I confini della ragione - Copertina

I confini della ragione

Michelle Torlot

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Chapter
15
Age Rating
18+

Summary

L'anima gemella dovrebbe amarti per sempre. Cosa c'è di sbagliato in Ember?

Ember è cresciuta in un branco sessista, dove le donne servono solo a cucinare, pulire e procreare. Quando il suo compagno predestinato la rifiuta, viene mandata via per unirsi a un branco molto diverso.

Guidato dal potente e cupo alfa Damon Scopus, il nuovo branco di Ember la butta a capofitto in una guerra che non capisce, in un nuovo legame tra compagni che non si sarebbe mai aspettata e in rivelazioni scioccanti sulla sua stessa identità. Ember ha finalmente trovato il proprio posto o sta precipitando verso la sua stessa distruzione?

Età: 18+ (Attenzione ai contenuti: depressione, autolesionismo, suicidio, morte violenta)

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30 Chapters

Capitolo 1

EMBER

Mi siedo sul bordo della scogliera con le gambe a penzoloni. Riesco a sentire solo il fragore della cascata che si infrange sulle rocce frastagliate sottostanti.

Gli umani hanno soprannominato questo luogo "Balzo degli innamorati". Quando il dolore da sopportare è troppo, quelli con il cuore spezzato vengono qui per gettarsi dal precipizio.

Una voce nella mia testa mi spinge a saltare… È la mia lupa. Ha incassato male il rifiuto. Nemmeno io l'ho presa bene, ma per lei è stato anche peggio.

La vocina in fondo alla mia mente è sparita, quella sempre pronta a rispondere in modo impertinente ogni volta che l'alfa Stone ci ordina di fare qualcosa di degradante. La mia lupa sa essere esuberante e poco collaborativa, vuole sempre prendere il controllo. Ma per quanto possa essere fastidiosa, mi manca.

Ultimamente si limita perlopiù a piagnucolare. Se fosse stato per lei, avrebbe posto fine alla sua miserabile vita tre giorni fa e con essa anche alla mia. Dopotutto, ogni lupo ha bisogno di un compagno.

Anch'io, ma non sono pronta a suicidarmi per questo. Sono venuta qui solo perché è un posto tranquillo, un rifugio dai sussurri, dagli sguardi pieni di pietà e dalla vista del mio compagno con le braccia strette intorno a un'altra.

Sento una lacrima rigarmi la guancia. Cerco di allontanare il pensiero di Noah, ma la stretta al petto rimane: mi stritola il cuore come una morsa.

I compagni dovrebbero amarsi l'un l'altra. Il maschio deve proteggere e provvedere alla femmina, non umiliarla e metterla da parte.

Sento una voce profonda gridare il mio nome, così torno alla realtà. "Ember? Cosa stai facendo?"

Mi volto e vedo mio fratello Oliver che si affretta a risalire il sentiero verso di me. Il suo viso è una maschera di panico. Gli rivolgo un sorriso forzato, ma sono sicura che lui se ne sia accorto.

"Non preoccuparti, Oliver. Sarò anche debole, ma non tanto da saltare".

Non gli dico che se il controllo fosse stato in mano alla mia lupa, ci saremmo già buttate.

Lui sospira e scuote la testa, poi mi porge le mani e mi aiuta ad alzarmi. Mi stringe in un abbraccio.

"Non sei debole, Ember. Un giorno diventerai una fantastica guaritrice per il branco. Hai un dono".

Sospiro. Un giorno, forse, ma non ora.

Sono più minuta della media, e così anche la mia lupa. Il mio compagno, o forse dovrei dire ex compagno, è l'esatto opposto.

Noah è uno dei guerrieri del branco della Luna Calante. Alcuni dicono sia il migliore. Gli unici membri del branco che possono batterlo sono il nostro alfa e il nostro beta.

Nemmeno mio fratello è in grado di annientare Noah. Si è offerto di provarci, per me, ma io non voglio che lo faccia. È già abbastanza grave che si umili uno solo di noi; Oliver non ha bisogno di farsi male o di svilirsi per me.

Oliver sospira e mi posa un leggero bacio sulla testa. "L'alfa vuole vederti".

Io alzo lo sguardo con le lacrime agli occhi. "Ha intenzione di…" Deglutisco a fatica. "Di bandirmi?"

Mio fratello scuote la testa. "No, certo che no. Non hai fatto nulla di male". Sospira di nuovo. "Se c'è qualcuno che deve essere bandito, è quel bastardo di Noah".

Il solo pronunciare il suo nome mi fa stringere ancora di più il cuore.

Anche se Noah è in torto marcio, so benissimo che tutti, nel branco, stanno dalla sua parte. Io non sono niente in confronto a lui. Un essere inutile.

Mio fratello pensa che diventerò una guaritrice solo perché a volte do una mano in ospedale, ma non succederà mai. Per prima cosa, i lupi mannari non hanno quasi mai bisogno di cure; la Dea della Luna guarisce rapidamente tutte le nostre ferite, tranne quelle più gravi.

Inoltre, l'alfa Stone è un tipo vecchio stampo: le femmine del branco sono buone solo per cucinare, pulire e mettere al mondo i cuccioli. Senza un compagno sarei inutile. Anzi, peggio che inutile.

Sospiro e mi stacco dall'abbraccio di mio fratello. È ora di scoprire quale destino mi attende.

Mi ci vuole circa mezz'ora per tornare alla casa del branco. Oliver si trasforma nel suo lupo e mi sfreccia davanti.

Se mi trasformassi, anch'io potrei arrivare lì nel giro di cinque minuti. Eppure non lo faccio, perché quando la mia lupa prende il controllo, può succedere di tutto.

Cammino tra gli edifici del villaggio verso la casa del branco, dove si trova l'ufficio dell'alfa. È anche dove vivono la maggior parte dei lupi non accoppiati.

Non siamo il branco più numeroso che esista, ma abbiamo una scuola, un ospedale e delle case private simili a quella che condivido con mio fratello.

Cammino a testa bassa, le braccia avvolte intorno al corpo. I miei lunghi capelli biondi mi coprono il viso per nascondere la vergogna agli sguardi curiosi che mi seguono.

Vorrei non avere i sensi acuiti da lupo, ma ahimè, non è così. Anche se le persone mi evitano, riesco a sentire i loro sussurri.

"Guarda, è lei. Il compagno l'ha rifiutata".

"Non c'è da sorprendersi, vero? È così minuta e debole".

Cerco di ignorarli. Origliare non ha mai portato a niente di buono.

Una volta entrata nella casa del branco, mi dirigo verso l'ufficio dell'alfa, busso leggermente sulla pesante porta di quercia e aspetto.

La sua voce burbera mi intima di avanzare. "Entra", dice in tono piatto.

È seduto alla scrivania, ingombra di fogli, e quando entro non mi degna nemmeno di uno sguardo. Mi metto davanti alla scrivania a testa bassa, le dita intrecciate dietro la schiena, in attesa di un suo ordine.

Alfa Stone emette un sospiro pesante. "Siediti, Ember".

Mi accomodo sull'unica sedia al centro della stanza, lontano dalla scrivania. È un gioco di potere, un tentativo di farmi sentire isolata, cosa che, nel mio caso, non è necessaria. Mi sento già abbastanza inutile.

Giungo le mani in grembo e mi guardo i piedi con insistenza. Alfa Stone prende ogni mossa, parola o sguardo sbagliato come una sfida.

"La tua situazione diventa sempre più imbarazzante", esordisce, "quindi spetta a me risolverla".

Deglutisco nervosamente. Ci siamo.

"Secondo i trattati che abbiamo con altri branchi, di tanto in tanto siamo in dovere di inviare loro alcuni membri del nostro. Di solito chiediamo se ci sono dei volontari al trasferimento, ma, a causa della tua situazione, ho deciso che è nell'interesse del branco mandarti altrove".

Sento la bile salire in gola. "Perché io?" Vorrei gridargli. Ma lui ha già deciso.

Credo di aver sempre saputo che sarebbe andata così. Non posso stare nello stesso branco di Noah, suscitando l'imbarazzo e la pietà di tutti mentre lui sfila con la nuova compagna. Alfa Stone non farebbe mai trasferire Noah in un altro branco: è troppo prezioso.

Mi permetto di alzare lo sguardo. L'espressione dell'alfa è dura e concentrata, come se avesse appena barattato della merce con qualcosa di più valido.

"Quando?" Sussurro.

Lo sento alzarsi.

"Hai un'ora di tempo per raccogliere i tuoi effetti personali e salutare".

Mi alzo in piedi. Mi sento le gambe di gelatina. "Dove andrò? In quale branco?"

Alfa Stone si schiarisce la gola. "Il branco della Luna Nera".

Mi comincia a girare la testa e per poco non mi cedono le ginocchia. Faccio un breve inchino. "Sì, alfa".

Mi volto e lascio il suo ufficio il più in fretta possibile. Mi chiudo la porta alle spalle e corro, desiderosa di uscire dalla casa del branco prima di vomitare.

Non ho praticamente nulla nello stomaco, ma rimetto un fiotto di bile ardente che finisce dritta sul terreno.

Dopodiché mi inginocchio e mi cullo la testa tra le mani mentre comincio a piangere.

Le voci sul branco della Luna Nera e sul suo alfa guerrafondaio, Damon Scopus, abbondano. Il solo nome mi fa correre un brivido lungo la schiena.

Quello di Scopus è il branco più numeroso di tutti, perché costringe gli altri a mandargli dei lupi, di solito guerrieri. In questo modo mantiene il suo branco forte e indebolisce gli altri.

Si dice che alfa Scopus abbia pochissima pazienza. Le persone che lo fanno arrabbiare finiscono per essere uccise o ferite in modo talmente grave da non poter più combattere o cacciare.

Se la mia lupa ci voleva morte, probabilmente realizzerà il suo desiderio.

Torno alla casa che condivido con mio fratello. Nostra madre è morta diversi anni fa e nostro padre è venuto a mancare poco dopo, struggendosi per l'assenza della compagna.

Oliver è seduto sul portico con la testa tra le mani, ma quando mi avvicino alza lo sguardo verso di me.

È allora che mi rendo conto: "Tu lo sapevi e non me l'hai detto. Da quanto lo sai?"

Oliver sospira. "Non è così male come pensi. Sarà un nuovo inizio".

Le sue parole mi fanno rimanere a bocca aperta. "Sai dove mi sta mandando alfa Stone?"

Oliver aggrotta le sopracciglia e scuote la testa. "Mi ha solo detto che stava organizzando un trasferimento, ma vedrai, riusciremo a vederci comunque. La maggior parte dei branchi permette le visite dei familiari. So che il nostro lo fa".

Lo guardo e scuoto la testa. "Sono qui per dirti addio, Oliver. Mi trasferirà nel branco della Luna Nera".

D'un tratto, vedo mio fratello sbiancare. Si alza di scatto e si precipita verso di me per prendermi tra le braccia.

Vorrei allontanarlo, ma non lo faccio. Questi potrebbero essere gli ultimi momenti che passiamo insieme.

"Quando?" Sussurra con voce incrinata.

"Parto tra circa un'ora", gli rispondo sottovoce.

Oliver sospira e mi stringe più forte. "Pensavo che avremmo avuto più tempo".

Non rispondo. Lascio che mi abbracci mentre le lacrime mi rigano le guance.

Forse avrei dovuto lasciare che la mia lupa ci facesse buttare dalla scogliera.

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