Inviti irresistibili - Copertina

Inviti irresistibili

S.S. Sahoo

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15
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18+

Summary

In quello che doveva essere il suo giorno più felice, il mondo di Juliette Swanson è stato sconvolto quando il suo fidanzato è stato ucciso e lei è stata costretta a sposare Zachary Udolf Sullivan. Confusa e terrorizzata, non riusciva a capire perché Zachary avesse fatto una cosa del genere. Ma durante il loro viaggio in Romania, Juliette scopre la verità: Zachary è un boss mafioso che conduce una doppia vita come magnate degli affari. Mentre navigano in un mondo pericoloso di tradimenti e segreti, Juliette trova conforto nell'amore e nella protezione incrollabili di Zachary. Pur avendo il cuore spezzato e distrutto dalle rivelazioni dei propri cari, Juliette si rende conto che Zachary non è il mostro che temeva, ma un uomo disposto a tutto pur di tenerla al sicuro.

Età: 16+

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58 Chapters

Capitolo 1

JULIETTE

Ero felicissima di sposarmi, finalmente, con l'amore della mia vita.

Mi guardai allo specchio. Indossavo un lungo abito da sposa bianco, ornato da un taglio a ombrello e da una scollatura a forma di cuore.

Era realizzato in pizzo e abbracciava la mia figura proprio nei punti giusti. I miei riccioli castano chiaro scendevano lungo la mia schiena, con alcuni fiori posizionati ad arte dietro l'orecchio sinistro.

La mia parrucchiera aveva fatto un lavoro fantastico. Le mie labbra erano decorate da un rossetto rosso scintillante e l'eyeliner valorizzava i miei occhi azzurri.

A vestire i miei piedi, sandali bianchi con la punta aperta, che aumentavano di qualche centimetro il mio metro e ottanta.

"Oh, mio Dio! Sei bellissima, Juliette!" Strillò Kiara, la mia migliore amica, mentre mi stringeva in un abbraccio.

"Grazie!" Io arrossii, mentre mi voltavo timidamente verso lo specchio.

"Oh, ma guardati! Oggi è il tuo matrimonio e sei ancora così pudica. Cosa farai la prima notte di nozze?" Mi diede una gomitata, facendomi diventare sempre più rossa.

"Kiara!" La zittii, mentre lei rideva come una iena per la mia espressione e mi abbracciava di lato.

"Emmett è proprio fortunato", disse, guardandomi attraverso lo specchio.

Acconciati in una treccia laterale, i suoi lunghi capelli neri erano incantevoli. Era vestita con un abito dorato senza spalline e aveva un rossetto rosso. I suoi occhi neri erano belli e misteriosi grazie al trucco cat-eye.

Se ne stava in piedi con sicurezza accanto a me, con la sua alta statura di 1,70.

In parole povere, era una donna bellissima. Kiara Richmond era conosciuta come la ragazza più sexy della città.

Apparteneva a una delle famiglie più ricche di New York, viveva nel quartiere più elegante con i suoi genitori e si godeva la sua vita da single. L'unico difetto era che non aveva mai creduto nell'amore.

A volte mi chiedevo come fossimo diventate migliori amiche. Anch'io appartenevo a una famiglia benestante, ma a differenza sua ero una gran romantica.

Io studiavo mentre lei faceva festa, invece le mie feste iniziavano durante gli esami, quando lei si nascondeva dai suoi amici alcolizzati per studiare.

Era la mia migliore amica al college e anche la mia migliore rivale.

Avevo incontrato Emmett per la prima volta alla festa del mio ventiduesimo compleanno, organizzata dai miei genitori. Mi era piaciuto subito e presto avevamo iniziato a frequentarci.

Un anno di frequentazione era poi sfociato in una relazione seria e un anno dopo lui mi aveva chiesto di sposarlo. Essendo una donna innamorata, io avevo accettato volentieri.

"Credo che la persona di cui ti innamorerai sarà l'uomo più bello che tu abbia mai incontrato", dissi a Kiara, sorridendo.

"Oh, non di nuovo! Juliette, non oggi. Per favore". Lei alzò gli occhi neri al cielo, mentre io scuotevo la testa per la sua infantilità. Non credeva proprio nell'amore.

"Juliette!"

Ci girammo entrambe verso la porta e vedemmo Jace che faceva capolino all'interno e ci guardava con un sorriso.

"Entra pure, bimbo!" Lo prese in giro Kiara.

Jace Swanson era il mio unico fratello, più giovane di me di tre anni. Non gli piaceva che Kiara, che invece amava prenderlo in giro, lo chiamasse "bimbo".

"Eddai! Ho ventun'anni, per tua gentile informazione", disse Jace. Kiara alzò gli occhi al cielo e borbottò: "È lo stesso".

A volte era cattiva.

"Jacey!" Strillai io, correndo ad abbracciarlo.

"Ehi, no. Non toccare i miei ca..."

Prima che avesse finito la frase, io avevo già arruffato i suoi morbidi capelli neri, che lui aveva ereditato da nostra madre.

"Oh, Jacey. Non fare così. Oggi è il mio matrimonio", dissi, mentre gli davo un pizzicotto sulle guance.

"Sai almeno comportarti da adulta?" Mi diede uno schiaffetto e aggrottò le sopracciglia.

"Mi piace darti fastidio, Jacey". Lo abbracciai. Lui resistette per un po' prima di arrendersi e ricambiare l'abbraccio.

"Mi mancherai, Julie", mi sussurrò tra i capelli. Era molto più alto di me e questo, a volte, mi rendeva molto invidiosa.

"Anche a me mancherai", sussurrai mentre la consapevolezza di doverlo lasciare mi colpiva.

"Vieni, adesso. Ti stanno aspettando tutti". Si staccò dall'abbraccio e mi baciò la fronte.

"Sei bellissima", disse, felice.

"Okay, ragazzi. Ora non fate gli emotivi. È il suo matrimonio, le rovinerai il trucco", disse Kiara a Jace. Poi, girandosi verso di me, mi esortò: "Juliette, vieni qui".

Prese il velo dal tavolo e lo sistemò sulla mia testa, coprendomi il viso.

"Ecco!" Quindi mi porse un bouquet di rose.

Dando un'ultima occhiata allo specchio, inspirai a fondo, sentendo il nervosismo crescere alla bocca del mio stomaco. Non ne conoscevo il motivo. Probabilmente è per via del matrimonio, pensai e me lo scrollai di dosso.

"Andiamo. Papà ci aspetta fuori". Jace mi porse il braccio, mentre Kiara mi aiutava con l'abito, uscendo insieme a noi dalla stanza.

Ecco qui. Sto per sposarmi. La mia vita cambierà oggi. Pensai tra me e me, sorridendo.

Ci incamminammo verso l'ingresso della chiesa e vidi subito papà in piedi con la mamma, ad aspettarmi.

Mio padre, Stephen Swanson, e mia madre, Jessica Swanson, erano tutta la mia esistenza. Avevano fatto il possibile per darmi la vita che desideravo.

Ricordavo un tempo in cui papà non era un uomo ricco; lavorava giorno e notte per provvedere a noi.

Inoltre, io ero esattamente come lui. Avendo ereditato i suoi capelli castani e i suoi occhi azzurri, ero la sua principessa e sapevo che, segretamente, amava me più di quanto amasse Jace.

"La mia principessa". Gli vennero le lacrime agli occhi quando mi vide in abito da sposa e mi abbracciò. "Mi mancherai".

Si mise a piangere mentre io mi godevo il suo abbraccio e inalavo il suo profumo di pulito, che era ciò che amavo di più di lui. Se c'era qualcosa che adorava, a parte me, era la pulizia. Era l'uomo più pulito che avessi mai visto in vita mia.

"Tesoro mio", esclamò mia madre, mentre mi avvolgeva tra le sue forti braccia, un rimasuglio di quando era stata atletica, prima di sposare mio padre.

"Mamma, non riesco a respirare!" Riuscii a dire e lei mi lasciò immediatamente andare, rendendosi conto del suo forte abbraccio.

"Tesoro!" Mio padre la rimproverò e lei mi sorrise timidamente.

"Scusa, mi sono lasciata trasportare dalle emozioni", disse la mamma.

Le sorrisi e le strinsi il braccio. "Va tutto bene, mamma".

"Okay, è il momento", esclamò mio padre, controllando l'ora sul suo orologio.

"Ti voglio bene, tesoro". Disse mia madre.

Mi baciò la fronte e Jace mi abbracciò di nuovo prima che entrambi iniziassero ad andarsene.

Kiara era la mia damigella d'onore. Prese il suo posto con i bambini e mi rivolse il pollice in su, dicendo: "Tanti auguri".

Le sorrisi, strinsi il braccio di mio padre e insieme aspettammo che le porte si aprissero.

La musica iniziò a suonare e le ante davanti a me si spalancarono per rivelare una chiesa affollata, in attesa della sposa.

Iniziammo a camminare piano, come provato in precedenza. Le mie gambe vacillavano per il nervosismo e i palmi delle mani mi sudavano.

"Rilassati, principessa", mi sussurrò papà, stringendomi il braccio e assicurandomi che sarebbe andato tutto bene.

Riuscii a sorridere alle persone e a rispondere a mio padre con un mugolio.

Vidi Emmett che mi aspettava sull'altare, in piedi e sicuro di sé, nel suo abito nero. Aveva i capelli pettinati all'indietro e i suoi occhi grigi scintillavano quando mi vide.

Sapevo che era impaziente.

Aveva parlato con me al telefono fino a tardi per discutere della nostra prima notte di nozze. Aveva pianificato tante cose e voleva che tutto andasse come previsto.

Voleva disperatamente che diventassi sua.

Arrossii quando mi fece l'occhiolino. Mi ci era voluto un mese per convincere la mia famiglia di quel matrimonio, soprattutto mio padre e Kiara. Non sapevo perché, ma Emmett non era mai piaciuto a nessuno dei due, dalla prima volta che lo avevano incontrato.

Tuttavia, io lo amavo. E alla fine, dopo tante difficoltà, ero riuscita a convincerli del nostro matrimonio.

"Prenditi cura di lei, figliolo. Spero che lo farai proprio come ho fatto io", disse mio padre, mentre porgeva la mia mano a Emmett.

"Prometto che mi prenderò cura di lei ancor meglio", rispose, sorridendo a mio padre.

Papà annuì e mi lasciò sul corridoio.

"Sei bellissima, tesoro", sussurrò Emmett, mentre mi dava un bacio sul dorso della mano. "Non vedo l'ora che tu diventi mia". Mi fece l'occhiolino, facendomi arrossire ancora di più.

Interrompemmo il nostro piccolo scambio di battute a causa del prete, che si schiarì rumorosamente la gola.

"Cominciamo?" Chiese e noi annuimmo.

Quindi iniziò a leggere il suo libro sacro, mentre la gente osservava la cerimonia.

"Ora potete pronunciare i vostri voti", disse e io annuii.

Finalmente.

Avevo aspettato quel momento per così tanto tempo. Proprio mentre stavo per iniziare, però, sentii uno sparo e spalancai gli occhi per lo shock e la paura.

Guardai verso l'ingresso e vidi un uomo in piedi con una pistola in mano. Sorrideva, con al seguito diversi uomini che puntavano le pistole contro i presenti, per impedire loro di muoversi.

"Cosa sta succedendo?" Sentii la gente bisbigliare.

"Chi siete?" Mio padre si alzò in piedi mentre un uomo gli puntava una pistola contro e lo costringeva a sedersi.

Sentii il cuore martellarmi contro la cassa toracica a quella vista.

Guardai Emmett e lo vidi sudato, con le mani che tremavano.

Cos'ha che non va? Pensai.

"Emmett, che cosa succede? Perché non fai nulla?" Strillai, ma l'uomo con la pistola mi si parò davanti, bloccandomi la vista.

Mi sovrastava e aveva un'espressione dura sul volto. I suoi occhi marroni mi fissarono, facendomi indietreggiare. Mi strinse il braccio e mi bloccò al mio posto.

"Lasciami", balbettai, spaventata.

"Emmett!" Lo chiamai per chiedergli aiuto ma, quando lo guardai, aveva il naso sanguinante e veniva trattenuto da due uomini, che lo trascinarono lungo il corridoio.

"Juliette!" Chiamò, tossendo un po'. Io sussultai e cercai di correre verso di lui, ma fui nuovamente bloccata dall'uomo dagli occhi marroni.

"Ora proverai quello che ho provato io quando mi hai portato via la cosa più preziosa che avevo, bastardo", ringhiò l'uomo, guardando Emmett.

"Vedrai con i tuoi occhi quello che succederà", sibilò con odio.

"Continua a fare quello che stavi facendo", disse l'uomo dagli occhi marroni, puntando la pistola contro il prete.

Il sacerdote sobbalzò e annuì, continuando a parlare.

"Cosa succede? Lasciami!" Mi dimenai, mentre lui stringeva la presa e mi fissava.

Fece un cenno ai suoi uomini, che presero posizione e circondarono i miei genitori, puntando le pistole contro di loro.

Era un completo caos.

"Fai come ti dico o li perderai". Sibilò, mentre stringeva la presa sul mio braccio. Rimasi paralizzata al mio posto, con quelle armi letali puntate contro la mia famiglia.

Uno degli uomini gli passò un foglio di carta che lui appoggiò sul libro dell'officiante.

"Firma!" Mi ordinò, facendo cenno di firmare sul foglio.

L'officiante, spaventato, mi porse la sua penna, che io mi rifiutai di prendere.

L'uomo dagli occhi marroni sibilò al mio rifiuto.

"Capisco. Quindi non ti interessa rivedere la tua famiglia viva", disse, gelido, facendomi tremare.

"No! No!" Gridai e presi subito la penna dell'officiante, per poi firmare il foglio senza nemmeno leggerlo. Le mie dita tremavano e mi si formarono delle perle di sudore sul mento, che asciugai con il dorso della mano.

L'uomo dagli occhi marroni mi sorrise e poi lanciò un'occhiata a Emmett, che stava lottando contro i due uomini.

"Lasciami. Juliette, no! Non farlo!" Implorava e urlava.

"Io, Zachary Udolf Sullivan, prendo te, Juliette Swanson, come mia legittima sposa", sentii dire dall'uomo, con un sorriso.

Prima che potessi rendermi conto di quello che stava succedendo, lui si fece avanti, prese il foglio dall'officiante e lo mostrò a tutti. Con mio assoluto orrore, notai che si trattava di una licenza di matrimonio con le nostre firme.

"No!" Sentii Emmett urlare.

L'uomo dagli occhi marroni mi tirò a sé e mi catturò la bocca con un bacio veemente. Cercai di allontanarlo, con le lacrime che mi scorrevano sulle guance, ma lui mi strinse con forza.

Quando, finalmente, mi lasciò andare, si pulì le labbra con la manica e mi sorrise.

Il prete sussurrò: "Ora vi dichiaro marito e moglie. Che Dio vi benedica".

L'uomo di nome Zachary, che ora era mio marito, puntò la pistola verso Emmett.

"Questo è il momento di dire addio", disse, letale, mentre premeva il grilletto. Un colpo di pistola risuonò in tutta la chiesa.

Abbassai lo sguardo sul mio vestito e lo vidi macchiarsi di sangue, mentre Emmett cadeva a terra. Tutti iniziarono a urlare e a gridare, con gli uomini armati che cercavano di controllarli.

Tuttavia, l'unica cosa che la mia mente poteva registrare era il sangue che macchiava il pavimento.

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