L'ultima speranza - Copertina

L'ultima speranza

Karrie

Dal nulla

Lake

"Come ti chiami?" Riesco a sentire il suo calore sulla mia guancia. Con l'altra mano mi avvolge la vita e mi tira a sé. Mi chino al suo tocco e sorrido.

"Lake Mavris". La gente inizia a radunarsi intorno a noi e a fissarci con stupore.

Il mio compagno se ne accorge e allontana immediatamente la sua mano. "Non potrei mai accoppiarmi con la figlia di un guerriero. Ti rifiuto come mia compagna. Sparisci dalla mia vista!"

I miei occhi si aprono di colpo su un soffitto sporco. Radici di alberi e altre piante penzolano dall'alto e formano un bozzolo fino a un'entrata dall'altra parte della stanza. L'odore di cervo appena ucciso e cucinato riempie le mie narici.

Lynne è ansiosa e pronta a mangiare. Mi alzo cautamente dal letto di fango e foglie secche. Faccio attenzione a non fare alcun rumore prima di emergere nella fresca mattina invernale.

Ho un leggero brivido prima di abituarmi all'atmosfera fredda. Un vantaggio di essere un lupo mannaro: corpo costantemente surriscaldato e pelle resistente alle intemperie.

Osservo e vedo un bel pezzo di carcassa di cervo che gira su uno spiedo sopra un focolare da campo posto nel tronco di una grande quercia cava.

Sussulto per una presenza dietro di me. Mi giro velocemente e adotto una posizione difensiva. Un ragazzo più alto di me di quasi dieci centimetri sta in piedi con le braccia incrociate e i piedi ben distanziati. L'aura che emana è quella di un Alfa.

"Buongiorno anche a te, Moonlight". L'uomo alza gli occhi al cielo e sghignazza: "Scusa se ti ho spaventata. Non mi aspettavo che ti svegliassi così presto".

L'uomo indossa un paio di jeans neri e stivali da motociclista. Ha anche una vecchia giacca invernale che aderisce bene al suo corpo muscoloso. I suoi capelli castano scuro si abbinano perfettamente ai suoi occhi azzurri.

"Per prima cosa, il mio nome non è Moonlight". Ringhio tra i denti, "E due, chi sei tu e dove sono?" La mia posizione difensiva si rafforza solo quando l'uomo fa un passo verso di me.

"Woah". Alza le mani in segno di resa. "Non c'è bisogno di essere ostile al ragazzo che ti ha salvata da una o due canaglie ieri sera, senza neanche aver mangiato".

Gli lancio uno sguardo confuso e allento leggermente la presa: "Canaglie?"

"Oh sì", l'uomo cammina intorno a me e prende un bastone. Si siede su un tronco di fronte alla quercia e accende il fuoco. Tengo gli occhi su di lui per tutto il tempo prima di andare a godermi il calore delle fiamme.

"Eri svenuta su quella scogliera dopo aver distrutto una decina di alberi nella valle. Naturalmente, visto che eri nel mio territorio, stavo venendo a vedere cosa diavolo pensavi di fare, ma poi hai parlato alla luna come se la conoscessi personalmente. Ti ho osservata finché non hai urlato, sei caduta a terra e sei svenuta. Prima che potessi raggiungerti, però, c'erano una o due canaglie che ti giravano intorno. Così li ho fatti fuori velocemente e ti ho portata qui, nella mia tana".

L'uomo fa un cenno alla zona in cui ci troviamo. Noto che è mimetizzata da centinaia di cespugli e piccoli alberi che la circondano, con una grande quercia al centro. C'è un po' di neve sugli alberi in alto attraverso cui si infiltrano spiragli di luce.

Guardo l'uomo e poi il fuoco: "Beh... Grazie per avermi salvata. Mi scuso per i miei modi minacciosi, ma non per i miei riflessi e la mia difesa. Mio padre mi ha cresciuta affinché mi sapessi proteggere in un territorio sconosciuto prima di ogni altra cosa".

L'uomo ridacchia e mi guarda: "Capisco. Mi comporterei uguale se uno sconosciuto mi salvasse, mi desse un posto per dormire, andasse a caccia e cucinasse, tutto per farmi stare meglio".

"Se la metti in questo modo, sembro una stronza", sbuffo.

"Ti sto solo prendendo in giro". L'uomo ridacchia di nuovo, "Sembra che tu non abbia dormito per ottantaquattro anni e, a giudicare dalla notte scorsa, posso dire che non hai passato le migliori ultime due settimane. Cos'ha un piccolo cucciolo come te di cui preoccuparsi?"

Improvvisamente mi ricordo cos'è successo la scorsa notte e mi stringo il petto, "Solo... Solo..."

L'uomo getta il suo bastone nel fuoco, "Non avrei dovuto chiedere. Non mi conosci neanche. Perdonami".

Le sue maniere mi riportano indietro di un paio di passi mentali quando mi permette di toccare il cervo prima ancora che lui vi si avvicini. È insolito per un Alfa lasciare che un rango inferiore mangi prima. I grassi e le carni ricche di sangue sono sufficienti a soddisfare la mia lupa e la sua fame. Per questo, gli sono grata.

Dopo qualche attimo di silenzio e di raccolta delle ossa del cervo, finalmente chiedo: "Come ti chiami?"

L'uomo sospira pesantemente e chiude leggermente gli occhi. Sembra essere immerso in pensieri profondi, prima di girarsi verso di me e dire: "Mi chiamo Jake".

Non ho potuto fare a meno di chiedere: "Da State Farm?" Jake scuote la testa e ride immediatamente.

"Sì. Da State Farm".

"Da dove vieni?"

Jake sorride e mi lancia un'occhiata: "Dal nulla".

Non passa molto tempo prima che sia sera. Jake mi ha portata a fare un giro nel suo territorio e mi ha mostrato un paio dei suoi posti preferiti per cacciare e i laghi con l'acqua più pulita.

"Vivi qui tutto solo?", chiedo. Per un attimo i nostri occhi si incrociano e, nei suoi, posso vedere la solitudine.

Jake si schiarisce la gola, guarda oltre il lago e nella boscaglia dall'altra parte: "Sì. Lo faccio da quando riesco a ricordare".

"E il tuo branco?" Seguo il suo sguardo e noto qualcosa di particolare mentre le foglie iniziano a muoversi.

"Questa storia è per un'altra volta".

"Grazie per tutto quello che hai fatto per me". Sorrido a Jake mentre attizza il fuoco con il suo bastone. Ho provato e riprovato, ma non sono riuscita a ottenere altro da lui. Forse ho toccato un tasto dolente, ma non si legge sul suo volto. "Penso che dovrei togliermi dai piedi ora, i miei genitori probabilmente sono molto preoccupati".

C'è un tacito rispetto tra noi.

"Sei la benvenuta quando vuoi, Moonlight". Jake si alza e allunga la mano, "Se mai dovessi trovarti nei guai, sarai sempre la benvenuta qui".

Un paio di minuti dopo, lo saluto a malincuore al confine del suo territorio.

"Continua ad andare dritto finché non vedi il grande fiume, poi seguilo giù e alla fine arriverai dove vuoi andare".

Jake mi fa un cenno mentre io parto di corsa. La mia adrenalina inizia a pompare e posso sentire le mie ossa che scricchiolano e iniziano a prendere un'altra forma. Salto da un grande tronco di quercia e atterro a quattro zampe.

Lynne è entusiasta di essere libera. Salta e si sente libera mentre il vento invernale pungente scorre attraverso la sua pelliccia. Nonostante l'euforia, sa di non doversi allontanare dal sentiero mentre ci imbattiamo nel fiume di cui parlava Jake.

La mia lupa si prende del tempo per godersi le fresche acque, prima di trotterellare felicemente con la testa e la coda alta. Così come farebbe una vera Luna in un territorio sconosciuto.

Non passa molto tempo prima di arrivare ai confini del branco. Lynne è bombardata da guerrieri e guardie del gruppo di mio padre che supervisiona. I lupi bianchi di Landon e Riley sono tra loro.

"Lake!" La voce di mio padre è adirata mista a sollievo, "Ci siamo preoccupati da morire!"

Lynne si inchina a pancia in giù verso mio padre in segno di rispetto. Le sue orecchie sono piegate all'indietro e la coda poggia a terra. È il suo modo di scusarsi visto che è stata soprattutto lei la ragione per cui sono scappata via dal territorio.

"Lake Mavris". Il tono dell'Alfa risuona nell'aria. Tutti si fermano e si inchinano al nostro leader. Sia i lupi sia le forme umane.

"Ho sentito che questa notte sei stata motivo di preoccupazione per tutti i presenti".

La mia mente è immediatamente contaminata dalla vista del mio compagno in piedi accanto a suo padre. Il suo profumo riempie le mie narici. Il mio olfatto è intensificato migliaia di volte quando sono Lynne.

Lynne non può sopportare di vederlo e forza una dolorosa mutazione. Le ossa si incrinano nuovamente e presa dal dolore non posso fare a meno di emettere un leggero guaito.

Il mio viso è rosso per l'imbarazzo mentre mio padre mette rapidamente il suo cappotto sul mio corpo umano. Tutti i lupi maschi non accoppiati presenti drizzano le orecchie e mi osservano. La maggior parte di loro sta fissando il mio collo, tralasciando il resto del mio corpo.

"Dove sei stata?" L'Alfa mi guarda, indifferente a quello che è appena successo. "Sicuramente hai una buona ragione per aver abbandonato il territorio del branco".

Abbasso la testa in segno di rispetto, "Una certa questione ha portato il mio lupo allo stato di agitazione, Alfa. Avevo bisogno di andarmene prima che gli umani che frequentano la scuola mi vedessero mutare".

"Sono certo saresti potuta tornare entro la notte". L'Alfa fa un passo verso di me. La sua mano si mette sotto il mio mento e solleva i miei occhi per guardarli nei suoi, "Figlia mia, cosa ti preoccupa?"

I lupi intorno a noi si muovono a disagio. Il mio compagno si schiarisce la gola. È ovvio che L'Alfa non è stato messo al corrente di quello che è successo tra me e suo figlio.

"Lynne sta aspettando con ansia l'arrivo del suo compagno, Alfa". Faccio fatica a pronunciare le mie parole. È come se fossero blocchi di metallo conficcati nella mia gola. "Vedere tutti gli altri con i loro compagni l'ha resa incontrollabilmente gelosa e irrequieta".

"Capisco, beh", l'Alfa mi dà una pacca sulla spalla e si schiarisce la gola, "Il tuo compagno si mostrerà presto. Hai da poco compiuto diciotto anni, è solo una questione di tempo".

Non posso fare a meno di stabilire un contatto visivo con il mio compagno. La sua espressione è tesa, con le labbra in una linea sottile e i muscoli della mascella sporgenti. Dai suoi straordinari occhi verdi si accenna un'emozione.

"Lake..." Landon arriva dietro di me e mi allontana dalla folla. Andiamo dietro un capannone di forniture che i guerrieri usano per allenarsi.

"Grazie", mormoro una volta che siamo lontani quasi dalla dalla vista di tutti. A questo punto, il mio cuore sta battendo all'impazzata. Mi ci vogliono un momento o due per riprendere fiato.

"Fammi vedere il tuo collo". Landon sposta il cappotto che mio padre mi ha messo addosso. La sua faccia diventa cupa e tesa. "Lo sapevo".

Il mio fratello gemello impreca sottovoce e calcia un sasso verso il retro del capanno. La confusione e l'ansia inondano la mia mente e il mio corpo.

"Landon, cosa c'è?", chiedo. Lui mi ignora e impreca di nuovo sottovoce.

"Non è niente", risponde. "Andiamo a darti una ripulita".

Sono passate un paio d'ore e sono finalmente al caldo nel mio letto. Lascio che piumoni e cuscini mi avvolgano in uno strato di conforto. E per la prima volta, dopo un po' di tempo, riesco a dormire bene.

La sveglia mi risuona nelle orecchie e gemo. Una volta spenta, mi alzo e mi stiracchio. Lynne è intontita, ma si sente meglio di ieri e dell'altro ieri notte.

Accendo la luce e sbadiglio. I miei occhi ci mettono un minuto a regolare la luce e, una volta fatto, lo vedo.

È sul lato sinistro del mio collo. Qualcosa che non avrei mai pensato potesse trovarsi sul mio corpo.

Ci sono vene scure in rilievo ed è livido. I segni dei canini e il sangue secco. La mia pelle non sta guarendo come farebbe normalmente e ci sono prove di irritazione, a giudicare dagli anelli rossi che circondano i segni dei denti. Il pus bianco sta uscendo dalla pelle gonfia e circostante.

Il Marchio del Tradimento.

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