FMI: Prigioniero della sirena - Copertina

FMI: Prigioniero della sirena

F.R. Black

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Summary

Gli agenti maschi non sono una novità per la Fata Madrina Inc, ma Jensen... scusate, "King", è qualcosa di completamente diverso. Buttato in un nuovo mondo con nuovi nemici, a capo di una nave in mare aperto, riuscirà a conquistare l'obiettivo o si schianterà contro gli scogli? E riuscirà a mettere a tacere il suo oscuro passato e trovare la sua regina dei pirati?

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27 Chapters

Capitolo 1

Libro 7: Dalila

Gli agenti maschi non sono una novità per la Fata Madrina Inc, ma Jensen... scusate, "King", è qualcosa di completamente diverso. Buttato in un nuovo mondo con nuovi nemici, a capo di una nave in mare aperto, riuscirà a conquistare l'obiettivo o si schianterà contro gli scogli? E riuscirà a mettere a tacere il suo oscuro passato e trovare la sua regina dei pirati?

Venti anni prima

"Jensen, hai prestato attenzione?" Mi sussurra mia madre all'orecchio, mentre guardo mio padre interrogare lo zio Tony dal balcone del magazzino sotterraneo.

Una luce intensa lo illumina, mentre gli uomini di mio padre iniziano a tirarsi su le maniche preparandosi al pestaggio.

Deglutisco e annuisco con la testa.

"Cosa vedi?" Mi chiede Bruna King, mia madre nonché psicologa. "Dimmi la prima cosa che noti".

Ho la gola secca quando vedo il piede di mio zio Tony sbattere contro il tavolo. Poi il mio sguardo va alla sua mano sulla scrivania, al suo mignolo che si infila nel metallo. In modo quasi impercettibile, ma io lo noto.

Lui gira la testa da un lato, poi dall'altro, e il mio sguardo si concentra su di lui. "È nervoso".

"Sì, Jensen", sussurra, e riesco a sentire l'ombra di un sorriso nel suo tono. "Ma è per senso di colpa? O è solo nervosismo?"

Prendo un respiro profondo mentre osservo mio padre che gli fa delle domande. "Non lo so".

Ma invece lo so. Mia madre ha cominciato ad addestrarmi non appena ho imparato ad allacciarmi le scarpe e ora che ho dodici anni, sono in grado di fare molte più cose dei miei coetanei.

Mi piace lo zio Tony. È una testa calda ed è impulsivo, o almeno così ho sentito dire da mio padre molte volte, ma so che è una brava persona.

Tony mi ha sempre trattato come uno di famiglia, mi ha portato il gelato nelle giornate più calde e accarezzato i capelli quando nessun altro lo faceva.

Certo, frequenta le persone che mio padre odia, ma questo non lo rende una cattiva persona.

Un giorno mi ha persino fatto guardare le sue riviste porno, mostrandomi tutte le cose da cercare in una donna e lasciandomi poi fumare una sigaretta.

Mi ha detto che una donna del genere un giorno farà di me un uomo e io gli credo.

Anche se non lo dirò mai a nessuno, ho rubato alcune delle sue riviste mentre lui era impegnato a fumarsi una canna con i suoi amici in cucina. Sono sotto il mio materasso e ho cerchiato le mie ragazze preferite con un pennarello rosso brillante.

Quelle donne sono bellissime.

Ne sono rimasto affascinato.

Mi piacciono di più quelle che non sorridono alla macchina fotografica, quelle più serie con espressioni arrabbiate.

Forse è per via dell'addestramento a cui mia madre mi ha sottoposto in tutti questi anni, ma mi piace il mistero, mi piacciono i segreti. Mi fanno venire voglia di scoprire cosa pensano e chi sono: l'impulso di scavare in profondità mi consuma.

I loro occhi mi affascinano: li fisso più a lungo del dovuto.

E sì, mi piace Tony. Mi tratta come un essere umano, come un amico, non come un bambino, ma come uno dei ragazzi. Ma non fraintendetemi, ho legami anche con altre persone.

Mia madre è premurosa, ma molto professionale, al punto che mi viene da pensare di non essere suo figlio ma un suo progetto. A livello personale, c'è una distanza che lei non supera mai, o forse non ci riesce mentalmente.

Bruna fa del suo meglio però, questo posso dirlo.

Non la chiamo mamma: insiste che la chiami per nome, e questo è tutto ciò che so.

Osservandola e analizzandola con le stesse capacità che mi ha insegnato, ho capito che non è materna. Quindi, farmi entrare nel suo mondo addestrandomi è il suo modo di entrare in contatto con me.

Bruna incalza. "Ah, non è abbastanza per prendere una decisione sicura. Cerca altro, Jensen. Cos'altro vedi?"

Sento un rivolo di sudore sulla nuca e non dico nulla.

La disapprovazione nel suo tono mi è chiara e mi dispiace deluderla. "Jensen, stai infrangendo la prima regola. Qual è la prima regola?"

Non mi piace questa situazione.

Non voglio mettere Tony nei guai.

"Jensen", dice con fermezza.

"Non lasciare che le emozioni offuschino il tuo giudizio", sussurro, sentendomi male.

"Cos'altro vedi?"

"Non voglio farlo, Bruna", la supplico, non mi piace e voglio andarmene.

"Che. Cosa. Vedi?"

Stringo i denti mentre guardo più a fondo.

"Quante volte ha usato la parola ehm?"

"Sei".

"La sua voce?"

"Forte e sulla difensiva, troppo alta".

"E i suoi occhi, Jensen?"

"Non riesce a mantenere il contatto".

"E cos'altro?"

"Le sue labbra: se le lecca troppo".

"Perché?"

Mi prendo un momento, cercando di essere come Bruna e di tralasciare le emozioni, con la mascella che si stringe. "Il sistema nervoso".

"Ah sì, e cos'altro provoca il sistema nervoso nel colpevole?"

"Il sudore".

"Dove?"

Chiudo gli occhi e poi li riapro, osservando Tony con attenzione. Dopo qualche minuto, sussurro: "Il labbro superiore". Vedo una leggera lucentezza che riflette la luce quando gira la testa verso destra.

Rilascio un respiro quando mio padre si gira verso di noi, con la sua figura imponente sovrastante, e cammina nella nostra direzione, guardandoci. "Bruna. Che ne dici del nostro Tony?"

Si affida a Bruna per tutte le decisioni.

Lei è il vero burattinaio, è la mente, mentre mio padre è il braccio.

Il mio cuore batte all'impazzata quando lo sguardo pietrificato di Tony si scontra con il mio e il mio cuore subisce un duro colpo. Perché ha dovuto fare l'idiota?! Perché lo zio Tony ha dovuto mettersi nei guai con il nemico?

Perché, perché, perché, perché, perché...?

"Sarà Jensen a prendere la decisione", ordina mia madre accanto a me, afferrandomi il collo da dietro e tenendomi fermo.

Cosa?

Alzo lo sguardo verso di lei, non può essere seria. "No", sussurro appena, le mie guance si arrossano per l'imbarazzo e lo shock.

"Jensen", dice con tono severo, il suo sguardo freddo come una lama d'acciaio si sposta su di me. "Questo è ciò che sei: un giorno prenderai il mio posto. Devi..."

Sento ogni sguardo su di me e so che non posso mentire. Bruna se ne accorgerebbe. Gli uomini di mio padre sorridono e sghignazzano, mentre guardano il piccolo Jensen King, erede del regno dei casinò di mio padre, comportarsi come un coniglio.

Il mio respiro si fa affannoso e maledico mio zio per avermi messo in questa situazione.

***

Presente

Quel giorno non l'ho mai dimenticato, perché mi ha traumatizzato profondamente. Le urla di Tony mentre veniva picchiato a sangue mi perseguitano ancora di tanto in tanto.

Bruna mi ha costretto a guardare e quando un getto di sangue mi è schizzato sul viso e sulla camicia a causa del colpo dato dalla mazza da baseball, ho capito che il mio cuore si era indurito.

Le visioni di Tony si verificano soprattutto quando sono solo e ubriaco, quando la mia mente sblocca ricordi sepolti senza il mio consenso.

Ora, vent'anni dopo, ho affinato e perfezionato il mio talento grazie alla mia cara e dolce Bruna.

Con l'astuzia di una volpe ho preso il controllo dell'impero di Rau King a Las Vegas e ho raggiunto la vetta grazie agli insegnamenti di Bruna.

Le urla lontane di Tony ora sono solo un graffio, un'increspatura nel tempo.

Non significano nulla ora.

Tiro forte il sigaro, mi appoggio alla sedia e mi guardo intorno, seduto al tavolo da poker del Palms Casino, nel mio salotto privato e poco illuminato.

Metà delle persone sono spaventate a morte e con lo sguardo sfuggente, mentre l'altra metà indossa dei fottuti occhiali da sole.

Non si fidano di me. A volte neanche io mi fido di me stesso, ma mi va bene così.

1, 2, 3, 4,

Le luci sfarfallano sopra la mia testa, mentre osservo questi scagnozzi sudare per le migliaia di dollari che perderanno contro di me.

Sorrido guardando ognuno di loro, con gli occhi socchiusi mentre soffio fuori il fumo, sapendo di non avere un cazzo. Ma tutti loro pensano che io abbia qualcosa ed è per questo che sono bravo in questo gioco.

Oppure sono troppo spaventati per scoprire il mio bluff.

Ho una coppia di cinque.

Trattengo una risata, perché nessuno deve poter leggere la mia follia, e questo è ciò che faccio per scaricare la rabbia e lo stress. Mi piace guardare questi idioti che si cagano addosso.

Non sono comunque famoso per avere tutte le rotelle a posto ed è per questo che posso comportarmi come voglio e, nel frattempo, fotterli mentalmente.

La voce di Bruna riecheggia sempre nella mia testa nelle rare occasioni in cui lascio uscire le mie emozioni.

"Jensen, non abbassare mai le difese e non esporre la tua debolezza. Non devi lasciare che le emozioni si manifestino sul tuo volto".

La cosa ironica è che è stata lei a causare la mia pazzia, le mie emozioni scombinate.

Ho trascorso anni come sua cavia da laboratorio, mentre mi addestrava con esperimenti basati sul trauma. Bruna credeva fermamente che la mente diventi invincibile quando viene desensibilizzata.

Ricordo che una volta mi ha mostrato un cucciolo, dicendomi che sarebbe morto se non avessi letto correttamente il linguaggio del corpo della sua vittima.

Sbagliai e non saprei dire quante altre volte vidi morire creature innocenti a causa delle mie decisioni sbagliate.

Mi voleva rendere proprio come lei e ce l'ha fatta, cazzo.

Ora non provo più nulla e non sono sicuro di essere in grado di provare ancora emozioni, se non in una versione narcisista ed egocentrica.

Potrei diagnosticarmi facilmente: "Disturbo borderline della personalità", per dirla in modo gentile.

Sento un rumore e la porta del mio salotto si apre. Alzo le sopracciglia quando entra un uomo che non ho mai visto prima, scortato dalla mia sicurezza.

Un nuovo giocatore?

Chi cazzo è? Chiedo a Billy, mio cugino, con lo sguardo.

"King, quest'uomo dice di avere un appuntamento con te". Billy tira fuori la pistola, facendo irrigidire tutti.

Be', interessante.

"Un appuntamento?" Chiedo spegnendo il sigaro, poi faccio un cenno a tutti i presenti al tavolo. È un cenno di saluto a tutti e la stanza si libera rapidamente, senza che nessuno faccia domande.

I miei sensi si mettono immediatamente in allarme, ma esteriormente rimango calmo e mi appoggio alla sedia per affrontare la situazione. Mi si rizzano i peli sul collo e mi tendo.

Sento le armi che ho con me, negli spallacci, che mi ricordano di rilassarmi.

I miei occhi raccolgono rapidamente le informazioni.

Quest'uomo sembra molto ben vestito, al punto da non sembrare realistico e soprattutto fuori luogo per questo locale notturno pieno di gangster e truffatori.

Riesco persino a sentire il profumo della sua colonia, che mi fa pensare a qualcosa di regale, che non riesco a identificare.

Ora sono curioso.

Non mi viene mai la pelle d'oca e ora ce l'ho.

La sua energia è potente.

Mi alzo sulla sedia e il mio sguardo si concentra sui suoi capelli biondi, acconciati in modo attraente. Non sono troppo lunghi e sono abbastanza corti da far pensare che li abbia appena tagliati.

Non un solo capello sembra essere fuori posto, il che mi impressiona. La maggior parte degli uomini e delle donne in genere esagera per mostrare la propria importanza e ricchezza.

I suoi capelli non sono eccessivamente ingellati, ma quanto basta per dare l'impressione di perfezione ed eleganza.

Il suo abito? Ne valuto rapidamente il taglio e la qualità mentre mi sta davanti.

Gucci? No, ma posso dire che non è un tarocco.

Sembra italiano o comunque di un materiale costoso, che vale più di tutte le fiches presenti su questo tavolo. Si adatta perfettamente al suo corpo, cosa che normalmente richiede molto denaro e precisione.

Ha la mia attenzione.

"Chi cazzo sei?" Chiedo con noncuranza, incontrando il suo sguardo azzurro vivo e tenendomi pronto.

L'uomo sorride e dà un'occhiata ai miei uomini, poi torna a me. "Hai ricevuto la mia lettera ieri?"

Mi acciglio, prendendomi un attimo di tempo. "Lettera?" Dico, e poi lo osservo, con il corpo pronto a reagire se dovesse fare qualcosa. Mi rivolgo a Billy, ma tengo gli occhi puntati sull'intruso. "Di cosa sta parlando?"

Sento l'imbarazzo nella voce di Billy. "L'unica lettera che abbiamo ricevuto è qualcosa che non vale il tuo tempo".

Guardo i lineamenti arrossati di Billy e sorrido, uno sguardo che mi hanno detto essere in grado di congelare l'acqua.

"Non vale il mio cazzo di tempo?" Alzo la mano. "Chiaramente quest'uomo non è d'accordo". Gli lancio un'occhiata. "Hai un nome?"

Sembra che si stia divertendo e la cosa mi lascia perplesso. "Puoi chiamarmi Pierce".

"Pierce?"

"Esatto".

"Cognome?" Aggiungo, ricordandomi di rimanere calmo.

"Azzurro", risponde lui con leggerezza, mantenendo il mio sguardo mentre un sorriso si affaccia sul suo volto.

"Cosa vedi, Jensen?" Sento la voce di Bruna dentro di me.

Il suo sguardo è fermo e costante.

Non si è pizzicato né grattato in nessun punto del corpo.

La sua postura è rilassata ma ferma.

I muscoli del suo viso non sono tesi e non mi danno segni di possibile tensione o di cattivi propositi.

La sua voce è uniforme e intrisa di un umorismo rilassato.

Cazzo.

Quest'uomo non è affatto nervoso.

"Cosa vuoi?" La mia voce è bassa e letale, una voce che uso solo quando sto per uccidere qualcuno.

"Ti dispiace se parliamo in privato?" Pierce lancia un'occhiata agli uomini che gli stanno intorno. "Senza offesa", si scusa con gli uomini.

"Capo..."

"Perquisitelo", ordino, volendo vedere quanto è coraggioso quest'uomo, "e poi andatevene, cazzo". Posso dire che Pierce non sarebbe così stupido da tentare qualcosa.

Non con quell'abito.

Gli controllano le armi e il Signor Misterioso del Cazzo si siede al tavolo da gioco, di fronte a me. Non ho idea di cosa voglia fare: se vuole soldi, prostitute o fare affari.

Il suo accento ricorda quello britannico, ma diverso.

"Va bene", dico con calma. "Cosa ti porta qui stasera a rischiare di farmi arrabbiare? Hai dieci minuti".

"Non vorrei farti arrabbiare, Jensen. Lo sei?" Mi chiede e prende la pila di carte, le mescola e mi guarda.

Sono arrabbiato?

Questo stronzo mi ha chiamato Jensen.

Il mio nome è King.

Nessuno mi chiama più così.

"Non ancora", dico, guardandolo, cercando di capire a cosa mira. "Quale lettera?" Mantengo la calma. Mette giù le carte e tira fuori una lettera scintillante da dentro il cappotto, facendomi innervosire.

"Ma che cazzo?" Dico, accigliato. "Che cazzo è?!"

Quella dannata cosa sta brillando.

Mi metto subito in guardia, chiedendomi quale sia la sostanza chimica che la fa brillare. Il mio sguardo si fissa nel suo e mi rendo conto che è calmo come prima.

Sono io a perdere la testa, non lui.

"Rilassati", dice Pierce. "E leggi questo. È un'offerta: sto richiedendo i tuoi servigi".

"Non offro nessun cazzo di servizio. Sai chi cazzo sono?" Chiedo. Una parte di me è stupita dalla sua audacia e un'altra parte lo ammira.

Pierce rimescola il mazzo di carte.

"Jensen King, figlio di Bruna e Rau King. Tua madre vive ancora, ma soffre di demenza senile ed è in una casa di cura, mentre tuo padre è morto per aver giocato sporco.

Hai un dono: leggere le persone, sei ipersensibile ai dettagli. Sono qui per fare un accordo con te".

"Quindi hai fatto delle ricerche", dico con attenzione, sapendo che non sarebbe stato difficile scoprire tutto con un po' di indagini. Ed è chiaro che ha i soldi per assumere qualcuno.

"Un accordo? E cosa avresti che io vorrei in cambio?"

Pierce si china in avanti e distrattamente stende le carte a faccia in su.

Abbasso lo sguardo sulle carte e poi i miei occhi si dirigono verso i suoi, con il battito accelerato. Sono a due secondi dall'estrarre la pistola.

Tutte le carte sono assi.

Tutte.

Come cazzo è possibile?

Ho prestato molta attenzione e non ho colto nessun movimento rapido della mano per ottenere una cosa del genere. "Dammi la lettera".

Pierce mi porge la lettera e io inizio a leggerla, chiedendomi con cosa ho a che fare.

Jensen, devi osservare tutti i dettagli prima di reagire emotivamente.

Rileggo la lettera due volte, non credendo a ciò che vedo, con la mia mente che cerca di dargli un senso.

Alzo lentamente lo sguardo verso di lui: "Ora capisco perché questa lettera non mi è stata consegnata".

Pierce si appoggia alla sedia. "Il destino ti vuole, per qualche motivo, e io lo prendo molto sul serio. E poi... credo che tu sia perfetto per questo. È un'intuizione.

E le mie intuizioni…" Fa una pausa, lanciandomi un'occhiata acuta, "raramente sono sbagliate".

"Sei fuori di testa, cazzo. Come hai scoperto di Tony? Hai cinque minuti per dirmi come fai a sapere di quella notte". Sussurro la minaccia e sento che la mia vista si sta annebbiando.

"Fata Madrina Inc?!"

La lettera dice che sono dispiaciuti per la mia educazione traumatica. Un ragazzo non dovrebbe mai essere privato della sua infanzia in questo modo. Ma che cazzo?!

La lettera dice anche che Tony non mi ha incolpato per quello che è successo. Questo supera il limite.

"Jensen", Pierce si sporge in avanti. "Hai letto la parte in cui dicevi che saresti diventato un nostro agente?"

"Per trovare il vero amore? E competere con altri uomini?!" Urlo, sporgendomi anch'io in avanti e sorridendo. "Ti sembro un fottuto idiota? Viaggiare in un altro mondo?"

Quest'uomo è più pazzo di me.

"Beh, per essere chiari, so che la parte dell'amore potrebbe non interessarti. Non sei obbligato a innamorarti, Jensen", dice Pierce, con lo sguardo fermo e sicuro.

"Ma, qualunque sia il motivo, il destino ti vuole. La realtà è più strana della finzione e tu stai per seguire un corso intensivo su questo argomento".

Deglutisco.

Il mio addestramento mi dice che quell'uomo non sta mentendo.

Ma è impossibile.

Continua: "La mia offerta è questa". Pierce estrae un dispositivo e immediatamente un'immagine virtuale viene proiettata nell'aria.

Il mio cuore salta un battito, non avendo mai visto una tecnologia del genere. Qualcosa di russo, forse?

"Riconosci questo?" Pierce mi guarda, con sguardo sornione.

Il mio cuore batte forte mentre guardo l'immagine, poi mi acciglio. "Questo è il mio... " Faccio una pausa, cercando di riordinare i pensieri. "Questo è il mio caveau al Golden Lion".

Lancio un'occhiata a Pierce, sapendo che si tratta di un ricatto. "Dimmi che cazzo sta succedendo!"

Pierce agita la mano e viene visualizzata un'altra immagine che mi fa salire il sangue da zero a mille. "Ma che cazzo?!"

Vedo un gruppo di persone vestite completamente di nero che si calano dal soffitto.

"Ti stanno derubando, Jensen. Cinquecento milioni, a dirla tutta", dice Pierce con cautela. "E la faranno franca".

Guardo Pierce, diventando rosso e respirando a fatica. "Mi stai ricattando?!"

Lui sospira. "Mai, ti sto solo motivando".

"Questi sono i tuoi uomini? Figlio di puttana!" Sto per prendere la pistola.

"Decisamente no". Pierce ridacchia, spolverando qualcosa dalla manica, calmo come sempre.

"I soldi terreni non servono a nulla, da dove vengo io. Non è opera mia, piuttosto sei tu che hai dei nemici ambiziosi".

Sono al limite dell'ebollizione e mi alzo lentamente. "Ti ucciderò".

"Jensen", dice Pierce con calma, guardandomi negli occhi. "Lavora per me per tre mesi, e io farò subito scattare l'allarme e salverò i tuoi milioni".

Lo guardo, cercando di placare la mia rabbia.

"Jensen, non lasciare mai che le emozioni ti dominino. È così che si commettono errori". Sento Bruna nella mia mente.

"Vedi", Pierce agita le mani sul pad virtuale, "i miei agenti sono pronti a fermare questo colpo quando lo dico io. Sta a te decidere".

Vedo quattro persone molto basse in tenuta SWAT nera con la scritta FMI sul petto.

FMI?

Guardo Pierce, studiandolo, senza sapere cosa dire o pensare.

Per una volta, sono scioccato.

"Questo non è reale", sussurro, osservando gli uomini nel display virtuale che cercano di decifrare la combinazione con un sacco di attrezzature.

Poi i miei occhi si allargano, riconoscendo uno di loro dai lunghi capelli biondi che escono dal passamontagna. Sul suo collo, posso intravedere il tatuaggio di una farfalla e, cazzo, so chi è.

Jenna.

Non è possibile, cazzo.

La ragazza con cui esco senza impegno da sei mesi.

"Non è mia abitudine fare scherzi a uomini pericolosi". Pierce mi fa l'occhiolino. "Ho cose migliori e più divertenti da fare che far arrabbiare il famoso King Jensen".

Gli lancio uno sguardo duro. Non posso credere che Jenna mi abbia preso in giro per sei mesi, senza dubbio complottando con il suo cugino sfigato.

Conoscevo il problema. Ero troppo disinteressato per prestarle attenzione, non mi preoccupavo abbastanza per vedere la sanguisuga che avevo davanti.

Bruna sarebbe rimasta molto delusa.

Poi un sorriso si diffonde sul mio viso. "Dimostralo". Faccio un bel respiro calmante. "Come faccio a sapere che non ti stai prendendo gioco anche tu di me?"

Pierce prende una penna dal suo cappotto. "Firma il contratto e farò molto di più. Cambierò la tua vita".

Mi acciglio, chiedendomi come farà quest'uomo a dimostrarlo.

Mentirei se dicessi che non sono follemente curioso, perché non dà l'impressione di essere un ladruncolo bugiardo.

Abbasso lo sguardo sulla lettera. "Tre mesi?"

Mi viene da ridere per quanto è assurdo. Potrei ucciderlo e bruciare il contatto se si rivelasse un imbroglio malato. Ma voglio davvero vedere cosa farà questo pazzo.

"Fai prima la telefonata".

"Firma tu per primo".

È sicuro di sé. È così intrigante! La maggior parte delle persone di solito in mia presenza mostra segni di apprensione quando non è d'accordo con me.

Abbasso lo sguardo sulla lettera brillante e lo rialzo su Pierce, poi sugli stronzi che mi stanno derubando sul display virtuale. "Ti sventro se provi a fare qualcosa di strano".

"Non mi aspetterei niente di meno", dice, e sento il divertimento che traspare dai toni freddi della sua voce.

Sono troppo curioso ora.

Firmo, sapendo che finirò comunque per bruciarlo. Ma una strana sensazione di nervosismo mi assale quando guardo l'uomo che mi ha convinto a fare qualcosa che normalmente non avrei mai fatto.

Cinquecento milioni di dollari sono motivanti, glielo concedo.

Pierce sorride e si tocca l'orecchio, facendomi accigliare. "Suona l'allarme, Chad... e di' a Steven che non c'era bisogno di stendere così tanto la squadra nel furgone".

Pierce si gira verso di me e sussurra: "La mia squadra ha trovato altri tuoi nemici in dei SUV neri a tre isolati dal casinò".

Ma che cazzo? Il mio cuore salta un battito mentre lo guardo parlare chiaramente con i suoi uomini.

Pierce si gira, strofinandosi gli occhi. "Saranno a terra per giorni e sarà difficile per la polizia interrogarli... Solo… Lo so, di' a Steve che è un avvertimento.

Bene. Di' a Dion che siamo pronti per l'estrazione. Il nostro ultimo giocatore è pronto". Pierce mi fa l'occhiolino.

"Che cazzo?" Mi alzo e tiro fuori la pistola. "Ti hanno messo una cimice?!"

I miei uomini lo hanno perquisito!

Pierce fa un cenno allo schermo virtuale. "I tuoi amici qui non saranno contenti tra qualche secondo".

Vedo quegli omini bassi arrampicarsi l'uno sull'altro come se fosse un dannato circo, poi dare un calcio a uno degli allarmi, facendo scattare l'intero sistema di sicurezza e, come per magia, gli omini scompaiono.

Il mio cuore batte forte mentre guardo gli uomini di Jenna impazzire, chiedersi chi sia stato e cercare di interrompere la rapina.

Ognuno per sé.

Guardo Pierce. "Non stavi mentendo..." Mi interrompo, sentendo la mia pelle iniziare a formicolare. "Come facevi a sapere che l'avrebbero fatto?"

Questo... Non può essere vero.

La lettera...

"Fai un respiro profondo, Jensen", dice Pierce, mentre io lo guardo con occhi spalancati, con il battito accelerato dalle nuove sensazioni nel mio corpo.

"Cosa sta succedendo?" Mi viene da dire, prima che la mia vista inizi ad annerirsi.

Merda!

Benvenuto alla Fata Madrina Inc.

È l'ultima cosa che sento.

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