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DELILAH

Ci ero quasi riuscita: il fumo si alzava, la brace ardeva, la fiamma si illuminava!

E poi tutto si spense in un attimo.

Ringhiai, lanciando il calderone dall'altra parte della stanza, poi sospirai tristemente, scuotendo la testa e affrettandomi a ripulire il casino.

Per quanti tentativi si facessero, ogni volta il risultato era questo: iniziava a funzionare e poi si spegneva.

O il mio vero amore, la mia anima gemella, non esisteva in questa realtà, oppure era una creatura immortale che si rifiutava di essere trovata.

Poteva succedere a volte, mentre altre il tuo compagno era qualcuno che tu stesso non volevi trovare.

Mia cugina Tatiana trovò il suo vero amore, un vampiro succhiasangue che non voleva avere niente a che fare con lei, dopo un milione di tentativi falliti.

O almeno così supponevo da quelle poche informazioni che Iona, la Somma Sacerdotessa delle congreghe orientali, passò a noi delle congreghe occidentali.

Da quello che ci fu detto, Tatiana non si rese nemmeno conto che lui fosse quello giusto fino alla cerimonia nuziale.

Tuttavia, non ero sicura di voler dare importanza a ciò che sapevo. Era già abbastanza preoccupante che non avessi sue notizie da quasi un mese.

L'ultima e-mail ricevuta da lei mi parve piena di... ottimismo. A differenza di quelle precedenti in cui parlava solo delle sue piante.

Alla fine non ebbe molta scelta per quanto riguarda la persona con cui era destinata a stare.

Nel momento in cui posò gli occhi su di lui, la forza cosmica che li unì fu troppo grande per essere ignorata.

Il problema, però, era che, avendo trovato il proprio amato, il prezzo da pagare sarebbe stato per lei quello di rinunciare ai suoi poteri di strega per sfamare quel povero scemo.

Tuttavia, insieme avrebbero raggiunto l'eternità.

Quello era già abbastanza.

Non era possibile avere certezze sulla persona con cui si stava; in quanto strega, la persona con cui si era destinati a stare rimaneva un mistero fino al primo scambio di sguardi.

Anche in quel momento, non sempre diventava chiaro. Noi come specie vivevamo piuttosto a lungo, ma non tanto quanto un vampiro.

L'immortalità era qualcosa che nessuna strega aveva mai raggiunto mantenendo i propri poteri, a eccezione di mia cugina.

E quell'immortalità aveva un prezzo.

Mi chiedevo se l'incontro con il suo predestinato significasse che quel prezzo era stato pagato.

Non mi piaceva particolarmente l'idea di amare un vampiro.

Ma i lupi mannari sarebbero stati peggio. Pulci e peli.

Mi piaceva il loro aspetto esteriore, ma sentire le ossa che si rompevano e si trasformavano? Chi poteva dire che sarei riuscita a fare quel tipo di trasformazione?

Anche se, per contro, non avrei perso i miei poteri come strega, da quello che avevo sentito dire.

A differenza dei vampiri. Non che io conoscessi streghe sposate con lupi.

No, con ogni probabilità il mio destino era un Fae, o qualcuno bloccato nel limbo o in un'altra linea temporale. Forse non era ancora nato. Chi lo sapeva?

Chi se ne frega. Sussurrò la mia mente.

A me importava... Non volevo ammetterlo, ma vedere tanta felicità nei genitori di Tatiana mi faceva venire voglia di avere qualcuno.

Qualcuno che forse non avrei mai incontrato.

Sospirai guardando il tappeto sporco di cenere. Sperai che non mi avrebbero addebitato i danni sulla carta di credito.

Potevo schioccare le dita e ripararlo, ma sarebbe stato uno spreco di magia. Nei giorni a venire, dovevo riservare le mie forze per trovare ai lupi la loro luna.

E avrei dovuto fare due incantesimi.

Era molto più difficile che farne uno solo e avevano chiesto di farli in contemporanea, per maggiore correttezza.

Dovevo risparmiare tutte le mie energie e le riserve che mi erano state date dalla congrega per riuscirci. Fare solo l'unico incantesimo che avevo sempre fatto non sarebbe stato saggio.

"La Dea mi guidi", mormorai, guardando la luna. L'indomani sarebbe stato un nuovo giorno.

Il lupo beta sarebbe dovuto venire a prendermi al mattino. Poi avrei avuto due giorni per familiarizzare con gli alfa e trovare uno spazio sacro nella loro terra per eseguire l'incantesimo.

Dopo sarei stata libera di tornare a casa nel Nuovo Messico.

Tale pensiero era vano. Il mio cuore soffriva di un bisogno che non riuscivo a descrivere se non con la solitudine.

Forse avrei viaggiato dopo quel lavoro.

Forse avrei trovato uno scopo al di fuori di quel dovere che mi tormentava, schiava della mia congrega e di ogni suo bisogno.