I lupi occidentali - La Guerra Selvaggia - Copertina

I lupi occidentali - La Guerra Selvaggia

Abby Lynne

Capitolo Tre

Livy

"Olivia? Cosa c'è che non va?" Chiese mia madre quando mi vide entrare in casa.

Gli altri lupi mannari passarono senza degnarmi di uno sguardo.

Sbuffai e mi precipitai tra le braccia di mia madre, lasciando che mi accarezzasse la schiena. Era tranquilla e mi stringeva, spaventata dalla nostra intimità.

Ci dirigemmo verso la mia stanza al piano di sopra, dove spinsi tutta la roba di Leah fuori dal mio letto e mi sedetti, tirandomi il mio piumone addosso.

Mia madre riuscì per poi ritornare con una tazza di cioccolata calda e con un'espressione preoccupata sul volto. "Olivia, per favore parlami. Cosa c'è che non va?"

Mi morsi il labbro e sentii alcune lacrime calde scendermi lungo le guance. Piangere era qualcosa con cui non avevo molta familiarità, a parte la volta in cui mi ero ritrovata in lutto, naturalmente. "Ho incontrato il mio compagno".

Mia madre sussultò e mi prese la mano, la speranza nei suoi occhi mi fece solo sentire il petto ancora più pesante. "Chi è?"

Misi giù la mia cioccolata calda e guardai fuori dalla finestra. "Alfa Emerson".

Mia madre stava iniziando a capire la mia espressione. "Cos'è successo? Sei sicura?"

"Io... Lui... Sì, sono sicura. Quando l'ho guardato è stato come... è stato così perfetto. Il tempo si è fermato e la mia lupa lo ha reclamato all'istante.

"Ma lui mi ha respinto. Ha semplicemente fatto finta che non esistessi e io... nessuno mi ha creduta".

Mia madre sembrava vicina alle lacrime. "Mi dispiace tanto, Olivia. Ti credo, tesoro, davvero. Non sbaglieresti mai l'incontro con il tuo compagno. È troppo forte. Forse era solo scioccato o spaventato o…"

Scossi la testa. "No, sapeva cosa stava facendo. Ha baciato Leah proprio davanti a me e io..." Mi sentii soffocare e lo stomaco mi si contrasse per il dolore.

Mia madre mi raggiunse e io le appoggiai la testa nell'incavo del collo. Mentre lei giocava con i miei capelli, io fissavo fuori dalla finestra, con un pensiero che dominava la mia mente.

"Non so perché ti abbia rifiutata, sei bellissima! Figlia mia, sei così forte, eppure così riservata, sei perfetta".

Mi baciò la sommità della testa ma io continuai a mantenere lo sguardo sugli alberi fuori dalla finestra, non volendo pensare ad altro. Era tutto troppo doloroso.

Persino i complimenti di mia madre non fecero altro che aumentare le mie insicurezze.

"Penso di aver bisogno di un po' di tempo da sola", sussurrai. Mia madre mi guardò con simpatia prima di annuire e andarsene, esaminandomi con calma con gli occhi mentre lo faceva.

Una volta che se ne fu andata, mi sdraiai sul letto e fissai fuori dalla finestra, chiedendomi cosa fare.

Potevo rimanere nella casa del branco e guardare Leah e Cole avvicinarsi sempre di più e soffrire in modo inimmaginabile. Potevo andarmene. O potevo fare quello che tanti altri lupi prima di me avevano fatto: farla finita.

La prima opzione era fuori discussione. Non sarei rimasta a guardare il mio compagno scegliere qualcun altro al posto mio. Guardarlo mi avrebbe reso un guscio di una persona: una versione stridula e gelosa di ciò che ero.

Quando pensai di uccidermi, mi sentii come se fosse un atto troppo codardo. Non volevo morire prima ancora di aver vissuto.

Non mi sarei uccisa per Cole Emerson. Non avrei dato quell'esempio a mia madre che stava già combattendo i suoi impulsi per riunirsi a mio padre.

Quindi mi rimaneva solo un'opzione.

Scalciai via le coperte e presi il vecchio borsone da sotto il letto per poi ficcarci dentro tutto quello che potevo, senza neppure preoccuparmi di piegare i vestiti.

Mi assicurai di avere tutto ciò che era importante, articoli igienici, biancheria intima e altre cose basilari, e mi intrufolai nel corridoio e nella stanza di Cole.

La stanza dell'alfa era vietata ai membri del branco, ma non mi importava. Non sarei stata comunque in giro a subirne le conseguenze.

Inalai il suo profumo e sentii la mia lupa piagnucolare. Aveva il cuore spezzato quanto me.

Mi guardai intorno prima di trovare quello che stavo cercando. Su una lavagna di sughero c'era una foto di Cole e di mio fratello. La strappai dal muro e me la misi in tasca per poi girarmi e uscire.

Tornai nella mia stanza e scribacchiai un rapido addio, lasciandolo sul letto.

Pensai che uscire dalla porta d'ingresso sarebbe stato impossibile, così scappai dalla finestra.

Non fu una cosa facile. Ero al secondo piano quindi andarmene significava un sacco di grugniti e di posizioni scomode appesa ai cornicioni, fino a quando non riuscii a convincermi che non sarei morta per la caduta.

Atterrai sul terreno con un tonfo sordo e iniziai subito a correre, ignorando il bruciore alle caviglie.

Vivere ad Astoria significava che non eravamo mai lontani dall'acqua, quindi mi diressi immediatamente verso la spiaggia.

Quando fui immersa nell'acqua fino alle ginocchia, riuscii a rilassarmi. L'acqua avrebbe cancellato l'odore. E dato che non mi ero ancora trasformata, il mio odore poteva essere mascherato ancora più facilmente.

Alcuni lupi sfortunati non si trasformano fino a quando non incontrano i loro compagni, e, dato che non mi ero trasformata, pensai di essere una delle poche lupe sfortunate con questa caratteristica genetica.

Dato che Cole mi aveva rifiutato, avrei dovuto affrontare la mia prima trasformazione da sola. Ma in quel momento avevo altro per la testa.

Viaggiai per qualche altro miglio nell'acqua, rimanendo abbastanza vicina alla riva da non perdere di vista la città, ma abbastanza lontana da fare in modo che nessuno potesse riconoscermi.

Non ero una brava nuotatrice, quindi mi immersi solo fino alle ginocchia.

L'unica fortuna che ebbi fu che era nuvoloso e che c'era la scuola, quindi sulla spiaggia non c'erano molte persone che avrebbero potuto vedermi.

Circa due ore dopo, ero su un pullman, diretta a... Beh, nessun posto in particolare. Sapevo solo che dovevo andarmene.

Guardai il mio orologio e mi accigliai. Erano le tre e mezza, il che significa che mio fratello sarebbe stato a casa.

Si era accorto che me ne ero andata? Cole l'aveva capito? Sarebbe stato triste? Si sarebbe pentito? Pensai che non avrebbe provato nessuna delle due cose.

Appoggiai la testa sul vetro freddo e chiusi gli occhi prima di addormentarmi.

***

Venni svegliata qualche ora dopo da un uomo corpulento. "Forza, il pullman è arrivato al capolinea".

Sbattei le palpebre alcune volte e sbadigliai, per poi chiedere: "dove siamo?"

"Idaho Est".

"Ok, beh, grazie". Mi alzai e raccolsi le mie cose prima di scendere dal pullman e guardarmi intorno.

Ero in una specie di stazione di transito. Camminai fino alla reception e picchiettai sul vetro.

La signora mi guardò e si accigliò. "Sì?"

Mi schiarii la gola. "Ci sono dei treni che mi porteranno in, mhmm..." osservai alla mia destra una mappa degli Stati Uniti e scelsi uno Stato a caso, "in New Jersey?"

La donna arricciò le labbra e cliccò sul suo computer per poi annuire.

"Ne abbiamo uno che ti porterà in Indiana. Da lì devi salire su un altro che ti porterà in New Jersey. Che ne dici?"

Sorrisi. "Fantastico".

Pagai con i soldi che avevo rubato dal cassetto dei calzini di Jay, poi presi il mio biglietto e la ricevuta di trasferimento. Un'ora dopo ero a bordo del treno e dormivo di nuovo.

***

Quando mi svegliai, era sera tardi e dovevo cambiare treno. Decisi di rimanere sveglia a guardare il paesaggio che mi scorreva davanti, lasciando che la mia mente tornasse all'Oregon.

Mi chiedevo cosa stesse succedendo al branco. Mi stavano cercando?

Sospirai e tirai fuori la foto dalla mia tasca per fissare la faccia di mio fratello.

Anche se era un idiota, mi sarebbe mancato. Mi chiesi per quanto tempo sarei stata via e se sarei mai tornata ad Astoria.

Lasciai che i miei occhi scivolassero sul viso di Cole e sentii una fitta al cuore. Strinsi i denti e mi rimisi la foto in tasca prima di guardare nuovamente fuori dal finestrino.

Quando arrivai nel New Jersey era talmente tarda notte che si sarebbe potuto dire che fosse già mattina.

Scesi dal treno e presi un taxi per una città vicina. Chiesi all'autista di girare per le strade finché non avessi trovato un motel adatto. C'erano molte opzioni, tutte davvero pessime.

Alla fine mi arresi e scelsi il primo che incontrammo.

"Come posso aiutarla?" Mi chiese l'addetta alla reception. Aveva i capelli biondo tinto e gli occhi stanchi bordati di eyeliner blu.

Fece schioccare la gomma da masticare mentre aspettava la mia risposta, con gli occhi fissi sullo schermo del computer.

Diedi un'occhiata al tabellone sopra la sua testa e dissi: "posso avere una camera deluxe?"

Fece di nuovo schioccare la gomma e annuì, per poi darmi la chiave della stanza e chiedermi i soldi. La pagai e mi diressi verso le scale, ansiosa di arrivare nella mia stanza.

Una volta dentro, gettai le mie cose per terra e saltai sul letto, seppellendomi la faccia nei cuscini nonostante tutto ciò che avevo sentito sulle lenzuola delle stanze dei motel.

Il mio cellulare suonò e mi si fermò il cuore per un istante. Saltai in piedi e lo raggiunsi, frugando nel mio borsone per trovarlo. Fissai lo schermo e imprecai: mio fratello mi stava chiamando.

Corsi nel piccolo bagno e gettai il telefonino nel water. Sembrò gorgogliare per un istante, poi il suono s'interruppe e potei tirare un sospiro di sollievo.

L'ultima cosa che volevo era che qualcuno dei membri del mio branco mi trovasse.

Mi sedetti sul pavimento del bagno, con la schiena contro il muro, a fissare il mio cellulare. La tristezza mi travolse mentre realizzavo per la prima volta che stavo davvero dicendo addio alla mia vecchia vita.

Mi premetti i palmi delle mani sugli occhi e presi alcuni respiri profondi prima di forzarmi ad alzarmi e andare verso il letto.

Chiusi gli occhi e mi addormentai subito, stanca per il viaggio.

***

Venni svegliata circa un'ora dopo dal suono di qualcosa che si stava spezzando. Spalancai gli occhi e mi sedetti, per poi lanciare un urlo agghiacciante.

Osservai le ossa del mio polso sinistro spezzarsi sotto la pelle e mi infilai il pugno in bocca. Mi stavo trasformando!

Il mio istinto di lupo mi spinse fuori dal motel e mi fece attraversare la strada.

A pochi isolati di distanza, potevo vedere le cime degli alberi al di là di un centro commerciale. Mi mossi il più velocemente possibile, cercando di mantenere la calma.

Mi sentivo come se mi stessero rivoltando dall'interno, mentre in realtà c'era qualcosa dentro di me che si stava facendo strada attraverso la mia pelle.

Corsi verso gli alberi, inciampando quando la trasformazione iniziò a progredire. Inciampai stringendomi lo stomaco, mentre sentivo la mia spina dorsale iniziare a contorcersi sotto la mia pelle.

Le ossa delle mie mani iniziarono a riorganizzarsi non appena fui nella foresta.

Mi feci strada tra gli alberi e inciampai nel fitto sottobosco prima di cadere sul terreno della foresta. La mia tibia sinistra si era spezzata e non potevo andare oltre.

Mi guardai alle spalle e imprecai. Potevo ancora vedere la sagoma di un'insegna al neon attraverso i cespugli, il che significava che non ero così lontana come avrei voluto.

Gli alberi erano fitti davanti a me e potevo solo sperare che non fossero frequentati da escursionisti del primo mattino.

Urlai e mi contorsi dal dolore per quelle che mi sembrarono ore, facendo del mio meglio per coprire il suono del mio corpo che si spezzava.

La mia pelle era in fiamme e tutto il mio corpo si sentiva al contrario ed estraneo a se stesso.

Ero a metà del processo, con le gambe che avevano cominciato a piegarsi all'indietro e le mani che erano diventate irriconoscibili, quando sentii dei passi nelle vicinanze.

Imprecai e trattenni il respiro mentre alzavo la testa per vedere chi si stava avvicinando.

Il mio cuore si fermò quasi quando alzai lo sguardo e vidi un lupo. Era massiccio e bianco, i suoi occhi scuri mi guardavano con un'intelligenza che mi diceva che era un lupo mannaro.

Imprecai di nuovo e ansimai, mentre la mia clavicola iniziava a rompersi. Solo io potevo essere così stupida da trasformarmi senza prima assicurarmi di non trovarmi nel territorio di un altro branco.

Se fossi stata fortunata, mi avrebbero ucciso a metà trasformazione.

Il lupo mi guardò e poi ululò prima di correre indietro nel fitto della foresta.

Non avevo molto tempo per pensare al lupo bianco, mentre urlavo e chiudevo gli occhi.

Sentii la mia spina dorsale tendersi e spezzarsi. Poi le mie costole e le ossa del mio viso iniziarono a riorganizzarsi.

Girai la faccia verso terra, inorridita al pensiero di come dovevo apparire.

Per tutto il tempo in cui stavo provando questo dolore inimmaginabile, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era la faccia di Cole, e l'imbarazzo insopportabile che accompagnava l'affrontare tutto questo da sola.

Sentii la trasformazione prendere velocità e imprecai di nuovo, mentre il pelo cominciava a uscirmi da sotto la pelle. Urlai, provando la sensazione del mio corpo che si rivoltava dall'interno.

Altri passi echeggiarono nelle mie orecchie e mi costrinsi ad aprire gli occhi.

Adesso c'erano altri quattro lupi bianchi di fronte a me. Il più grande trotterellò in avanti, portando i suoi occhi verdi al mio livello.

Gridai di nuovo mentre il mio corpo sussultava e il lupo improvvisamente non era più un lupo.

Un ragazzo di circa diciannove anni era inginocchiato davanti a me. I suoi capelli biondi gli cadevano sul viso, e i suoi profondi occhi verdi erano stretti.

"Dov'è il tuo compagno?"

Urlai e strinsi i denti mentre le mie mani iniziavano a rimodellarsi. Mi voltai nella direzione opposta del ragazzo mentre i miei zigomi iniziavano a stringersi.

I miei istinti stavano andando in tilt e il mio corpo stava diventando sempre più consapevole di quanto fossi vulnerabile.

"Non ho..." urlai di nuovo e mi buttai a pancia in giù, cercando di mettere le mani sotto di me ma scoprii che le mie braccia non rispondevano più.

"Tate, penso che sia troppo tardi per fare domande".

Mi voltai e vidi che anche gli altri lupi si erano trasformati. Adesso, davanti a me c'erano altri due ragazzi e una ragazza. Mi guardavano con espressioni inorridite, che mascheravano la loro curiosità.

"Dov'è il tuo compagno?" Chiese Tate di nuovo.

Mi morsi il labbro così forte da farlo sanguinare. "Mi ha respinto. Non vengo da... Ah!"

Gli occhi di Tate si oscurarono e le sue sopracciglia si aggrottarono. Gli ci volle un momento per passare da un'espressione contemplativa a determinata.

"Ok, bene. Allora dovremo semplicemente andare avanti senza di lui. Ti aiuteremo noi a superare questa trasformazione".

Il mio cuore si strinse alla menzione della parola "noi".

La ragazza sussultò e fece due rapidi passi in avanti. "Tate! Non puoi! E Sydney?"

Tate ringhiò. "Non è accoppiata con me!"

Lo stesso ragazzo di prima parlò. La sua espressione era seria e i suoi occhi erano solenni. "Sarai legato a lei, Tate. Sei pronto per questo?"

Tate imprecò e mi guardò velocemente. "O la aiuto e ne subisco le conseguenze o la lascio morire".

Il gruppo cadde in silenzio e io urlai di nuovo, in agonia.

Tate abbassò le sue labbra sul mio orecchio. "Come ti chiami?"

"Livy", gridai.

Lui sorrise gentilmente e la sua mano si avvicinò alla mia spalla. "Va bene, Livy, ho bisogno che tu chiami la tua lupa. Dille che va bene che raggiunga la sua piena forza. Dille di prendere il controllo".

Chiusi gli occhi e cercai di fare come aveva detto. Cercai di invitare la creatura ferina nella mia mente a fare la sua apparizione.

Avevo bisogno di lei per spingere il mio corpo attraverso la parte finale della mia trasformazione. Avevo bisogno che lei mi guidasse per il resto del percorso.

Con mio grande stupore, lei mi ringhiò contro. "Compagno", mi disse con un ringhio veloce e uno scatto delle mascelle.

Riaprii gli occhi e mugolai. "Vuole il suo compagno". Formare le parole stava diventando sempre più difficile mentre le ossa e i muscoli intorno alla mia mascella e alla gola lottavano per ristrutturarsi.

Tate mi accarezzò i capelli in modo rilassante, discutendo con se stesso per un breve momento prima di dire: "dille che ora ha me".

Annuii e sentii lacrime calde scorrermi sulle mie guance mentre chiudevo di nuovo gli occhi. Volevo afferrare la mano di quel ragazzo e tenerla stretta a me mentre mi offriva questa seconda possibilità.

Comunicai il messaggio mentalmente e aspettai che accettasse con riluttanza.

Sapeva bene quanto me che non c'era altra scelta. Cole non era qui e nessuno dei due era pronto a morire.

"È pronta", mormorai.

Tate sorrise di nuovo, i suoi occhi un po' guardinghi e insicuri. "Ok, ora voglio che ti lasci andare, Livy. Dimentica chi sei e lascia che sia la tua lupa a ricordartelo".

Seguii le sue istruzioni e lasciai andare tutto ciò che mi rendeva Livy.

Lasciai andare la ragazza tranquilla con il vecchio berretto da baseball logoro, la mia amicizia con Sam e la mia turbolenta relazione con mio fratello.

Dimenticai la timidezza che guidava la mia vita e il dolore doloroso che portavo dentro per la perdita di mio padre.

Lasciai andare il mio vecchio branco, la mia camera da letto, Astoria. Lasciai andare Olivia Holden e lasciai andare la paura che non l'avrei mai riavuta indietro.

Sentii la mia lupa prendere il centro della scena mentre guidava il mio corpo come voleva che fosse. Disse ai miei arti dove andare e tirò fuori il lato di me che era stato in agguato sotto la mia pelle per anni.

In fondo alla mia mente, in un angolo del mio cuore, potevo sentire un'altra connessione che si stava creando. Non ebbi molto tempo per soffermarmi su questo nuovo legame, perché la mia lupa ululò e il mio corpo esplose.

Quando aprii gli occhi, stavo fissando le cime degli alberi.

Potevo vedere ogni vena di ogni foglia con una chiarezza penetrante. L'aria portava migliaia di profumi al mio naso, sopraffacendo temporaneamente i miei sensi prima che iniziassi a classificarli.

Sbattei le palpebre e rotolai lentamente sulla mia pancia, prima di provare ad alzarmi. Poi mi resi conto di avere quattro gambe invece di due. Cercai di gridare, ma al suo posto fuoriuscì un latrato acuto.

Girai la testa con agitazione, cercando di abituarmi al cambiamento nella mia vista e al netto cambiamento nella mia mente.

Ero ancora me stessa, ero ancora in grado di formare pensieri, ma c'era quest'altra forza più ferina che spingeva i miei istinti davanti a qualsiasi pensiero mi venisse in mente.

"Eccola! Finalmente si è ripresa!" Cinguettò una voce.

Mi guardai intorno e ringhiai, per poi abbassare la testa verso il terreno e alzare le spalle.

La mia coda scese bassa e dritta a terra, mentre sollevavo il labbro sui denti, esponendo i lunghi canini. Le azioni mi portarono a un punto morto, mi stavo comportando da lupa.

Il ragazzo sollevò le mani e un sorriso ebete gli si dipinse sul viso. "Scusa se ti ho spaventato, Livy. Sono Kevin. Vado a chiamare Tate. Un attimo".

Il ragazzo scomparve nel bosco e tornò qualche minuto dopo con un ragazzo alto con i capelli biondi.

La mia lupa mugolò e mi sedetti di nuovo sulle mie zampe, abbassando il muso a terra.

"Sono felice di vedere che sei sveglia. Quella trasformazione ti ha fatto svenire per molto più di quanto sarebbe successo se fossi stata con il tuo compagno", disse.

Ringhiai alla menzione di Cole, il lato ferino di me ribolliva di ostilità.

Kevin mi sorrise e diede una gomitata a Tate. "Immagino che questo significhi che lei è nel branco allora, eh? Voglio dire, guarda quella pelliccia! È come il chiaro di luna!"

Tate ringhiò leggermente. "Non ora, Kevin. Non voglio sopraffarla. Si è appena trasformata".

Mi fece scorrere gli occhi sul corpo, e, nonostante le sue parole, non riuscì a tenere l'orgoglio nel suo sguardo. Arruffai il pelo sotto la sua ispezione.

Kevin si lamentò. "Ma questo è il primo nuovo membro che abbiamo avuto in cinque anni! E dal suo aspetto, sarà una nuova aggiunta fantastica, non credi?"

Tate lasciò scivolare un piccolo sorriso sul suo volto. "Sì, penso che lo sarà".

Abbaiai e mi alzai, infastidita dal fatto che fossero così evasivi.

Tate rise e tirò fuori il suo cellulare dalla tasca. Camminò verso di me e puntò lo schermo nero nella mia direzione in modo che potessi vedermi.

Ero un lupo leggero, con un manto completamente bianco. La mia pelliccia era brillante. La descrizione di Kevin era accurata. Ero del colore della luce della luna.

L'unica cosa che rimaneva del mio io umano erano i miei occhi: dello stesso blu torbido.

Tate si chinò al mio livello. "I lupi come te sono speciali, Livy. I lupi come noi dovrei dire, piuttosto. C'è un nome per questo: ~Pura Lupus~. Significa lupo puro, in latino. Siamo il grado superiore della nostra specie.

"Non ce ne sono molti e non è un errore che tu sia stata attirata qui, Livy. La Dea della Luna ha dei piani per te. Farai grandi cose".

Sentii la mia lupa gonfiarsi di orgoglio e ululai di felicità. Le parole di Tate furono accolte senza esitazione o diffidenza. Credevo in quello che aveva detto. Sentii la verità della sua affermazione nel profondo del mio essere.

Per la prima volta, sentivo di essere più di uno sfondo. Ero speciale. Ero parte di qualcosa. Ero una Pura Lupus. Un Lupo Bianco.

Forse io e Cole non eravamo destinati a funzionare. Forse il mio rifiuto era destinato a portarmi a cose più grandi.

E mentre guardavo Tate, non potevo fare a meno di sentire che il mio rifiuto mi aveva portato a persone migliori.

Cole

Stavo dormendo quando lo sentii. Era come se un fuoco mi fosse scoppiato in tutto il corpo. Scattai dal mio letto e raggiunsi a fatica il bagno, dove strinsi il lavandino con le nocche bianche.

Mi spruzzai dell'acqua sulla faccia, sul petto nudo, lungo il collo, senza riuscire a trovare sollievo.

Mi trascinai in cucina e mi versai un bicchiere d'acqua, mentre cercavo di spegnere il bruciore che sentivo dentro.

Un'altra ondata di dolore mi travolse e costrinse i miei muscoli in uno spasmo. Lasciai cadere il bicchiere e lo sentii frantumarsi a terra.

Acqua e frammenti di vetro erano ovunque, ma non riuscivo a concentrarmi su nulla a parte il mio intenso dolore e senso di disagio.

Gridai e caddi in ginocchio, stringendomi la testa, e lo shock e il terrore mi avvolsero.

Sentii due braccia serpeggiare intorno al mio petto e sentii qualcuno grugnire per lo sforzo che ci volle per sollevarmi in piedi.

"Piccolo? Cosa c'è che non va? Stai bene?" Mi chiese Leah, sostenendomi mentre ondeggiavo.

Le ringhiai contro, il fuoco mi ha fatto scattare. "Ti sembra che stia bene?"

Leah mugolò. "Posso aiutarti?"

"No, io..." Urlai di nuovo, mentre il dolore aumentava. L'imbarazzo e la confusione mi travolsero quando sentii le mani di Leah sul mio viso.

Pochi secondi dopo, metà del branco era in cucina a cercare di dare un'occhiata al loro alfa. Ingoiai un ringhio, spingendomi a stare dritto e a nascondere la mia debolezza.

"Jay! È Livy!" Gridò Sally.

Ringhiai e mi sentii trascinare via dal mio beta. I sussurri del mio branco mi seguirono finché non fui gettato nel mio ufficio e la porta fu chiusa e sprangata dietro di noi.

"Livy si sta trasformando!" Sbottò Sally.

Imprecai e mi strofinai le tempie. "Allora perché mi fa male?"

Jay ringhiò e lo guardai mentre trasformava le sue mani in pugni. "Perché sei il suo compagno! Dovresti essere lì con lei, ad aiutare la sua lupa a emergere".

Gli ringhiai contro, poi ringhiai per il mio senso di colpa. "Non sono il suo compagno..." grugnii, mentre un'altra ondata di dolore mi attraversava il corpo. La testa mi martellava.

Strinsi l'angolo della mia scrivania. Ero piegato in due, preoccupato per un momento che mi sarei sentito male o che sarei svenuto.

"È in pericolo. Potrebbe morire, Jay! Oh Dea, la mia povera Livy".

"E io? Cosa mi succederà?" Piagnucolai. Stavo per morire anch'io?

Sally strinse gli occhi su di me, la sua furia offendeva il mio lupo. Se fossi stato bene, non avrei tollerato la sua evidente sfida.

"Starai perfettamente bene. Non importa cosa succede a mia figlia, tu vivrai, canaglia!"

Ringhiai per la sua mancanza di rispetto, ma non ero in condizione di agire di conseguenza. "Attenta, Sally", grugnii. "Sono ancora l'alfa di questo branco".

"Difficilmente", disse Sally in tono sprezzante. "Che tipo di alfa va a letto con un'altra lupa dopo aver trovato la sua luna?"

Ringhiai di nuovo. "Basta!" Ruggii.

Non mi sarei lasciato insidiare da un umile membro del branco. Non avrei lasciato che il senso di colpa e il rimpianto mi inghiottissero vivo mentre questo dolore tentava di fare lo stesso. Né Sally né Jay parlarono di nuovo.

Sopportai il dolore per circa mezz'ora, rannicchiato dietro la mia scrivania. Il tempo divenne un'eternità prima che improvvisamente iniziasse a diminuire.

Una volta che fu sparito, riuscii a respirare di nuovo e mi accasciai sulla mia sedia. Sally e Jay sembravano ansiosi.

"Cosa sta succedendo?" Chiese Jay.

Presi un respiro profondo. "Si è fermato".

Gli occhi di Sally si illuminarono. "Ti senti..."

"Cole! Cole, tesoro, fammi entrare!" Urlò Leah attraverso la porta.

Ringhiai e roteai gli occhi. Il sudore mi gocciolava di dosso e il mio corpo stava ancora tremando per lo sforzo fatto per combattere il dolore intenso.

"No, torna a letto, Leah! Sarò lì tra pochi minuti".

Udii un sospiro e poi la sentii ritirarsi.

Sally tese la mascella. "Ti senti diverso da prima?"

Scossi la testa. "No, si è solo fermato. Cosa significa?" Anche se non volevo Livy, ero comunque preoccupato per la sua sicurezza, perché il mio lupo mi spingeva a proteggerla come compagna e membra del mio branco.

"Significa che Livy è sopravvissuta alla sua prima trasformazione". La voce di Sally era priva di espressione. Poi si arrese e ruppe in un pianto sulla spalla di Jay.

Sorrisi, il sollievo mi inondò, nonostante fossi determinato ad apparire indifferente. "Vedi, è un lieto fine per tutti. Livy vive e si trasforma e io torno a…"

Gli occhi di Jay si strinsero. "Non torna un bel niente alla normalità, Cole. C'è solo un modo in cui sarebbe potuta sopravvivere. Un altro lupo maschio ha preso il tuo posto".

Sentii il mio stomaco contorcersi. Il mio lupo riapparve all'improvviso e io ringhiai prima di raggiungere e afferrare la lampada sulla mia scrivania.

La strappai dalla presa e la lanciai contro la parete più lontana, guardandola frantumarsi in cento frammenti e schegge.

Qualcuno aveva preso ciò che era mio.

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