I lupi occidentali - La Guerra Selvaggia - Copertina

I lupi occidentali - La Guerra Selvaggia

Abigail Lynne

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15
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18+

Summary

Cole e Livy sono compagni, destinati dalla Dea della Luna a stare insieme. Ma quando Cole decide di non essere pronto a sistemarsi, fa finta di rifiutare Livy. Livy, vergognandosi, scappa, ma mentre lo fa inizia la sua prima trasformazione nel leggendario Lupo Bianco, la forma di lupo mannaro più potente. Con l'aiuto di altri lupi bianchi, tra cui l'affascinante Tate, Livy sopravvive e, per un certo periodo, è felice e innamorata. Ma il rifiuto di Cole non è mai stato destino e una minaccia mortale non solo li costringe a riunirsi, ma anche ad affrontare le terribili e profonde conseguenze delle loro scelte...

Età: 18+

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Capitolo Uno

Livy

"Dannazione! Ho dimenticato il mio cappello. Un minuto, Jay".

Saltai fuori dalla macchina di mio fratello e sbattei la porta per poi correre nella casa del branco.

Feci le scale di corsa ed entrai nella mia stanza prima di rovistare velocemente tra le mie cose e trovare il mio cappello.

Era un vecchio cappello da baseball rosso sbiadito che mio padre mi aveva dato quando ero una bambina, e io lo indossavo ogni giorno. In parte perché mi mancava da impazzire, in parte perché mi aiutava a mescolarmi tra la folla.

Sentii il clacson di un'auto e imprecai: mi aveva quasi fatto venire un colpo. Avevo la terribile maledizione di essere sempre in ritardo, e quel giorno non faceva eccezione.

Girai i tacchi e inciampai immediatamente, cadendo di faccia.

Brontolai qualcosa di incomprensibile e mi strofinai il gomito che avevo sbattuto a terra. Abbassai lo sguardo e poi sollevai gli occhi verso l'alto, irritata. Leah aveva lasciato i suoi tacchi a spillo proprio al centro della stanza.

A causa dei gran numero di persone che abitavano nella casa del branco, ero costretta a condividere la mia stanza con mia cugina.

Leah era un anno più grande di me ed eravamo andate abbastanza d'accordo fino al momento in cui aveva cominciato a sviluppare il seno e la passione per i ragazzi.

Ecco dove Leah e io differivamo: lei era tutta trucco e tacchi a spillo, io, invece, ero più jeans e felpa.

Ero stata cresciuta da una madre maschiaccio, da mio fratello maggiore, Jay, e da mio padre. Quindi non c'era da sorprendersi se non ero diventata una ragazza come le altre.

Il clacson suonò di nuovo e io corsi fuori dalla mia stanza, dimenticando di chiudere la porta. Saltai nel pick-up di mio fratello e gli sorrisi.

"Scusa, mi sono persa nei miei pensieri".

Jay sgranò gli occhi e mise la retromarcia.

"Quando non sogni a occhi aperti? Voglio dire, che sai quanto odio essere in ritardo, eppure ogni mattina è la stessa cosa. Perché non metti la sveglia dieci minuti prima?"

Scrollai le spalle. "Sappiamo entrambi che non funzionerebbe comunque".

Jay rise. "Già, hai ragione. Immagino di non avere altra scelta che sopportare il tuo penoso ritardo, sei la mia sorellina, dopotutto".

Mi si avvicinò e mi diede una leggera spinta sulla spalla facendomi sorridere.

Io e mio fratello eravamo come Bonnie and Clyde, quando eravamo soli, ma appena eravamo in pubblico, ci evitavamo come la peste.

Io evitavo lui e il suo gruppo elitario di amici, e lui evitava me e il mio unico amico, Sam. Mio fratello era il beta del branco, e con questo veniva una reputazione che lui teneva disperatamente a mantenere.

Non mi dispiaceva la distanza, detestavo essere sotto i riflettori, e il suo rango lo metteva al centro della scena ovunque andasse.

"Sai che il mese prossimo saranno tre anni per papà", disse Jay a bassa voce. Annuii e rivolsi la mia attenzione alla foresta che passava, desiderando di poter essere lì, invece di andare a scuola.

Sospirai. "Sì, lo so. Mi chiedo come la prenderà la mamma".

"Non meglio di come la prende ogni altro giorno, va in giro come una zombie".

Scrollai le spalle. "Almeno non ha cercato di uccidersi".

Jay gridò. "Liv! Che cosa terribile da dire!"

Io però non la vedevo così. "Ma è vero, Jay. Voglio dire… la maggior parte dei lupi hanno tendenze suicide, quando perdono i loro compagni. Mamma è solo più forte degli altri, credo".

Jay annuì, d'accordo. "Beh, grazie a Dio lo è, immagina se perdessimo anche lei…"

Guardai fuori dalla finestra. "Rimarremmo orfani".

Arrivammo a scuola circa cinque minuti più tardi.. Dopo la nostra chiacchierata sulla mamma, il resto del viaggio era passato in silenzio.Jay e io avevamo una cosa in comune: odiavamo parlare dei nostri sentimenti. Non capitava spesso di trovarci a piangere o a deprimerci.

Di solito, mostravamo espressioni piuttosto prive di emozioni, quando eravamo turbati.

"Ci vediamo dopo, Jay", dissi tranquillamente, scendendo dal veicolo. Cominciava la parte della giornata in cui ignoravo totalmente la sua esistenza, e lui la mia.

Questo fino al suono dell'ultima campanella e al momento in cui tornavamo in macchina. Allora potevamo ridere, parlare e scherzare quanto volevamo.

"Olivia!" Mi girai e fissai Sam.

"Quando la smetterai di chiamarmi così?" Sibilai.

Sam rise, i suoi occhi blu brillarono. "Mai, mi piace farti arrabbiare, Olivia. La tua reazione è troppo divertente per rinunciarci".

Roteai gli occhi. "L'unica persona che mi chiama Olivia oltre a te è mia madre, sai quanto è irritante?

"Non importa quante volte insista per essere chiamata Livy o Liv, lei insiste a voler usare il mio nome di nascita corretto".

"Non ha tutti i torti. Ti ha chiamato Olivia, dopotutto". Emise un basso fischio da lupo e scosse lentamente la testa. "Tua cugina è proprio una bomba".

Mi voltai a guardare la parte opposta del cortile, dove c'era mia cugina, Leah.

Era una sventola bionda che aveva l'aspetto di un angelo, anche se la sua personalità era tutt'altro. Non solo aveva un gran corpo, ma sapeva anche come vestirlo.

Questo faceva sì che quasi tutti i ragazzi la desiderassero, incluso il mio amico idiota Sam.

Gli diedi uno schiaffetto sulla testa. "Smettila, mi fai sentire a disagio".

Lui rise e si infilò le mani nelle tasche del cappotto, per poi incamminarsi verso la scuola.

Non ero gelosa di mia cugina. Non mi dava fastidio che piacesse ai ragazzi.

In verità, mi faceva piacere che lei amasse ricevere le attenzioni, perché io non ne volevo. Se attirava tutta le attenzioni su di sé, non ne lasciava nessuna su di me, proprio come desideravo.

"Sembra che Leah e Cole siano tornati insieme", notò Sam. Annuii con aria sprezzante.

Cole Emerson era il futuro alfa. Mi accigliai al solo pensiero.

Quando pensavo a Cole Emerson qualcosa mi assillava nella testa.

Quando era il suo compleanno? Sapevo che il suo diciottesimo compleanno si stava avvicinando velocemente, così come la caduta del nostro branco quando avrebbe preso il comando.

"Davvero? Pensavo che l'avesse finita per davvero, l'ultima volta", dissi, uscendo dalla mia fantasticheria.

Sam si mise a ridere. "Non sembra. Sai che sono sorpreso che non sia la sua compagna, sarebbe una luna perfetta".

Sbuffai. "Lo dici solo perché pensi che sia carina".

Sam scrollò le spalle con nonchalance. "Forse, o forse no. Ho il diritto di avere un'opinione, anche se si basa solo sull'aspetto".

Sollevai di nuovo gli occhi al cielo e mi aggiustai il cappello. "In ogni caso, lui non può nemmeno sapere se sono o no compagni. Non ha nemmeno diciotto anni".

Diedi un calcio a un sasso vagante mentre continuavamo a muoverci verso le porte, cercando di assicurarmi di mantenere un percorso dritto.

"Sì che li ha. Il suo compleanno è oggi. Non hai sentito questa mattina? Tutti gli hanno cantato buon compleanno prima che partisse per la scuola".

Scrollai le spalle. "Ho il sonno pesante".

Sam roteò gli occhi. "Certo, ti perderesti il più grande momento della storia del branco. È il cinquantesimo alfa del nostro branco".

"Lo è? Wow, è piuttosto figo, credo", dissi mentre tiravo il sasso. Saltò di lato per via del marciapiede irregolare. Mi affrettai a recuperarlo.

Sam annuì, cercando di tenere il mio passo. "È più che figo, è un enorme onore. Peccato che sia sprecato per lui. Non gliene frega niente".

Scrollai le spalle. "A chi importa? A patto che non ci uccida tutti, sono felice".

Continuammo a camminare e mi assicurai di tenere il sassolino alla massima velocità. Raggiungemmo le porte e calciai il sasso con forza, non aspettandomi il breve grido che ne seguì.

"Ma che diavolo? Chi mi ha tirato un sasso?"

Mi bloccai e sentii il mio stomaco contorcersi. La mia solita fortuna del cavolo. Mi voltai e abbassai la testa. "Mi dispiace, Alfa".

Sentii Cole sospirare. "Non è tua sorella, Jay?"

Udii mio fratello grugnire. "Sfortunatamente".

Alzai leggermente lo sguardo per vedere mio fratello arrabbiato e imbarazzato, che non era mai una buona combinazione.

Sentii improvvisamente uno strano profumo nell'aria: era un mix tra una specie di colonia deliziosa e delle fragole. Era inebriante.

"Va bene, non importa, ora puoi andare a fare quello che vuoi. Sciò".

Seguì un giro di risate odiose, sia dal nostro nuovo alfa che dal suo gruppo di amici.

Feci un cenno con la testa e alzai lo sguardo solo per essere catturata dagli occhi nocciola più brillanti che avessi mai visto.

Sembrava che quando guardavo in quegli occhi il tempo si fermasse. Tutto smise di muovermisi intorno, e le uniche cose su cui potei concentrarmi furono il battito del mio cuore e lui.

Sentii la mia lupa ululare di gioia, rallegrandosi di aver trovato il suo compagno.

Poi mia cugina mise le sue labbra sulle sue e sentii il mio cuore spezzarsi.

"Compagno", sussurrai. Tutti si voltarono immediatamente a fissarmi.

Jay fu il primo a rompere il silenzio, la sua risata riempiva l'aria. "Cosa hai detto?"

"Io..."

Uno degli altri membri del branco rise. "Penso che abbia detto, 'compagno'".

Sentii il rossore salirmi sulle guance e guardai Cole, aspettando che mi trascinasse tra le sue braccia o mi baciasse o qualcosa del genere.

Vidi i suoi occhi fare una rapida scansione del mio corpo e mi maledissi in silenzio per il mio abbigliamento largo e il berretto da baseball.

Mi osservò il volto come se fosse annoiato e poi mi sorrise. Sentii il mio cuore battere, e non desiderai altro che saltargli addosso.

Forse i miei vestiti lo avevano deluso, ma ero sicura che il mio viso non lo avrebbe fatto. Dopotutto, i compagni sono fatti l'uno per l'altra, giusto?

"Sì, giusto, come se qualcosa del genere potesse essere la mia compagna. Troppo semplice, troppo noiosa e troppo... poco attraente".

Sentii il mio cuore stringersi mentre mi si formavano lacrime indesiderate negli occhi. Non volevo essere ferita dal suo insulto. Non volevo preoccuparmi del mio aspetto o di quello che lui pensava.

Ma quando mi rivolsi a lui, mi sentii improvvisamente vulnerabile.

"Di cosa stai parlando, Cole? Sono la tua compagna! Sono la futura luna!"

Sentii la verità della mia affermazione posarmisi sulle ossa e ho attinsi a quella fiducia per farmi forza. Ero la prossima luna. Ero la sua compagna. Avevo sentito il legame scattare e trovare il suo posto dentro di me.

Jay sembrava che fosse stato fulminato. Era sull'orlo di una crisi imbarazzante. "Liv, stai zitta. Smettila di vomitare queste stronzate e vattene".

Mi girai e lo fissai, indietreggiando leggermente. "Non sto mentendo, Jay! Lo giuro!" Mi conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che non avrei creato una scenata senza motivo.

Uno dei membri del branco sogghignò contro di me. "Hai sentito Cole, ha detto che non sei la sua compagna quindi lascia perdere finché ti resta un po' di dignità!"

Mi voltai e fissai Cole chiedendomi perché non stesse facendo nulla. Sicuramente sentiva la connessione che avevo sentito io! Sicuramente sapeva che eravamo compagni, destinati a stare insieme.

"Per favore, anche se lo trovo leggermente lusinghiero, sta anche diventando fastidioso. Quindi, vai con il tuo amichetto e lasciami in pace". Ogni parola era come un colpo allo stomaco, una pugnalata al cuore.

"Ma, Cole..."

"Smettila di essere patetica, Olivia! Sparisci! Hai sentito cosa ha detto! Ora smettila di delirare e vattene!" Mi urlò Jay contro.

Stava disperatamente cercando di riguadagnare il suo stato di calma, dopo che ero entrata nella scuola e avevo ridicolizzato sia lui che me.

"Come ha detto tuo fratello, sparisci. Non sono interessato a te e non lo sarò mai. Ho una compagna là fuori, ma non sei tu".

Cole mi tolse il cappello e lo gettò nella pozzanghera a pochi metri di distanza, inzuppandolo e umiliandomi ancora di più.

Se fosse stato chiunque altro, avrei tentato di prenderlo a pugni in faccia, ma poiché era un alfa, oltre che essere il mio compagno, ingoiai il mio orgoglio e andai a recuperare il mio cappello rovinato.

Cercai di fermare le lacrime che mi stavano scendendo sulle guance, poi mi girai e mi sono bloccai.

Osservai Cole avvolgere le sue braccia intorno a Leah: le braccia che erano destinate a me.

Lo guardai mentre le baciava la guancia, poi il naso e alla fine la bocca.

Vidi Leah trascinare le sue unghie tra i suoi capelli mentre le sue mani scivolavano giù fino a raggiungerlo in vita.

Li guardavo intrecciarsi l'un l'altro senza sapere che quella vista mi stava facendo a pezzi.

Non solo ero stata rifiutata, ma ero anche stata sostituita. E mentre stavo lì a osservarli, mi resi conto che mi aveva totalmente e completamente dimenticata.

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