Il miliardario da spiaggia - Copertina

Il miliardario da spiaggia

Mandie Steyl

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Chapter
15
Age Rating
18+

Summary

Skye non ha la vita facile nel suo ultimo anno di liceo a Miami. Tormentata da un padre violento a casa e presa in giro dalle ragazze più popolari a scuola, la sua natura schietta la mette spesso nei guai e i ragazzi non riescono a toglierle gli occhi di dosso. Incastrata tra l'irresistibilmente sexy e dannato miliardario Draque, il misterioso Evan e l’affascinante Marcus, le storielle d’amore del liceo si rivelano l'ultima delle sue preoccupazioni, perché viene trascinata in una cospirazione di sesso, bugie e corruzione capeggiata da ultra-ricchi mutaforma di ogni tipo. Per trovare il suo destino e combattere per ciò che è giusto, Skye dovrà abbracciare la sua bestia interiore.

Età: 18+

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49 Chapters

Capitolo 1

SKYE

Primo giorno nella nuova scuola ed ero già dieci minuti in ritardo.

Pioveva a catinelle. Il mio umore era lo stesso del tempo. La schiena mi faceva male, la testa mi pulsava e la gamba sentiva ancora le spine e gli aghi della sera prima.

Guardai l'orario delle lezioni per capire dove dovessi andare. Pensai di saltare le prime lezioni per riposarmi e dare al mio corpo il tempo di rilassarsi e guarire.

Ma mio padre l'avrebbe scoperto e avrebbe rincarato la dose sul mio corpo già distrutto e malconcio. Stavo controllando la bacheca quando una risata forte e stridula mi fece sobbalzare.

Mi osservai intorno e incrociai lo sguardo con l'esemplare più bello che avessi mai visto.

I suoi occhi accattivanti come cristalli sembravano guardarmi direttamente nell'anima.

Stava camminando verso di me insieme ad altre cinque persone: tre ragazzi e due ragazze. Una ragazza gli stava praticamente saltando addosso, cercando di attirare la sua attenzione.

Non potevo biasimarla. Era incredibilmente sexy, il suo intero aspetto gridava 'sesso!', facendomi in qualche modo seccare la bocca e sbavare allo stesso tempo.

I suoi capelli neri come la pece erano tirati all'indietro e il suo viso era incredibilmente cesellato, con zigomi affilati, naso dritto e labbra invitanti da baciare.

Una camicia scura gli avvolgeva il petto ampio e muscoloso, nascondendo ben poco alla mia sporca immaginazione. Dei tatuaggi gli spuntavano dal colletto e dalle maniche, accentuando le sue braccia massicce.

Dal modo in cui i suoi muscoli si flettevano mentre camminava, immaginavo che sotto avesse degli addominali da urlo. Mi fece stringere le cosce.

Datti una calmata, ragazza! Mi rimproverai. ~Buon Dio, ma che ti prende? È il primo giorno di scuola e stai già sbavando dietro a un ragazzo.~

Mi voltai di nuovo verso la bacheca e riuscii finalmente a trovare le indicazioni per la mia prima lezione. Poi mi spostai la borsa sull'altra spalla e mi voltai, andando a sbattere contro un solido muro di muscoli.

Feci un passo indietro, strofinandomi il naso e alzando la testa per guardare la persona contro cui ero andata a sbattere, e mi sentii morire.

"Attenta!" Mi disse, guardandomi come se fossi una patetica formichina, ma al tempo stesso avrei giurato che i suoi occhi non brillassero per l'irritazione.

"Beh, scusa un cazzo, principessa!" Replicai, lanciandogli un'occhiata e strofinandomi il naso dolorante.

Le sue narici si allargarono e il suo volto si indurì ancora di più. Chiunque altro si sarebbe trasferito in un altro paese alla vista di quel cipiglio… Io invece mi misi a ridere.

"Che c'è?" Ringhiò, il suo viso divenne rosso per il fastidio.

"Niente, principessa. Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo".

Mi voltai e mi allontanai da loro, ma non feci molta strada prima che il chihuahua saltellante mi afferrasse il braccio e mi tirasse indietro. Il suo viso era così vicino che potevo sentire il suo bulbo oculare contro il mio.

"Senti un po', stronzetta! Chi diavolo credi di essere per parlare così al mio uomo?" Chiese, cercando di sembrare la più grande dura del mondo. La mia bocca parlò prima che il mio cervello potesse fermarla. Di nuovo.

"Buon Dio, hai bisogno di una Tic Tac". Mi agitai la mano davanti al naso, cercando di eliminare l'odore di fumo del suo alito.

Era stupenda, ma era anche la classica barbie bionda con tette enormi e vita minuscola. Un vero e proprio cliché con quel tipo di uomini.

La sua faccia scioccata e i tre ragazzi che ridacchiavano alle sue spalle mi dissero che non era abituata a sentirsi parlare in quel modo, così sollevai gli occhi al cielo e lo guardai di nuovo.

Un accenno di sorriso gli comparve sul volto mentre i suoi occhi mi studiavano. Arrossii e mi voltai, dirigendomi verso la mia classe. Con venti minuti di ritardo. Cosa che mi procurò la mia prima punizione, oltre a dei compiti extra.

Alla terza ora incontrai una ragazza dai capelli ricci e dall'aspetto folle di nome Mona. Era rumorosa e non aveva filtri. Diceva la prima cosa che le veniva in mente e la metteva in pratica.

Mi piacque all'istante. Entrammo subito in sintonia.

All'ora di pranzo mi accompagnò alla mensa, dove prendemmo il cibo per poi uscire in cortile.

"Mona!" Un ragazzo alto e carino la chiamò e lei mi trascinò al suo tavolo.

Tutti gli occhi erano puntati su di me, cosa che odiavo. Di solito preferivo mimetizzarmi.

"Come va, stronzetti? Lei è Skye. Skye, questa è la banda: Elsie, Evan, Nathan, e questa cosa sexy qui è la mia ragazza, Liza", disse prima di chinarsi, baciare Liza e sedersi sulle sue ginocchia.

Arrossii mentre li salutavo. Solitamente mi ci volevano uno o due giorni per mettermi a mio agio con le persone.

I ragazzi continuavano a chiedermi ogni genere di cose: da dove venivo, qual era il mio colore preferito, dove vivevo, ero single? Io ridevo e rispondevo ad alcune delle domande.

Elsie e Nathan si guardavano con affetto, ma non parlavano molto.

"State insieme?" Chiesi. La vita sarebbe stata più facile se avessi saputo da quali coppie fossi circondata. Elsie quasi si strozzò col succo di frutta e Nathan arrossì.

"Lo sappiamo tutti tranne loro..." Disse Liza, strizzando l'occhio a Elsie e ridendo, mentre un tovagliolo sporco le veniva lanciato in faccia.

"N-no, siamo solo amici", rispose Elsie arrossendo a sua volta. Nathan le sorrise e sorseggiò il suo succo di frutta prima di riprendere a parlare con Evan della partita del fine settimana.

La campanella suonò e Mona mi accompagnò alla mia lezione successiva. Aprii la porta e l'unico posto disponibile era proprio accanto al signor Cretino. Mi feci coraggio e mi avvicinai.

"Cosa pensi di fare?" Mi chiese a denti stretti.

"Mi siedo, quindi fai il bravo e stai zitto", risposi guardandolo dritto negli occhi. Lui si limitò a sollevarli al cielo. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. Non riuscivo a distogliere lo sguardo.

"Proprio come tutti loro", mormorò sottovoce, scuotendo il capo.

"Non mi interessa, principessa", gli sussurrai, rivolgendo tutta la mia attenzione all'insegnante e ignorando l'immagine dei suoi occhi che mi bruciava ancora nella testa.

Quando la lezione finì, mi sentii sollevata di potermi allontanare da lui. Presi tutte le mie cose e me ne andai prima che potesse dirmi qualcosa.

La lezione successiva era la mia preferita: educazione fisica. La maggior parte degli studenti la odiava, ma io la adoravo. Era il mio modo di smaltire tutto lo stress e la merda di casa. Più avevo problemi, più sudavo in palestra.

Avevo appena finito di cambiarmi nello spogliatoio quando entrò l'insegnante.

"Oggi facciamo palla avvelenata, ragazze!" Urlò. Sentii tutte lamentarsi, mentre io non vedevo letteralmente l'ora di iniziare. Desideravo sfogare la rabbia repressa dentro di me prima di tornare a casa.

L'ultima volta che mi ero riportata a casa la merda della scuola, ero stata picchiata così tanto da dover rimanere a casa per due settimane, in modo che nessuno potesse vedere i miei lividi.

Quando uscii dallo spogliatoio, vidi tutte le ragazze che stavano facendo degli allungamenti come se si stessero preparando a fare qualche mossa da spogliarellista su un palo.

Guardai alla mia destra e incrociai di nuovo lo sguardo del coglione per eccellenza. Tutte le ragazze stavano ovviamente gocciolando su di lui, cercando di mettere in scena uno spettacolo.

I suoi tre amigos in piedi accanto a lui mi sorridevano, mentre i suoi occhi mi scendevano lungo il corpo e poi risalivano. Il suo viso si indurì in un cipiglio più profondo.

Indossavo dei semplici pantaloncini neri e una maglietta bianca con la scritta "Mangia la mia polvere".

Bene, caro il mio stronzo, tieniti pronto! Pensai tra me e me prima di andare a fare gli allungamenti per prepararmi a farlo fuori.

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