Non è la solita storia di San Valentino - Copertina

Non è la solita storia di San Valentino

Jen Cooper

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Summary

"Dopo aver buttato giù il suo terzo bicchiere di Merlot, controllò di nuovo il telefono. Dopo mezz'ora di attesa, il ragazzo con cui aveva appuntamento non si era ancora presentato. Il suo problema risiedeva nella scelta degli uomini. Lei era una tappa che i ragazzi facevano prima di trovare l'anima gemella..."

Il giorno di San Valentino, Lauren incontra un orgoglioso proprietario di un ristorante e volano scintille. Si tratterà anche per lui di una semplice tappa o i due saranno anime gemelle?

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32 Chapters

Capitolo 1

LAUREN

Lauren Landon era sempre single il giorno di San Valentino; era la sua maledizione. Una serie di appuntamenti sbagliati, inutili scopate con uomini pessimi a essere fedeli tanto quanto a trovare il punto G e il suo vibratore in carica a casa ne erano la prova.

Seduta in un ristorante di lusso, a sorseggiare vino rosso con il suo vestito migliore e i suoi tacchi più alti, Lauren si guardava intorno e osservava le coppie presenti. Tutti avevano il volto sorridente e si sporgevano verso la parte opposta del tavolo per avvicinarsi alla persona che speravano fosse "quella giusta".

Lauren cominciava a dubitare che un giorno quella sarebbe stata lei.

Era uscita con uomini di ogni tipo, sentito ogni campanello d'allarme, e ogni volta si era ritrovata a piangere nella vasca da bagno, a consolarsi con una vaschetta di gelato e una bottiglia di vino. Il suo telefono aveva talmente tanti numeri bloccati da superare ormai quelli attivi.

Era chiaro: il suo problema risiedeva nella scelta degli uomini, perché altrimenti significava che lei era una persona impossibile da amare, il che non poteva essere vero. Anche se ormai le pareva di essere la tappa intermedia che gli uomini facevano sulla via dell'anima gemella.

Inghiottendo il suo terzo calice di Merlot amaro, controllò il telefono per la cinquantesima volta in dieci minuti. Le 19:30. Era mezz'ora che aspettava l'uomo con cui aveva appuntamento e, se non fosse stata una tale babbea, avrebbe già capito l'antifona.

La cameriera si avvicinò con espressione cupa e lanciò un'occhiata alla sedia vuota di fronte a Lauren. "Mi dispiace molto, ma posso concederle solo altri cinque minuti per ordinare prima di dover dare il tavolo a qualcun altro", disse la donna con voce sommessa, torcendosi le mani.

Lauren controllò il telefono e scosse la testa. "Non mi servono cinque minuti, solo il conto, per favore". Sospirò, svuotò il bicchiere e prese la borsa. Non voleva perdere altro tempo con un uomo che non sapeva essere puntuale.

Non quando avrebbe invece potuto occuparsi di definire i dettagli dell'evento per il suo cliente, un cliente importante che aveva ottenuto lei stessa, non uno di quelli che le aveva passato suo padre. Costruirsi un nome diverso da quello del padre era la priorità di Lauren.

"Naturalmente. Ecco a lei", disse la cameriera.

Lauren pagò il conto, lasciando una mancia generosa, per poi infilarsi il cappotto e prepararsi a sfidare il freddo di New York.

La sua mente stava già correndo all'elenco delle cose da fare, e in parte già fatte, per la raccolta fondi che stava organizzando per quel weekend. Si abbottonò il cappotto e si girò per andarsene, mentre ancora ripassava nella sua testa la lista degli invitati e l'arredamento, ma in quel momento andò a sbattere contro un uomo, solido come un muro.

L'uomo torreggiava sopra di lei, il suo corpo imponente occupava l'intero spazio tra i due tavoli dove lei stava cercando di passare.

Lauren fece per scusarsi per essere stata così distratta, ma le parole le rimasero intrappolate in gola quando alzò lo sguardo su quegli occhi verde brillante. Occhi che erano fissi su di lei, accompagnati da un'espressione che sembrava leggermente irritata.

Ma a lei non importava. Lui era bellissimo.

Aveva una mascella attraente e cesellata, con quella barbetta curata che, quando la trovava su Tinder, faceva sempre swipe a destra. Era un muro di muscoli e colonia costosa che la fece eccitare in modo del tutto inappropriato per un ristorante affollato il giorno di San Valentino.

Alla fine, riacquistò l'uso della lingua e si schiarì la gola per parlare. "Mi dispiace, io..."

"Dovresti imparare a guardare dove cammini", disse lui con tono aspro, eppure la sua voce profonda rispose istantaneamente a ogni impulso carnale che lei avesse mai avuto.

Soppresse un brivido e lo guardò, rifiutandosi di lasciare che la sua libido vincesse, visto che non lo aveva urtato apposta. Nemmeno lui aveva guardato dove stava andando.

"Anche tu dovresti imparare", ribatté lei e una delle sopracciglia perfette dell'uomo si sollevò sul suo viso ingiustamente bello. Evidentemente a Mister Alto-bello-e-tenebroso non piaceva discutere. Beh, peggio per lui, pensò Lauren. Lei invece era bravissima a discutere ed era abbastanza dell'umore per insistere.

"Io cammino dove voglio. Questo è il mio ristorante", disse l'uomo sogghignando.

Lauren alzò gli occhi al cielo. Ah, è uno di quei tipi che dicono "è mio". E solo per vantarsene. ~Non era affatto impressionata.

Incrociò le braccia sul petto. "Congratulazioni", disse. "Ora che so che il proprietario è una testa di cazzo, mi assicurerò di lasciare il mio feedback alla reception. Come ti chiami? Signor Testa di cazzo o Sua Altezza Reale?"

Con una mano serrata sul cellulare e l'altra sulla tracolla della borsetta, Lauren si impose di non usare nessuno dei due come arma.

Invece di arrabbiarsi, come lei si aspettava, l'uomo fece un passo avanti. Si mosse rapidamente, per essere una persona così imponente, e lei non ebbe la possibilità di sfuggire alla sua presenza prima che lui si chinasse.

L'uomo avvicinò il viso a quello di lei, tanto che Lauren poté sentire l'odore del whisky nel suo alito e notare le diverse sfumature di verde nei suoi occhi.

Il suo respiro caldo le sfiorò l'orecchio quando parlò. "Preferisco 'Signore'". Si fece indietro, le morbide ciocche dei suoi capelli castano scuro scalati le solleticarono la guancia a quel movimento.

Lauren si era immobilizzata, il suo corpo era stato vittima del comportamento tossico di lui, un campanello d'allarme istantaneo, e la cosa peggiore? Le era piaciuto. Almeno alla sua figa. Era fradicia, bagnata come una cagna in calore.

E lo sapeva anche lui.

L'uomo sorrise, con le labbra carnose che si sollevavano ai lati in un modo impeccabilmente sexy ma cinico. "Sembra che anche tu lo preferisca". Sogghignò e le passò accanto.

Lauren si rifiutò di lasciare che le cose finissero lì e lo inseguì furiosa. "Non hai idea di cosa preferisco".

Ignorando il suo sfogo, lui proseguì fino a raggiungere il proprio tavolo, all'angolo, e vi si sedette, appoggiando un braccio lungo lo schienale della seduta come se il mondo intero fosse a portata di mano. E, per uno come lui, probabilmente lo era.

Il gesto la fece subito risentire.

"Allora illuminami", disse lui in tono paternalistico.

La sfida in quelle parole fece correre i pensieri di Lauren. Conosceva davvero le sue preferenze in fatto di uomini e sesso? In realtà no. I suoi incontri in passato erano stati all'insegna del lasciare che gli uomini facessero le loro cose per eccitarsi. Non era una partecipante attiva a letto, era una stella marina.

Ma per quel tizio? Lei avrebbe preso in considerazione l'idea di guardare tutti i porno mai realizzati per imparare a scoparlo come nessuna prima. Non che si stesse offrendo volontaria e non che lui fosse interessato in quel caso.

Tuttavia, decise di illuminarlo.

Era il giorno di San Valentino, le avevano dato buca e non aveva bisogno di uno stronzo maleducato e accondiscendente, esattamente come non aveva avuto bisogno del terzo bicchiere di vino.

Quindi, mise entrambe le mani sul tavolo di lui, si chinò in avanti e fece un respiro profondo.

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