La mia bambina - Copertina

La mia bambina

Evelyn Miller

0
Views
2.3k
Chapter
15
Age Rating
18+

Summary

Savannah Anderson aveva diciotto anni quando è rimasta incinta. Aveva diciotto anni quando i suoi genitori l'hanno cacciata di casa. Aveva diciotto anni quando il padre della bambina non voleva avere niente a che fare con lei. Ma ha fatto del suo meglio e sta crescendo una bambina brillante e felice. Tanner Taylor è tornato in città dopo aver vissuto lontano per alcuni anni. Una sera si imbatte nella ragazza che aveva amato. La ragazza che non voleva avere niente a che fare con lui. La ragazza che ora ha una figlia che gli assomiglia moltissimo. Le loro vite cambieranno per sempre quando si rivedranno dopo tutti questi anni?

Visualizza altro

29 Chapters

Capitolo 1

SAVANNAH

Non è buffo come il sesso possa cambiarti così tanto?

Quando la mia migliore amica Erin ha fatto sesso per la prima volta, è diventata molto più sicura di sé. Non solo nell'aspetto fisico, ma anche mentalmente ed emotivamente.

Quando ho fatto sesso io per la prima volta, invece, sono rimasta incinta.

Già.

Incinta.

È proprio vero quello che si dice, ragazzi: basta una volta sola.

Quello che non ti dicono, però, è che il papà della tua bambina, molto probabilmente, sarà un completo stronzo che ti eviterà come la peste quando gli direte che aspettate un bambino.

Erano quattro anni fa, però, e stavamo per diplomarci al liceo. Il vecchio Tanner Taylor non voleva rovinarsi la reputazione e farsi vedere in giro con la noiosissima Savannah Anderson.

E, tanto per mettere altro sale sulla ferita, aggiungiamoci pure dei genitori che frequentano la chiesa e ti cacciano di casa non solo per averli disonorati ma, soprattutto, per aver disonorato Dio facendo sesso prima del matrimonio e, peggio ancora, tenendo una figlia bastarda.

Non riuscirò mai a esprimere a parole lo strazio che ho provato quando i miei genitori mi hanno cacciata di casa. È stato come se mi fosse stato strappato via il cuore e un camion ci fosse passato sopra, per poi fare retromarcia e ripassarci sopra ancora una volta.

Il mio cuore non è per niente a posto, ma ha iniziato a guarire grazie all'aiuto di Harry e Mallory Edwards, i genitori di Erin, e del mio attuale ragazzo, Pete.

E, naturalmente, della più bella bambina di tre anni del mondo, mia figlia Rosie.

***

"Mamma, è già Natale?" Mi chiede all'improvviso la mia bellissima figlia, dalla piccola scrivania a cui è attualmente seduta.

"No, piccola. È quasi estate", le dico, girandomi sulla mia sedia per guardarla.

I suoi capelli ricci scuri sono nel loro solito stato selvaggio, i suoi occhi azzurri brillano sulla sua pelle, così perfettamente abbronzata durante tutto l'anno che farebbe invidia persino a Eva Longoria.

Vorrei poter dire che ha preso da me, ma è, invece, la copia sputata di suo padre, persino nell'atteggiamento. La maggior parte dei giorni sembra che l'unica cosa che abbia ereditato da me siano i capelli, e anche in quel caso solo i riccioli.

"Oh". Le sue piccole labbra si sollevano in un broncio per un attimo, prima di prendere un pastello viola e disegnare su uno dei tanti fogli sparsi in giro per lei, nella speranza di dimenticare il Natale.

"Stai sognando tutti i regali che ti porterà Babbo Natale, eh, Rosie?" Il mio capo, Lydia, sorride dal computer accanto al mio.

La parte migliore del mio lavoro alla biblioteca locale è il fatto che Rosie può venire con me ogni volta che non ho una baby-sitter disponibile, oppure quando i miei turni non coincidono con quelli del suo asilo.

"Sì! Mi porterà un ugnicorno!" Esclama, felice, sbagliando leggermente la pronuncia di unicorno, cosa che mi fa storcere l'angolo della bocca.

"Un unicorno arcobaleno?" Sussurra Lydia.

"Sì!" Strilla Rosie per l'eccitazione, mentre io sgrido mentalmente Lydia. Conoscendo Rosie, non smetterà di parlare di quel dannato unicorno arcobaleno fino a quando non lo otterrà.

"Faresti meglio a trovarle un dannato unicorno arcobaleno", mormoro, quando Lydia si allontana da Rosie per sorridermi.

"Oh, lo farò", risponde lei, con piena fiducia. Lydia fa miracoli. Qualsiasi cosa Rosie voglia, non importa quanto sia fuori dal mondo, Lydia la troverà di sicuro.

Quella donna ha un istinto materno naturale. Sono più che sorpresa che non abbia figli. Un giorno mi ha detto che gli uomini sono una perdita di tempo per lei e che non ha mai voluto dei figli, quindi non si è mai preoccupata.

Ma, dopo averla vista con Rosie e tutti gli altri bambini che sono arrivati in biblioteca, faccio fatica a crederle.

Poi, un giorno, si è lasciata sfuggire che non può averne, ma che è abbastanza felice di diffondere il suo amore ai suoi nipoti e, ora, anche a Rosie.

"Hai qualche progetto folle per il fine settimana?" Chiedo a Lydia, strofinandomi gli occhi e allontanandomi dallo schermo luminoso del computer, per fare una pausa.

"Nah", risponde lei, con enfasi sulla a, per poi girarsi verso di me. "A meno che tu non consideri pazzesco mangiare una cifra di formaggio e bere un'intera bottiglia di vino con i miei gatti". Ridacchia.

"Sembra divertente", commento.

"E voi due?"

"Probabilmente andremo al parco e poi alla cena del sabato sera con Mallory e Harry".

Le cene del sabato sera sono diventate una tradizione tra noi e gli Edwards. Nove volte su dieci si tratta di cibo da asporto, un film e Harry che fa agitare Rosie e la costringe a saltare il coprifuoco serale.

Questa volta, Mallory ci preparerà un banchetto gigante e ci chiederà di vestirci tutti con i nostri abiti migliori, perché ogni tanto le piace fingere di essere elegante.

"Oh, mamma! Jax è qui!" Mi interrompe Rosie.

Non riesco nemmeno ad aprire la bocca prima che lei si alzi dalla sedia e corra intorno alla scrivania verso l'adolescente. Tutti i suoi amici si staccano da lui e io potrei giurare che hanno il sesto senso che li avverte di quando Rosie è vicina.

"Jax!" Strilla la piccola, mentre corre a tutta forza verso di lui.

"Rosie!" Urla lui, prendendola in braccio.

Jax è un liceale, nonché uno dei nipoti di Lydia, che ha preso subito in simpatia Rosie e passa ore con lei quasi ogni giorno dopo la scuola, di solito per insegnarle a disegnare.

"Cosa ti è successo al braccio?" Ansima, guardandolo. Abbasso lo sguardo sul suo braccio destro, che è coperto da un gesso bianco.

"Potrei aver avuto un piccolo incidente a scuola", risponde, timidamente, con le guance che diventano leggermente rosa.

"Hai dato un pugno a qualcuno? Mio papà prendeva a pugni le persone quando andava a scuola". Farfuglia Rosie e io non riesco a trattenere un sussulto.

In tre anni, Rosie non ha mai parlato di suo padre. Ora dice che prendeva a pugni le persone. Il che è vero, ma come diavolo fa a saperlo?

"No, no". Jax ride, scuotendo la testa. "Sono caduto durante l'ora di ginnastica", spiega, sollevando il braccio in modo che Rosie possa ispezionare il gesso da vicino.

"Devi stare attento!" Dice Rosie, con aria impertinente, e alza gli occhi al cielo mentre Jax la rimette in piedi. "Mia madre mi dice sempre di stare attenta, ma lei non lo fa mai".

Balbetta mentre infila la sua piccola mano nel braccio sano di Jax e lo conduce al "loro" tavolo.

"Ciao, Rosie, ci sentiamo dopo", mormoro tra me e me.

"Quindi suo padre prendeva a pugni le persone?" Chiede Lydia, cercando di sembrare disinvolta mentre alza un sopracciglio brizzolato verso di me.

"Lo faceva". Sospiro, appoggiandomi alla sedia e chiedendomi come abbia fatto a scoprirlo.

"Ma non ho idea di come faccia a saperlo. Non ho mai parlato di lui e lei non me l'ha mai chiesto". Continuo ad aggrottare le sopracciglia mentre guardo Jax che tira fuori dalla sua borsa del materiale artistico.

"Deve essere stata Erin", penso, ad alta voce. "Quella ragazza deve proprio imparare a tenere la bocca chiusa".

Lydia sbuffa, senza preoccuparsi di nascondere il suo disgusto. Erin non le è mai piaciuta molto e, a dire il vero, la capisco.

Erin è il tipo di persona che fa la voce grossa, è troppo schietta e non le importa un fico secco di niente.

Per l'ora e mezza successiva lavoro pigramente al computer, controllando qualche libro per un numero misero di persone e osservando Rosie e Jax con la coda dell'occhio.

Ho imparato presto a non interromperli. Ogni volta che mi avvicino per controllare che Rosie non infastidisca Jax, entrambi mi scacciano con antipatia.

Alla fine, quando si avvicinano le cinque, Rosie mi salta addosso con le sue piccole braccia piene di fogli. "Sei pronta ad andare, piccola?" Le chiedo, mentre faccio scivolare la borsa sulla spalla.

"Mamma! Jax mi ha fatto vedere come si disegna un arcobaleno!" Grida lei, ignorandomi del tutto.

"È bellissimo. Possiamo appenderlo sul frigorifero quando arriviamo a casa". Sorrido, cercando di guardare il foglio che mi sta sbattendo in faccia.

"No!" Urla Rosie, battendo il piede. "È per Jax", dice, con tono sornione, mentre si gira per parlare con la sua persona preferita del momento. "Vuoi metterlo sul tuo frigorifero?" Dice dolcemente, sbattendo le ciglia.

"Te lo prometto". Jax ride e, con la mano libera, prende delicatamente il foglio dalla sua mano. "Ci vediamo, Jaxy!" Rosie sorride ampiamente mentre le porgo il suo piccolo zaino e vi infila le braccia.

"Ciao, Rosie Posie". Jax mi fa l'occhiolino prima di uscire dalle grandi porte di vetro.

"Ciao, Lydia, non fare troppa festa!" Esclamo, mentre Rosie inizia a trascinarmi fuori dalla porta.

"Ciao!" Aggiunge Rosie da sopra la sua spalla, distrattamente.

***

Adoro la casa degli Edwards.

È piccola e con tre camere da letto, niente di lussuoso o esagerato. L'atmosfera che si respira è calda. Piena di amore. Lo è sempre stata.

Casa dei miei genitori, invece, non è mai stata così. Era una casa grande, esagerata e fredda, solo da esposizione.

"Okay, senti, ho pensato a te per tutta la settimana!" Esclama Erin, sbattendo la mano sul bancone della cucina di fronte a noi.

"Wow, pazzesco. Non è che vivi con me o altro", rispondo, sarcastica.

Quando Rosie ha compiuto un anno, tutte e tre ci siamo trasferite insieme, in un appartamento con tre camere da letto.

Io stavo per prendere un appartamento con due camere da letto, ma secondo Erin quella che avevo scelto era "a un passo dal crollo e, comunque, tu non potresti mai sopravvivere senza di me".

In realtà, credo che volesse solo trasferirsi, ma senza stare da sola.

"Certo, ah ah". Poi sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

"Ha ragione, tesoro", osserva Mallory, guardandoci da sopra la spalla, mentre mescola l'impasto di una torta.

"Tu, signorina Savannah, hai venti cazzo di anni e non sei mai stata in un club!" Annuncia Erin, come se fosse una nuova rivelazione.

"Sono anche una madre", ribatto, con uno sguardo tagliente. Sì, ho sempre voluto frequentare i club e le feste universitarie, ma prendermi cura di Rosie è e sarà sempre più importante.

"Non hai capito il punto". Erin geme, gettando la testa all'indietro. "Devi viverla almeno una volta! Devi lasciarti andare, ballare come una pazza con la tua migliore amica, baciare un perfetto sconosciuto!"

"Io ho un ragazzo", dico senza mezzi termini, guardando quella pazza della mia amica.

"Sì, ma fa schifo!" Lei geme, raccogliendo uno dei due bicchieri di vino di fronte a lei.

"Non è poi così male", io difendo Pete.

"È un avvocato difensore!" Ribatte lei.

Da quando Erin è entrata in polizia, è sempre stata contraria agli avvocati, anzi, agli avvocati difensori. Dice che sono i cattivi e che cercano di tenere in strada quelli ancora più "cattivi", rendendoli quindi i peggiori.

"Erin ha ragione". Canticchia Mallory, lanciandomi un'occhiata che non riesco a decifrare. "Non si tratta di baciare gli sconosciuti, ma di uscire, ballare, divertirsi", continua.

"Qualcuno di voi ricorda cosa è successo l'ultima volta che mi sono ubriacata?" Chiedo, lanciando a entrambe un'occhiata tagliente.

"Ti sei ubriacata solo una volta al liceo!" Esclama Erin, alzando gli occhi al cielo in modo così plateale che, giuro, le potrebbero cadere dalla testa.

"E sono rimasta incinta".

"E allora? Da allora hai fatto sesso migliaia di volte e non sei più rimasta incinta".

"Stai zitta!" Sibilo, sentendo le guance che iniziano a bruciare mentre guardo Mallory, che sembra completamente indifferente ai discorsi sulla mia vita sessuale.

"Mamma e papà baderanno a Rosie e anche lei mi ha detto che vuole un pigiama party con Poppycorn e Gigi", dice Erin, usando i nomi che Rosie ha inventato per gli Edwards.

"Perché sento che me ne pentirò?" Gemo e mi arrendo, anche se l'intera serata sembra una tortura. Mi fanno già male i piedi al solo pensiero di dovermi infilare dei tacchi e ballare.

"Aspetta, stai davvero accettando?" Chiede Erin, chiaramente scioccata.

"Beh, se non accetto adesso, dovrò sentire un altro milione di scuse sul perché dovrei andarci e alla fine cederò. Quindi, tanto vale risparmiarmi la tortura". Sospiro nel modo più drammatico possibile.

Non voglio proprio andare.

Ho questa sensazione alla bocca dello stomaco che stia per accadere qualcosa di brutto.

Capitolo successivo
Valutato 4.4 su 5 sull'App Store
82.5K Ratings
Galatea logo

Libri illimitati, esperienze coinvolgenti.

Facebook GalateaInstagram GalateaTikTok Galatea