Alfa Rylan - Copertina

Alfa Rylan

Midika Crane

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Chapter
15
Age Rating
18+

Summary

L'alfa Rylan è il leader del Branco dei Puritani, ma è tutt'altro che puro. Il giorno in cui Dawn ha scoperto di essere stata accoppiata al crudele alfa, è fuggita e da allora è in fuga con sua sorella. Quando Rylan si presenta da lei con un accordo, parlargli un'ultima volta così smetterà di perseguitarla, Dawn vede una via d'uscita. Ma invece si ritrova intrappolata con l'uomo che odia di più. Riuscirà mai a liberarsi di Rylan? E quando arriverà il momento, lo vorrà?

N.B.: Questo libro è un prequel della storia "Rapita dall'alfa".

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39 Chapters

Capitolo Uno

Dawn

"Sta diventando un'abitudine, vero?"

Gli uomini sono stretti in semicerchio attorno a me, osservando ogni mia mossa con occhi diffidenti.

Per qualche motivo cercano di comportarsi come se le loro dita non stessero fremendo di andare verso le loro armi, i loro piedi pronti a scattare se si dovesse arrivare a quel punto.

Prima c'erano cinque uomini, ma li ho ridotti a quattro. È stato un incidente, naturalmente.

Il comandante al centro, nella sua mano stringe un bastone intagliato in legno scuro e dalla punta affilata, con un manico di metallo.

I membri del Branco dei Puritani sono contrari all'uso di armi da fuoco, e persino dell'argento. In questo momento, però, capisco che vuole usare queste armi su di me e andare contro le regole imposte dall'alfa.

"Mettiti in ginocchio". Ordina; la severità nella sua voce vacilla a ogni parola.

I miei occhi rotolano involontariamente all'indietro alla prevedibilità di quelle tre parole. Il comandante Burke non ha l'abitudine di portare un po' di pepe nei nostri incontri, specialmente negli ultimi tempi.

Come comandante di una forza d'elite creata per proteggere il Branco dei Puritani, probabilmente preferirebbe fare qualsiasi altra cosa piuttosto che questo; questo sarebbe a dire dire inseguire senza sosta una ragazza nella foresta.

"E non ti muovere". Diciamo contemporaneamente, e lui si acciglia. Io, invece, ridacchio animatamente.

Lancia un'occhiata ai tre uomini che ha portato con sé. Avrà visto la cicatrice sulla fronte di quello alla sua sinistra? Perché io sì... quando gliel'ho inflitta io stessa.

Non sarebbe accaduto, se non si fosse gettato su di me senza ascoltare le mie richieste.

Odio quando non ascoltano.

"Cos'è questa?" Mormoro, tirando su la mano, con le dita tese. "La settima volta che lo facciamo?"

Il comandante Burke aggrotta la fronte, stringendo completamente i suoi occhi a mandorla. Odia le chiacchiere. Però io parlo ogni volta.

Ci si sente soli a volte e, in verità, mi diverto molto a giocare con le guardie di alfa Rylan.

"Non ce ne sarebbe bisogno, se solo ti arrendessi". Dice Burke in modo irritante, stringendo la presa sull'impugnatura della sua arma. Prevedibile, come al solito; non ha imparato nulla?

Fa così quando sta per colpire, come se potesse prendermi alla sprovvista o qualcosa del genere. Quando si accorge del mio sopracciglio alzato, allenta la presa.

Sospiro. "Non abbiamo già stabilito che non se ne parla?"

L'uomo ai margini del gruppo guarda il suo comandante. Perché si avvicini a me, non ne ho idea.

Ogni volta, immancabilmente, si avvicina tutto fiducioso, ma scappa nel momento in cui decido di fare la mia mossa. Lui è il mio preferito.

"Credimi, creatura, non saremmo qui se tu non fossi la sua compagna". Dice Burke. Rylan non vuole dirgli il mio vero nome, così si limitano a chiamarmi "creatura". Mi piace troppo per correggerli.

Se non fossi la compagna di Rylan, molte cose non sarebbero successe.

Non sarei in fuga. Non sarei povera. La mia famiglia non avrebbe rinnegato me e mia sorella.

Non vivrei ogni momento chiedendomi quando le sue guardie potrebbero irrompere nel sottobosco per darmi la caccia.

Devo dargli credito per essere stato così dannatamente insistente... È passato un anno da quando l'abbiamo scoperto entrambi. Un anno da quando sono in fuga.

Non voglio, non voglio assolutamente vivere secondo le sue regole. Non voglio credere alla dea. E nemmeno mia sorella vuole crederci.

"E neanche dovremmo essere qui, se tu non avessi rubato..." Mi ricorda Burke. I miei occhi si stringono su di lui mentre tira fuori un argomento che non ho intenzione di spiegargli ancora. Rubare è un reato capitale. Anche l'omicidio.

Solo uno dei due l'ho commesso di proposito.

Lo ripeto, non avrebbe dovuto gettarsi su di me. Mi ha praticamente forzato la mano.

"Hai ragione". Rispondo indifferente. "Tuttavia, stai sprecando il tuo tempo inseguendo qualcuno che non è la preziosa brava ragazza del tuo alfa".

È in quel momento che vengo colpita da una delle sue guardie. In realtà, me lo aspettavo da circa cinque minuti.

Il modo in cui mi guardava dietro il tessuto che gli copriva la bocca e il naso mi dava tutte le prove di cui avevo bisogno.

Di tanto in tanto, fremeva leggermente nell'attesa, come se fosse pronto a impegnarsi, ma cambiasse idea all'ultimo momento.

Prima che lui si decidesse, avevo già estratto la mia arma d'elezione dal tronco dell'albero.

Un sasso pesante - uno che avevo trovato sul fondo del fiume locale - riempiva il mio palmo, rotondo e perfetto per essere lanciato.

Preferisco le armi a lunga gittata; dormo meglio la notte, sapendo che non devo avvicinarmi troppo al mio avversario per colpirlo.

Non ho nemmeno bisogno di guardarlo negli occhi, mentre lancio il sasso in aria, mirando direttamente in mezzo ai suoi occhi.

Lo colpisco, facendogli perdere immediatamente i sensi. Mentre si accascia a terra, accanto al sasso, il senso di colpa sul mio volto si trasforma in un'espressione di rabbia.

Rabbia che provo verso di lui.

Un denso silenzio si deposita su di noi, finché Burke lo taglia con un sospiro. "Un sasso, questa mi è nuova".

Di solito opto per un bastone affilato, come quelli che loro hanno in mano, però non così lungo e stravagante. Una volta ho provato anche con un osso, ma senza un trattamento adeguato non è durato molto.

Non c'è niente di così interessante qui nella foresta. Burke non ascolta quando gli dico che è un vantaggio sleale.

Questo non è un gioco per lui, come lo è invece per me. È il suo lavoro, ed è per questo che provo un grande piacere a metterlo in pericolo.

Ogni volta che porta i suoi uomini feriti a Rylan, posso immaginare le possibili conseguenze. Oggi non sarà diverso.

"Onestamente, penso che tu abbia bisogno di uomini migliori". Commento, pulendomi le mani sulle cosce. I miei pantaloni sono a brandelli, ma fanno il loro lavoro.

Burke appoggia la punta del suo bastone a terra. "Che ne dici di un affare?"

Scuoto la testa alle sue parole. Ha davvero insinuato una cosa del genere? Mai, nel periodo in cui io e Burke ci siamo incontrati nella foresta, mi ha offerto qualcosa di simile a un affare.

Tra noi le cose erano sempre uguali, quindi sentire quella cosa mi ha un po' eccitata.

"Vuole parlarti... un'ultima volta". Mi dice Burke. "Poi accetterà di lasciarti libera".

Il mio cuore quasi si ferma. Fa sul serio? Burke è un uomo anziano, il che lo rende due volte più irremovibile dei ragazzi giovani che di solito stanno al suo fianco.

Dev'essere una tortura, per lui, sapere che presto potrei essere libera. Il solo pensiero di questo mi fa sorridere apertamente di gioia.

"Interessante". Dico sommessamente. Non riesco a decidere se credergli. "Riguardo a cosa?"

Lui fa spallucce; un movimento molto insolito per uno del suo prestigio. Anche i due ragazzi rimasti sembrano un po' sorpresi.

Il biondo, a cui piace scappare, sembra ancora a disagio, e sento il bisogno di dirgli 'buu' o qualcosa del genere, dargli una scusa per fuggire.

Ne vorrei una anch'io, ma non voglio farli risalire a mia sorella.

"Pensi che mi sia permesso saperlo? Dovrai scoprirlo da sola".

"Che schifo". Mormoro, ricordando tutte le conversazioni che ho avuto con lui. Sempre la stessa robaccia.

Se devo sentire ancora una volta una sola parola da quell'insopportabile alfa, penso che potrei strapparmi i capelli. Di tutte le persone in questo mondo che non mi capiscono, una è lui.

Pensa davvero che tenermi costantemente rinchiusa tra le mura del suo branco mi trasformerà in una bimba mansueta. Almeno, questa era la sua idea sei mesi fa.

Da allora non ho più sentito quella voce.

"Sai una cosa". Dico, raddrizzando le spalle. "Gli parlerò. Se dovesse combinare qualcosa, lo ucciderò".

Questo è vero... forse. Ogni volta che gli sono stato vicino, non ho sentito l'impulso, ma le cose sono cambiate. Ora sono più forte. Migliore.

Sono la sua fuggitiva personale. Ho intenzione di rimanerlo.

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