Predestinata all'alfa - Copertina

Predestinata all'alfa

Kelsie Tate

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Chapter
15
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18+

Summary

Sasha Lovett è rimasta sola per molto tempo. Orfana e ribelle per la maggior parte della sua vita, ha dovuto arrangiarsi come meglio poteva nel mondo degli umani. Ma questa sua vita si sgretola quando viene assunta in un'azienda gestita da un potente branco e guidata da un alfa ancora più potente. Un alfa che è anche il suo compagno e che non è entusiasta di essere accoppiato a una ribelle. Riuscirà Sasha a superare la sua paura e diffidenza nei confronti dei branchi e dei lupi che ne fanno parte? Riuscirà a conquistare il suo riluttante compagno? E quando i segreti del passato di entrambi verranno alla luce, la loro relazione finirà in amore o in odio?

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22 Chapters

Capitolo 1

SASHA

"Corri, tesoro".

"Ma mamma, sono stanca!"

"Lo so, tesoro, ma dobbiamo andare. Ho bisogno che tu corra".

Sasha correva nella foresta, cercando disperatamente di tenere la mano di sua madre. Le sue piccole gambe da bambina di quattro anni facevano fatica a tenere il passo.

"Elsie, da questa parte".

Sasha si voltò e vide suo padre a destra, che le faceva cenno di venire da lui. Sua madre prese Sasha in braccio e la tenne stretta mentre correva verso suo marito.

"Ci stanno seguendo?"

"Hanno detto che ci daranno tempo fino a domattina per lasciare le terre del branco. Potremmo raggiungere il confine meridionale in un'ora, se ci trasformiamo. Porto io Sasha".

Una volta che si fu trasformato in lupo, Sasha fu sollevata sulla schiena del padre e si aggrappò forte alla sua pelliccia mentre i suoi genitori correvano contro il sole, verso il confine meridionale. Si addormentò, ignara di quanto la sua vita sarebbe cambiata.

***

"Signorina Lovett, ho bisogno di quei documenti qui, subito!"

"Sì, arrivo!" Urlai, correndo dalla mia scrivania. Quell'uomo era a dir poco esasperante e ogni giorno ci voleva ogni grammo di contegno che avevo perché la mia lupa non lo sgozzasse.

Il signor Bettany era un essere umano basso e robusto, con un atteggiamento rumoroso e poco rispettoso nei confronti dei suoi dipendenti e di chiunque altro.

"Era ora..." Mi guardò male, mentre mi strappava i fogli dalle mani.

Avrei voluto licenziarmi, per far capire a quell'idiota che avevo chiuso con i suoi abusi verbali e che lui aveva più bisogno di me che io di lui. Ma era una bugia. Avevo bisogno di quel lavoro.

Non avevo nessun altro che si prendesse cura di me e nessun altro posto dove andare.

"Mi dispiace per l'attesa, signor Bettany. Ha bisogno di qualcos'altro?"

"No", brontolò, scacciandomi con la mano.

Mi sedetti alla scrivania e feci un respiro profondo, prima di passarmi le mani tra i lunghi capelli biondi.

"Sei sicura che non possiamo ucciderlo?"

Risi sommessamente al commento della mia lupa, Raya. "Se solo fosse possibile", borbottai.

Se dovevo essere sincera, sapevo che non avrei dovuto lamentarmi. Questo non era nemmeno il peggior lavoro che avessi mai avuto. Lavorare come inserviente in una spa era sicuramente in cima alla lista. Gli esseri umani erano super disgustosi.

Tuttavia, ero sempre alla ricerca di un altro lavoro. Uno che offrisse maggiore stabilità e sicurezza, magari con un aumento di stipendio.

Sarebbe stato bello potersi permettere un appartamento migliore. O anche cose basilari come vestiti nuovi e cibo delizioso.

"Signorina Lovett!"

Alzai gli occhi al cielo e mi alzai dalla scrivania, per dirigermi verso l'ufficio del signor Bettany. Mi assicurai di sfoggiare il finto sorriso di servizio che avevo perfezionato. "Sì, signor Bettany?"

"Ho una riunione alle nove di domani mattina. Dovrai allestire la sala conferenze e assicurarti che tutto sia perfetto. Ecco i dettagli".

Presi il fascicolo dal signor Bettany e, con un "sì, signore", tornai alla mia scrivania.

Sapevo che una riunione di prima mattina significava che sarei dovuta arrivare prima per allestire la stanza, cosa che non vedevo di buon occhio. Il signor Bettany non era esattamente noto per pagare volentieri gli straordinari.

Decisi di semplificarmi il più possibile le cose, preparando subito tutte le copie e gli opuscoli necessari per la riunione, così l'indomani avrei dovuto solo portare il carrello del caffè e sistemare i documenti sul tavolo.

Qualche ora dopo guardai l'orologio e vidi che erano quasi le cinque.

"Grazie al cielo..." Borbottai, prendendo il cappotto e la borsa prima di bussare alla porta dell'ufficio del mio capo. "Ha bisogno di qualcos'altro oggi, signor Bettany?"

"No. Puoi andare".

"Buonanotte, signore", risposi con un sorriso, prima di uscire dall'ufficio e dirigermi verso l'ascensore.

Una volta chiuse le porte, espirai e mi appoggiai alla ringhiera. "Devo andare a correre".

"Oh, cielo, ti prego!!! Sono passati secoli!" gridò Raya.

Io risi. "Ci siamo andate solo martedì".

"Due giorni tra una corsa e l'altra sono più lunghi di quanto dovrebbero essere".

Alzai gli occhi al cielo. "Va bene. Ma stavolta niente rotolamento nel fango. Sai quanto è stato imbarazzante tornare nel condominio in quelle condizioni?" Sentii Raya ridacchiare al ricordo.

Essere una ribelle significava non avere il lusso di correre su terreni protetti. Dovevo accontentarmi di guidare per mezz'ora fino al parco statale più vicino e sperare che nessuno mi vedesse.

Questo significava anche che non potevo andarci quanto avrei voluto. Per fortuna, fare palestra mi toglieva un po' di tensione. Arrivai al mio appartamento e mi misi qualcosa di comodo, prima di controllare il telefono mentre uscivo.

Nessun nuovo messaggio. "Peccato..." Borbottai. Speravo che qualcuno avesse risposto a una delle mie centinaia di richieste. "Immagino che domani dovrò davvero tornare al lavoro".

Dopo aver guidato per mezz'ora fino al parco statale ed essermi spogliata, mi trasformai, sentendo libertà e liberazione.

"Ricorda... niente fango!"

Raya ringhiò scherzosamente prima di correre nel bosco. Corremmo per ore, inseguendo animali selvatici e sguazzando nel ruscello, prima di tornare alla macchina.

Mi ritrasformai, con il respiro affannato per la corsa, mi vestii e tornai a casa.

Dopo essermi lavata via le conseguenze della corsa, mi buttai sul letto e mi feci scappare un sospiro rilassato. Correre era un'esperienza così intensa e, allo stesso tempo, calmante. Avrei voluto andarci più spesso.

"Forse, quando troveremo il nostro compagno, potremo andare quando vogliamo", disse Raya, speranzosa, ascoltando i miei pensieri.

"Non credo che questo accadrà mai", risposi, mentre mi addormentavo.

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