Il mio fratellastro è un orso mannaro - Copertina

Il mio fratellastro è un orso mannaro

Kelly Lord

Così si fa, mamma!

HELEN

L'orso grizzly si avvicinò alla Corolla. La grande bestia pelosa era quasi delle dimensioni della mia auto.

I miei occhi andarono agli spessi artigli bianchi e ossei che strusciavano sull'asfalto screpolato.

Le mascelle gialle che brillavano di saliva.

Gli occhi neri che mi guardavano da dietro quel muso che annusava l'aria.

Sta annusando me, pensai.

Non riuscivo a respirare.

Sto per diventare la cena di un orso grizzly?

Quello era un pasto che non volevo pubblicare su Instagram.

L'orso si fermò di fronte al mio paraurti, con la bava che colava sul mio cofano...

Volevo chiudere gli occhi, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo...

E poi....

Inaspettatamente...

L'orso si allontanò dalla mia macchina... e si addentrò nel bosco.

Aspettai dieci secondi, trenta secondi, quello che sembrava un minuto intero prima di prendere finalmente fiato.

Questa sarà la mia prima e ultima visita a Bear Creek, promisi a me stessa. ~Matrimonio o no, mamma mi deve un grosso favore.~

Schiacciai l'acceleratore e ripresi il viaggio, con gli occhi che sfrecciavano a ogni curva in cerca di segni del mio amico peloso.

Poi, più avanti, i miei fari brillarono su un altro cartello stradale.

Era un altro avvertimento di fare attenzione agli orsi? Secondo la mia modesta opinione, in questo tratto di autostrada avrebbero potuto metterne di più.

Man mano che mi avvicinavo, però, lo riconobbi come l'equivalente campagnolo di un cartello stradale. Tirai un sospiro di sollievo.

Avevo trovato Bear Creek Lane.

Grazie, Dio. Grazie, Gesù. Grazie, Allah, Buddha, Beyoncé...

Rallentai. Un vecchio pick-up era parcheggiato sotto il cartello. I suoi fari si accesero quando mi avvicinai. Una donna magra di mezza età si affacciò al finestrino, salutando freneticamente...

Mamma!

Parcheggiai accanto al fuoristrada. Mamma era già in attesa di abbracciarmi quando scesi dalla macchina.

"Oh, tesoro! Ce l'hai fatta!" gridò.

"A malapena", dissi, stringendole la schiena. "Come mai il fuoristrada?"

Mamma guidava una Kia. Cosa ci faceva con questa sgangherata macchina da campagnola?

Diede un'occhiata dietro di sé. "Jack voleva che prendessi il suo furgone da lavoro. Non ho quattro ruote motrici e non si sa mai cosa si può incontrare qui fuori, specialmente di notte..."

"Vuoi dire come il Grizzly gigante che ha quasi mangiato la mia Corolla?"

"Oh, sono innocui", disse mia madre con uno sguardo sfacciato. "Hanno più paura loro di te che tu di loro".

"Ti porto alla baita", disse poi salendo sul pick-up di Jack. Annuii e tornai dentro la Corolla.

Giusto. La baita.

Mi sentivo come la protagonista di un film slasher per adolescenti.

Vacanze di primavera in una baita nel bosco. Cosa potrebbe mai andare storto?

Mi feci forza mentre i fanalini di coda di mamma iniziavano a percorrere Bear Creek Lane.

La settimana più triste della mia vita era ufficialmente iniziata.

Seguii il pick-up mentre serpeggiavamo lungo Bear Creek Lane, che si rivelò essere una strada sterrata piena di rocce e buche.

Se la mamma non fosse stata lì, probabilmente non l'avrei mai notata. L'ingresso della deviazione era completamente nascosto dai cespugli di more.

All'inizio i boschi circostanti erano densi e scuri come lo erano stati sull'autostrada.

Già. Questo posto aveva Venerdì 13 scritto dappertutto.

Ma poi notai delle luci tra gli alberi. Le finestre incandescenti delle case - case enormi - che non sarebbero state fuori posto in una città turistica come, beh...

Vail.

La faccenda si fa interessante. Pensavo che solo i contadini vivessero qui.

O forse Jack è l'unico, pensai, guardando il fottuto pick-up.

Seguii mamma lungo una lunga strada secondaria.

Whooooooaaaaaa....

Era un vialetto, non una strada secondaria. E la casa a cui apparteneva era gigantesca, più grande di tutte quelle che avevamo passato. Sembrava una specie di rifugio sciistico di lusso per ritiri aziendali, tutto legno e vetro.

Jack è il giardiniere o qualcosa del genere?

Mamma parcheggiò in un garage di cinque auto tra la sua vecchia Kia e un SUV gigante, facendomi cenno di andare in uno degli altri posti liberi. Dopo aver parcheggiato, uscii dalla Corolla, impressionata dalle dimensioni dello spazio, che era probabilmente tre volte più grande della stanza del dormitorio che condividevo con Emma.

Mamma sorrise. "Eccola qui! La mia casa dolce casa!"

"Jack taglia il prato qui o qualcosa del genere?" I miei occhi caddero su un paio di moto d'acqua appoggiate su un rimorchio sul lato più lontano della stanza. Mamma si mise a ridere.

"No, sciocca! Questa è casa sua. L'ha costruita con le sue mani".

Sì, e poi cos'altro?

Ero scioccata.

L'aveva costruita da solo~? Merda, pure in tal caso doveva essergli costata una fortuna. Jack era una specie di miliardario montanaro?~

"Pensavo avessi detto che costruiva mobili..."

"Io faccio mobili!" arrivò una voce roboante.

Un uomo grande e grosso in camicia a quadri improvvisamente prese mia madre tra le sue braccia muscolose. Lei urlò dalle risate.

"Helen, ti presento Jack!" Disse mamma mentre l'uomo - che doveva essere Jack - la metteva giù. Lui allungò la mano per stringerla.

"Qua la mano, Helen. È un piacere conoscerti finalmente".

Guardai i suoi occhi argentei e il suo viso amichevole, tutto sgualcito alle tempie.

Oh. Mio. Dio.

Jack era un vero tesoro.

Aveva un sorriso giovanile e una barba scura punteggiata di grigio. I suoi lunghi capelli erano tirati indietro in uno chignon disordinato e i suoi muscoli minacciavano di uscire dalla camicia in qualsiasi momento.

Ottimo lavoro, mamma.

D'altronde, anche lei non era da meno in fatto di aspetto. Aveva circa cinquant'anni e aveva ancora un corpo magro - le mie curve venivano sicuramente dalla parte di papà.

Non ho mai, mai, mai voluto pensare a mamma in camera da letto, ma chiunque avesse occhi poteva vedere che era decisamente una MILF.

Erano entrambi fortunati.

"Anche per me è un piacere conoscerti", dissi sinceramente a Jack.

Lanciai un'occhiata oltre le sue spalle da giocatore di football - o quantomeno ci provai - a mamma, rivolgendole un sottile sguardo di approvazione. Lei si fece rosa brillante.

"Possiamo farti fare il grand tour della casa?" Chiese Jack, offrendomi il suo braccio. Lo afferrai al volo.

"Assolutamente", risposi, lanciando a mamma un'altra occhiata.

Ricco, sexy ed educato?

Mamma mia!

***

Jack e mamma mi portarono in giro per la casa, che sembrava ancora più grande all'interno di quanto lo fosse dall'esterno. Jack aveva una cucina enorme, un soggiorno enorme, diverse camere da letto enormi...

Tutto sembrava essere costruito per un gigante.

La coppia felice scherzava e sorrideva per tutto il tempo. Non potevo credere di aver dubitato della scelta dell'uomo di mia madre. Erano perfetti insieme - in amore e negli affari.

Si erano incontrati a una fiera dell'artigianato, dopotutto. Jack era venuto con i suoi mobili e mamma con le trapunte, le coperte e i cuscini del suo sito Etsy.

Ora lavoravano insieme - Jack faceva ancora i suoi mobili, ma ora la mamma li rivestiva. A quanto pare le loro collaborazioni stavano vendendo come il pane.

Dopo il tour, Jack si preparò a uscire. Doveva incontrare suo figlio Sam e alcuni amici al bar locale per una serata tra ragazzi.

Ci disse di non aspettarli alzate, quindi a quanto pareva avrei incontrato Sam la mattina dopo. Se era come suo padre, ero sicura che sarebbe stato figo.

Jack e la mamma si scambiarono un dolce bacio prima di andarsene.

"Buonanotte, signore!" disse, salutandomi.

"Non bere troppo!" La mamma lo avvertì.

Lui si accigliò per scherzo. "Chi? Io?"

La mamma alzò gli occhi al cielo. Jack mi fece l'occhiolino, fischiettando innocentemente mentre usciva dalla porta.

La mamma si voltò verso di me, scuotendo la testa. "Devi essere stanca, tesoro. Abbiamo preparato la stanza degli ospiti per te di sopra se vuoi dormire un po'".

"Dormire? Stai scherzando?" Le feci un sorriso malizioso. "Mamma, ti sposerai domani. Dobbiamo festeggiare!"

***

Venti minuti dopo, ero in cucina a mescolare la Smirnoff con della Coca Cola che mamma e Jack avevano in frigo. Mamma si accigliò mentre la servivo.

"Tesoro, sai che non bevo molto".

"Esattamente. Ma è un'occasione speciale".

Sollevai il mio bicchiere dall'isola della cucina.

"A Ellie e Jack", dissi.

Cin!

Sorseggiammo i nostri drink. Mamma fece una smorfia.

Certo, Coca e vodka non era il cocktail più elegante, ma era il mio preferito - non stavo cercando di impressionare nessuno qui nel bosco.

"Lo ami davvero, mamma?" domandai, l'alcool mi aveva immediatamente rilassata dopo una così lunga giornata.

Lei annuì. "Lo amo davvero. Non mi sono mai sentita più sicura di quando sono avvolta dal suo abbraccio". Sorrise a se stessa.

"È la cosa migliore che mi sia capitata dopo, beh... te".

"Aww. Grazie, mamma".

Le sue parole mi scaldarono il cuore. Mamma e io eravamo rimaste sole dall'incidente di mio padre. Con la sua assicurazione sulla vita avevamo avuto modo di sopravvivere, ma la mamma si era un po' chiusa in se stessa.

Anche quando aveva iniziato la sua attività, usciva raramente di casa a meno che non dovesse andare a prendere del materiale per cucire o partecipare a qualche fiera dell'artigianato.

Era sempre stata una specie di solitaria e a volte mi preoccupavo che sarebbe finita da sola nella sua vecchiaia.

L'incontro con Jack aveva messo a tacere quelle preoccupazioni.

"Allora, ti piace qui?" Domandai camminando verso il soggiorno. Attrezzi da campeggio d'epoca, racchette da neve e canne da pesca decoravano le pareti. Un lampadario di corna pendeva dall'alto soffitto.

"È un grande cambiamento da Boulder", rispose la mamma, sedendosi su un grande divano a quadri vicino al camino di pietra.

Mi unii a lei, guardando fuori sull'enorme cortile attraverso la parete di vetro che costituiva parte della stanza.

"So che sembra lontano", continuò. "Ma mi piace stare qui fuori nella natura. La vita è molto più semplice senza Wi-Fi o servizio cellulare".

"Non c'è Wi-Fi?!" gridai, incredula. Mamma si limitò a sorridere.

"Mi dispiace, tesoro".

Sospirai. "Cosa diavolo fate per divertirvi allora?"

Mamma fece spallucce. "Quando mi sono trasferita qui quest'inverno, facevamo escursioni e ciaspolate. A volte, semplicemente, ci sediamo a leggere vicino al camino..."

Qualcosa brillava nei suoi occhi mentre fissava il suddetto camino.

Potevo immaginare che avessero fatto molto di più che leggere qualche libro nelle lunghe e fredde notti invernali.

Eeeeeew! Smettila subito coi pensieri zozzi, Helen!

"A volte uscite o altro?" chiesi, cambiando argomento. L'espressione distante scomparve dal volto di mamma.

"Oh, uh..." farfugliò. "No, non usciamo molto da casa. Jack va in città quando abbiamo bisogno di qualcosa e io sono sempre così occupata con il lavoro, o a cucinare, o a fare i lavori di casa..."

"Ti sta mettendo a fare i lavori di casa?" domandai. Non mi piaceva come suonava. Non volevo che mia madre diventasse una domestica.

Poteva essere una pantofolaia, ma non era una casalinga.

"Niente del genere. Condividiamo le faccende domestiche. È solo..." La sua voce si interruppe mentre cercava le parole giuste. "Mi piace davvero questa casa".

Beh, non potevo darle torto. Il posto era un dannato palazzo.

"Ti piacerà molto Sam", disse la mamma dopo un altro sorso del suo drink. "Vive qui con noi. Aiuta Jack a costruire i mobili".

"Fico", dissi. "Dove è andato al college?"

"In realtà è andato a lavorare con Jack subito dopo il liceo".

"Oh. Anche questo è uhm… figo".

Non è andato al college? E non aveva il Wi-Fi o il servizio cellulare?

Hmmmm...

Forse Sam non sarebbe stato così figo. Se non avevamo storie del college o Netflix in comune, di cosa diavolo potevamo parlare? Alberi e rocce?

Uffff.

"Non vedo l'ora di incontrarlo domani", dissi, cercando di essere educata. Per fortuna mamma era già ubriaca e scambiò il mio tono per sincero.

"Sarà il fratello maggiore che hai sempre desiderato", disse, biascicando le parole.

"Uh-huh".

Come dici tu, mamma.

***

Io e mamma ci scolammo un'intera bottiglia di Smirnoff quella sera. Non l'avevo più vista da Natale e la sua vita era stata un turbine da allora, con la proposta di matrimonio, il trasloco e tutto il resto.

Alla fine della serata, mi sentivo più vicina a lei di quanto non mi sentissi da molto tempo.

Il mattino seguente, invece, mi sentivo più vicina alla morte.

Avevo i postumi della sbornia alle stelle.

Incespicai fuori dalla camera degli ospiti, sbattendo le palpebre nella luce del mattino. Indossavo solo una grande e logora maglietta di Boulder State e le mutandine del giorno prima, ma non me ne fregava niente - avevo bisogno di idratarmi, subito.

Barcollai fino alla cucina e riempii un bicchiere dal lavandino. L'acqua era così pura e rinfrescante, probabilmente proveniente da una specie di ghiacciaio delle Montagne Rocciose o qualcosa del genere. Mi sentii rinascere.

Riempii di nuovo il bicchiere e mi appoggiai al lavandino, notando un post-it sul tavolo.

"Prendiamo il miele. Torniamo subito. Con amore, Ellie + Jack"

Miele? Eh?

Ero troppo stupefatta per rifletterci su. Andai verso il frigorifero per vedere cosa potevo trovare per la colazione. I postumi della sbornia mi fanno sempre venire fame.

D'altronde, cosa non lo faceva?

Canticchiavo quella canzone di Camila Cabello, sculettando a ritmo mentre tiravo fuori dal frigo uova e pancetta.

Proprio quello che aveva ordinato il dottore.

"Buongiorno, señorita", disse una voce profonda ridacchiando.

Mi bloccai.

Non era la voce di Jack.

Quindi doveva essere...

Chiusi la porta del frigorifero.

Appoggiato alla porta della cucina c'era Jack, o almeno, quello che sarebbe sembrato Jack trent'anni più giovane, mezzo nudo, e che mi faceva il sorriso più compiaciuto che avessi mai visto.

Non riuscivo a smettere di fissare quegli addominali... Quel petto...

Uh-oh.

Era molto peggio di quanto mi aspettassi.

Il mio nuovo fratellastro...

...era un dio del sesso!

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