sul tempo. L’uomo fece spallucce e lo fulminai.
Mi voltai per tornare da dov'ero venuta, ma prima di rendermene conto, mi ritrovai spinta da una marea di corpi in direzioni diverse.
Venni spinta oltre una porta argentata in fondo alla stanza.
La porta si chiuse automaticamente. Entrai nel panico vedendo che non dava segno di aprirsi. Ci riprovai, ma successe la stessa cosa. Non si mosse di un millimetro.
Accidenti!
Mi voltai per vedere dov’ero, e mi ritrovai in un lungo corridoio con luci soffuse e un ascensore alla fine.
Feci un sospiro di sollievo. Una via d’uscita. L’ascensore si aprì non appena premetti il tasto, ed entrai il più velocemente possibile.
Provai a premere il tasto per il ventunesimo piano, ma c’era solo un tasto in questo ascensore, con il logo della Campbell.
La mia faccia crollò.
Decidendo se fosse stato meglio andarsene o restare intrappolata senza via di scampo, premetti il tasto.
Per qualche strana ragione il mio cuore inizio a battere forte, e vidi che le mani mi tremavano leggermente. Mi sentivo claustrofobica, come se mi fossi trovata davanti a qualcosa di terrificante.
Cosa mi stava succedendo?
L'ascensore si fermò e la porta si aprì. Uscii alla stessa velocità con cui ero entrata. Forse avrei potuto respirare qui.
Cos’era questo posto?
Studiai ciò che mi stava attorno, e rimasi senza parole.
Letteralmente.
L’ufficio era gigantesco e mozzafiato. Tutto urlava ricchezza.
Le poltrone in pelle bianca risplendevano. Non volevo toccarle in caso le avessi rovinate.
E la vista... Era semplicemente fantastica.
Sussultai alla vista di un dipinto sul muro. Capii che era il quadro che era sulla bocca di tutta la nazione dopo essere stato venduto a un acquirente anonimo per un miliardo di sterline.
Un miliardo di sterline.
Santo cielo.
C’era un camino e una grande TV a schermo piatto sul muro. Letteralmente tutto era bianco nell’ufficio. Anche le penne erano bianche.
Sentii la porta che veniva aperta con forza e dei passi. Prima di poter capire cosa stava succedendo, sentii una mano afferrarmi la spalla, spingendomi con forza sul pavimento.
E poi sentii qualcosa di freddo e duro spingere sulla fronte. Era la canna di una pistola. O. Mio. Dio.
Questo succede sempre nei film. Non è possibile che fosse reale. Non è possibile che fossi a terra con una pistola puntata alla testa come una dannata criminale.
Cercai di sollevare la testa per vedere chi mi stava minacciando, ma venni nuovamente spinta a terra. Sussultai e digrignai i denti.
“Dimmi perché sei in un ufficio privato prima che ti faccia saltare le cervella”, tuonò una voce grossa.
Ufficio privato?
Come potevo sapere che fosse vietato entrare?
“Parla! Ora!”
Ero scioccata dalla paura.
“Mi…Mi sono persa. Non sapevo di non poter stare qui…
Mi dispiace. Ti prego non sparare”, supplicai pregando Dio di non morire, macchiando il pavimento di questo ufficio immacolato con il mio sangue.
“Lasciala andare, Gideon,” disse un’altra voce, facendomi esalare un sospiro di sollievo.
Sentì l’uomo togliere la pistola che teneva puntata alla mia testa.
Ma il sollievo fu breve.
Rimasi a terra, non sapendo se avessi il permesso di alzarmi.
“Alzati” ordinò la nuova voce.
Non me lo feci dire due volte.
Alzandomi, l’aria dell’ufficio si trasformò.
Venni investita da un brivido, facendomi battere forte il cuore nel petto. Potevo quasi sentire un turbinio di emozioni, una potente forza che cercava di dimostrare la sua furia.
Vidi i suoi passi rabbiosi che si avvicinavano a me prima di avere il coraggio di guardarlo in faccia.
Giuro…
Non.
Respiravo.
Più.
La sua potente posa fu abbastanza per farmi ricadere a terra.
Respirava pesantemente, il suo ampio petto muscoloso che si apriva e si chiudeva come se avesse appena corso una maratona.
Era vestito di nero dalla testa ai piedi, indossando un completo che conteneva a malapena le sue forti braccia.
La sua faccia era scolpita dagli dèi, con zigomi che farebbero ingelosire qualsiasi donna o uomo, e spesse labbra rosse.
E i suoi occhi.
Oh, mio Dio, i suoi occhi erano di puro argento.
Erano gli occhi più intensi e freddi che avessi mai visto in vita mia.
Passò le dita fra i suoi capelli scuri, i suoi occhi argentati pronti a divorare qualsiasi povera anima abbastanza stupida da rivolgergli uno sguardo.
Il suo sguardo era abbastanza fiero da spazzare via tutta l’umanità.
Era lui. Mason Campbell. L’uomo più crudele e attraente del mondo.
E stava venendo dritto verso di me.

Recensioni dei lettori:
Sono stata completamente rapita da questi romanzi… ciao ciao Netflix. 😊
Shannan Penisione, Apr 8, 2022
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Sinceramente, credo che quest’app sia magnifica. La uso praticamente ogni giorno e ne sono innamorata 👌🏻❤️
Steffie Cliff, Mar 26, 2022
App Store Review
Adoro quest’app. I romanzi sono fantastici e non vedo l’ora di leggerne ancora!
Virgo Rose, Mar 24, 2022
App Store Review
Non ne ho mai abbastanza di quest’app. Trascorro la maggior parte del tempo a leggere, persino quando sono a lavoro. Ho sempre bisogno di un piccolo assaggio di un capitolo. Gli autori di questi romanzi sono dei geni, sono così grata per tutto il loro lavoro. 💜
Kimberley Mills, Mar 23, 2022
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