Alfa, aiutami! - Copertina

Alfa, aiutami!

Sqible Holloway

Capitolo 2

HAYLEY

Vedo che l'oscurità si è diffusa e che la luce che brillava dallo spioncino questa mattina non c'è più.

Sbircio dalla mia "finestra" e vedo che tutti i membri del branco sono riuniti, ma senza la mia lupa non riesco a sentire quello che dicono.

Ogni anno, nel giorno del mio compleanno e della morte di mia madre, il branco si riunisce per piangere la loro Luna caduta, e per pregare che stia bene e che sia felice con Selene, la Dea della Luna.

Odio il mio compleanno. È solo un altro promemoria del fatto che abbia ucciso mia madre e che sia un essere umano orribile e disgustoso.

Abbasso la testa per la vergogna, mentre le lacrime cominciano a scendermi sul viso e crollo a terra in preda al dolore.

Mi volto nuovamente verso la finestra della cella quando sento degli ululati. Il branco si sta spostando per omaggiare il vedovo alfa e la defunta Luna.

Questa è la mia occasione. La mia unica possibilità di fuggire da questo inferno.

Tutte le guardie che avrebbero dovuto essere di pattuglia sono all'incontro per la loro Luna, quindi avrò una fuga veloce.

Sollevo rapidamente il materasso e tiro un sospiro di sollievo quando trovo la chiave magnetica. Per una volta sono grata di avere solo un materasso malconcio, invece della struttura di un letto vero e proprio.

Faccio un balzo dal mio "letto" alla porta della cella. Sbircio fuori, per sicurezza, controllando in entrambe le direzioni.

Niente.

Il cuore inizia a battermi forte e le mani mi si inumidiscono. Avvicino la chiave magnetica alla porta, per inserirla nella serratura, ma mi scivola e cade sul cemento. Per un attimo, mi si ferma il cuore.

Mi accovaccio sulle ginocchia e allungo il braccio il più possibile tra le sbarre della cella, in avanti, senza riuscire a raggiungerla. Sono troppo bassa.

Continuo a spingere attraverso le sbarre per afferrarla. È la mia unica possibilità di fuga, quindi non devo smettere di provarci. La mia unghia graffia a malapena la chiave magnetica.

Cerco di trascinarla verso di me, in modo da riuscire a sollevarla, e non appena è abbastanza vicina la prendo in mano.

Ho ancora una possibilità! Questa volta faccio più attenzione, inserisco la chiave nella serratura e sento un ronzio. Il cancello si apre. È aperto!

Lo spingo lentamente, sperando di attutirne lo stridore. È la prima volta che esco dalla mia cella da quando avevo sette anni.

Spingo l'alluce in fuori e il resto del piede lo segue fino a quando non è piatto sul pavimento. Ripeto la stessa cosa con l'altro piede. Sono fuori!

Ricontrollo che non ci siano guardie nei dintorni.

Mio padre veniva sempre da sinistra, quindi comincio a camminare in quella direzione. Percorro il corridoio in penombra e continuo a correre finché non vedo un'altra porta.

Cerco una chiave, ma non trovo nulla. Vedo però un'altra serratura, uguale a quella della porta della mia cella. Ci inserisco dentro la stessa chiave magnetica e sento nuovamente un ronzio. La porta si apre.

Scapperò! Posso farcela!

Salgo una serie di scale che portano a una botola. È bloccata. Continuo a spingere con tutte le mie forze finché non si apre con un forte boato.

La botola giace a terra. Attraverso di corsa il corridoio fino a raggiungere il mondo esterno.

Ho sognato questo momento innumerevoli volte: essere libera e poter sentire di nuovo l'erba sotto i miei piedi.

Ma il pensiero di essere catturata ha il sopravvento sulle mie sensazioni di felicità e mi metto a correre a piedi nudi verso la foresta più vicina, senza guardarmi intorno.

Non sono sicura se possano riuscire a sentirmi con i loro sensi amplificati. Non so quanto siano sviluppati i sensi di un lupo adulto. Mi sposto più rapidamente di quanto le mie gambe mi permettano, ma in realtà non sono molto veloce.

Anche se ho sangue alfa dentro di me, l'assenza della mia lupa ne annulla i poteri, quindi corro al massimo delle mie forze umane.

Mentre sfreccio tra gli alberi, tutto diventa confuso. La mia unica missione è lasciare il territorio del mio branco.

Non mi seguirebbero mai in un territorio che non è il loro. Altri branchi potrebbero interpretarlo come una dichiarazione di guerra.

Il Branco della Notte di Sangue ha un'enorme quantità di territorio, quindi dovrò correre per ancora un bel po', prima di riuscire a sfuggirgli. Ma dopo aver corso per circa quaranta secondi, mi manca già il fiato.

Sono rimasta in cella per dodici anni, quindi non ho molta resistenza. Correre, anche se per brevi tratti, è faticoso.

Mi appoggio a un albero cercando di riprendere fiato, ma mi sento mancare il respiro al suono di zampe che colpiscono il terreno, dirigendosi nella mia direzione.

Ricomincio a correre, usando tutta l'adrenalina che mi è rimasta per conquistare la libertà. Mi stanno raggiungendo, e non riesco a capire da quale direzione provengano.

Però capisco di aver quasi raggiunto il confine, perché sento i lupi far scattare le mascelle e digrignare i denti contro di me.

Mi spingo oltre i miei limiti, cercando di andare più veloce di un branco di lupi. Sono così vicina, ce l'ho quasi fatta.

Vedo il confine davanti a me. Non smetto di correre, non mi volto, continuo a guardare solo in avanti.

Per fortuna la luce della luna crea una sorta di percorso verso la mia nuova vita, che si spera sia migliore.

Manca così poco...

Un ringhio riecheggia nel bosco quando uno dei miei piedi supera la linea del confine, seguito subito dopo dall'altro.

Allora lo sento: il legame con il Branco della Notte di Sangue che si spezza. Pensavo che sarebbe successo quando avevo perso la mia lupa, ma non era stato così.

Non appartengo più al Branco della Notte di Sangue. Ora sono una reietta, una canaglia. Non appartengo a nessuno. Sono libera.

Ce l'ho fatta. Sono scappata...

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