L'animaletto dell'alfa - Copertina

L'animaletto dell'alfa

B. Shock

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15
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18+

Summary

Evony, erede del branco della Luna Invernale, è presuntuosa, avida e non si cura delle opinioni altrui. Ha dei piani per quando sarà alfa, ma vengono rovinati quando il suo branco viene invaso. Ora è l'alfa Axton a comandare ed Evony scoprirà esattamente come ci si sente a essere l'animale domestico di qualcuno...

Età: 18+

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Axton

AXTON

Osservai da lontano i due lupi avvicinarsi all'albero su cui mi trovavo pochi secondi prima. Uno di colore ambrato scuro, l'altro castano.

Erano cauti, annusavano con cura l'area per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Ispezionarono l'albero e comunicarono tra loro attraverso la telepatia del branco.

Erano venuti qui per pattugliare il confine e assicurarsi che nessuna creatura varcasse il territorio del loro alfa.

Analizzarono di nuovo l'area e sorvegliarono la foresta che si ergeva attorno a loro, del tutto ignari della minaccia che avevano a pochi metri di distanza.

Aspettai pazientemente che il lupo castano si placasse e affermasse che l'odore era vecchio; il lupo ambrato rimase fermo ancora per un attimo. Stava fissando il fitto cespuglio in cui era nascosto il mio beta.

Il lupo castano iniziò ad allontanarsi per continuare la perlustrazione, ma si fermò quando notò il suo compagno di branco, che non si era mosso di un centimetro.

Non appena vidi il giovane lupo castano sbuffare e voltarmi le spalle, scattai in avanti. Affondai i denti nella sua gola, che schizzò fuori un fiotto di sangue. Quello ebbe appena la possibilità di guaire prima che le mie fauci gli spezzassero il collo.

Il lupo ambrato si girò di scatto, scioccato. Non si aspettava di subire un'imboscata alle spalle.

Con l'attenzione del lupo ambrato su di me, il mio beta e altri due compagni del mio branco saltarono fuori dai loro nascondigli e si fiondarono su di lui.

Non ebbe modo di reagire, perché uno dei membri del mio branco gli conficcò le zanne nella zampa posteriore.

Ci provò, ma fu subito messo a tacere con un movimento fluido del mio beta, che si serrò sul suo collo e glielo spezzò.

Lasciai andare il lupo tra le mie fauci e gli altri membri del mio branco uscirono dall'ombra, tutti intorno a me.

Il mio beta rilasciò la sua vittima e mi rivolse un leggero cenno del capo.

Il Branco della Luna d'Inverno non aveva idea di cosa stava succedendo. Si sarebbero uniti tutti a noi, altrimenti sarebbero morti con il loro alfa e la sua famiglia.

Guardai verso il centro del territorio in cui ci saremmo infiltrati e diedi il silenzioso comando di procedere con il piano.

Mentre gli altri correvano in avanti, più in profondità nel territorio del branco, io e il mio beta restammo lì.

Studiai i due lupi morti. Era facile capire che il lupo castano era un semplice omega con poco addestramento, se non nullo, mentre quello ambrato aveva una certa esperienza.

Sbuffai dal naso e iniziai a seguire il mio branco che si addentrava nel territorio; il mio beta mi seguì.

L'alfa Kade era un ignorante. Non aveva addestrato il suo branco in modo adeguato; quei lupi non sapevano come combattere né come seguire le tracce, perché lui stesso non aveva la capacità di insegnarglielo.

Inoltre, non ammetteva nel suo branco nessun maschio forte. Temeva che, se lo avesse fatto, avrebbero potuto sfidarlo per il titolo di alfa. Ed era per questo che sarebbe caduto.

Era l'alfa solo perché aveva ereditato il branco da suo nonno. Da quando era iniziato il regno di Kade, però, questi lupi si erano isolati, interrompendo ogni scambio e comunicazione con gli altri branchi della zona.

Forse sapeva già che questo giorno sarebbe arrivato, che avrebbe potuto perdere la sua corona se avesse permesso ad altri branchi di entrare nel suo territorio. Adesso, però, la sua paranoia sarebbe stata la sua rovina.

Aver smantellato tutte le comunicazioni e le alleanze con altri branchi aveva lasciato la sua famiglia aperta agli attacchi.

La fitta foresta e le imponenti catene montuose che circondavano il territorio, però, rendevano quasi impossibile un attacco durante l'inverno. Le bufere di marzo, in più, rappresentavano un'ulteriore barriera naturale.

Ecco perché stavamo attaccando prima che arrivasse l'inverno.

Avevamo intenzione di prendere il controllo del branco e delle sue terre. Presto l'autunno sarebbe finito, quindi gli altri branchi non sarebbero stati in grado di attaccarci per cercare di prendere il controllo dopo la sconfitta dell'alfa Kade.

L'unico motivo per cui non avevano attaccato il Branco della Luna d'Inverno era che volevano mantenersi le zampe pulite.

Gli attacchi ingiustificati erano spesso mal considerati e giudicati vergognosi. Per me, però, attaccare il Branco della Luna d'Inverno era indispensabile: tramavo vendetta.

L'alfa Kade se lo aspettava da tempo e io non vedevo l'ora di schiacciare sia lui che la sua famiglia. Secondo le voci la sua compagna era morta, ma aveva ancora una figlia, crudele quanto lui.

Volevo liberare il mondo dall'intera discendenza di Kade.

Nel mio mirino c'era prima l'alfa e poi sua figlia.

EVONY

Correvo nella foresta rapida, nonostante la mia forma umana, ma sentivo il rumore di passi pesanti dietro di me. Era vicino.

Gli piaceva e si vedeva. Continuava a saltarmi davanti, per farmi cambiare direzione e mettermi alle strette.

Era più veloce, più forte e molto più grosso, entrambi ne eravamo consci. Ecco perché gli piaceva così tanto questo inseguimento.

Quando saltò di nuovo davanti a me, tutto ciò che riuscii a vedere fu il suo ringhio, con denti simili a lame e occhi neri senza fondo.

Mi fermai e sussultai prima di correre subito in un'altra direzione. Scalciai la neve all'aria gelida, con i piedi. Lo sentivo schioccare i denti alle mie spalle, costringermi a correre più velocemente.

Voltai l'angolo, superai la formazione rocciosa e mi trovai di fronte alla parete di un altissimo dirupo: un vicolo cieco. Vedevo la luna piena guardarmi dall'alto. La Dea della Luna era così crudele.

Crollai in ginocchio. Sentivo qualcosa di caldo scorrermi sulla schiena. La neve sotto di me diventava rossa e del sangue scendeva lungo il mio braccio.

Con dita tremanti, toccai la zona tra il collo e la spalla. Quando ritirai la mano, era coperta di sangue.

Il lupo che mi inseguiva si fermò a pochi metri da me, bloccando ogni via di fuga. Aveva le labbra tirate indietro, in un ringhio rabbioso, e io riuscivo solo a guardarlo mentre si avvicinava, piano, a me.

Quando fu a pochi metri di distanza tentai di indietreggiare, ma la mia ritirata fu bloccata dalla parete di pietra dell'imponente scogliera.

Guardai il lupo negli occhi e lessi soltanto una cosa nel suo sguardo: odio puro.

Mi saltò addosso. Un urlo silenzioso mi sfuggì dalla gola pochi istanti prima che mi svegliassi, ricoperta di sudore freddo.

Mi guardai subito attorno. Ero a letto nella mia stanza e la luce del sole filtrava dalla finestra.

Avevo fatto quel sogno così tante volte, eppure ero ancora terrorizzata da come sarebbe andata a finire. Era quello il mio destino? Un compagno che mi strappasse il collo e mi inseguisse felice prima di uccidermi?

Tremavo al solo pensiero. Dovevo smetterla di pensarci.

Un colpo alla porta mi fece sobbalzare. Ero ancora scossa per il sogno, ma la voce di Ethan mi rilassò.

"Evony, sei già in piedi?"

Dopo aver indossato un semplice maglione grigio e un paio di jeans, mi avvicinai alla porta. Lui mi osservò, dalla sua altezza imponente. Io arrivavo appena a un metro e settanta, mentre lui era più alto di diversi centimetri.

Aveva occhi color nocciola e corti capelli castano scuro. Era carino e spesso attirava l'attenzione delle altre femmine del branco. Non solo era bello; era anche più forte di molti altri membri del mio branco.

Era il figlio del beta Jace e il mio protettore; era il prossimo in linea di successione per assumere la posizione di beta, proprio come io ero destinata a diventare alfa dopo mio padre. Contrariamente a lui, però, io non lo sarei mai stata.

"Oh, sei in piedi! Bene. Hai fame?"

Mi voltai e mi infilai gli stivali, prima di iniziare a spazzolarmi i capelli.

"No".

Nonostante Ethan fosse l'unico a cui era permesso di starmi vicino, io cercavo di mantenere le distanze da lui. Mio padre non sopportava che passassi del tempo con gli altri e a volte si infastidiva quando Ethan si comportava in modo troppo amichevole con me.

Mi piaceva averlo intorno, perché era meglio che stare da sola, ma non volevo che mio padre lo sostituisse con qualcun altro. Non andavo d'accordo con gli altri e Ethan era davvero gentile.

Mi voltai e notai che si dimenava goffamente davanti alla mia porta. Sospirai e tornai da lui. Era difficile anche per me congedarlo.

"Possiamo... possiamo andare allo chalet?" Chiesi a bassa voce, evitando il suo sguardo. Lui sorrise appena.

"Certo".

Scese le scale e io lo seguii rapidamente. Sentivo l'entusiasmo crescere dentro di me ma, non appena raggiungemmo l'area del salone, quella si spense all'istante.

Mio padre, l'alfa Kade, stava parlando con uno strano uomo. Appena ci notò, il suo sguardo si trasformò in un'occhiataccia. Sia io che Ethan cercammo subito di evitarlo e di uscire in fretta dalla porta.

Purtroppo la fortuna non fu dalla mia parte. Mio padre chiamò il mio nome.

Mi fermai sulla porta e Ethan mi guardò, preoccupato. Quindi fece attenzione a mio padre e lo strano uomo con cui era, che ora mi stavano guardando entrambi.

Posai lo sguardo verso di loro. Lo sconosciuto aveva i capelli biondo sporco e gli occhi color oro. Questi ultimi si fecero scuri mentre mi osservava da capo a piedi. Odiavo quello sguardo; mi riempiva di disgusto e di vergogna.

"Sì, alfa?" Risposi, a bassa voce.

"Vieni a salutare il nostro ospite".

Per un momento sentii la tensione attraversarmi. Non era una richiesta, era un ordine.

Mi avvicinai a entrambi con la testa bassa, in segno di rispetto. Ethan fece un passo in avanti, ma mio padre gli lanciò uno sguardo rapido.

"Ethan, puoi andare". Un altro ordine.

"Sì, alfa. Ti aspetto fuori, Evony". Ethan mi lanciò un'occhiata di scuse e uscì. Non era colpa sua; nessuno poteva rifiutare l'ordine di un alfa.

"Evony, questo è Kai, il figlio del beta Jackson, del Branco della Roccia Dorata. È venuto qui desideroso di conoscerti".

Annuii e guardai mio padre. Sapevo cosa stava succedendo. Voleva incastrarmi, spedirmi in un altro branco. Non voleva che prendessi il controllo del suo. Lui voleva rimanere alfa fino al giorno in cui sarebbe morto di vecchiaia.

E quale modo migliore per sbarazzarsi di me se non darmi in pasto a qualche lupo di un altro branco?

Kai sorrise e prese la mia mano, baciandone il dorso. "È un piacere conoscerti finalmente, Evony". Allontanai la mano, nervosa. Non mi piaceva neanche un po'.

"Anche per me è un piacere..." Risposi, quindi distolsi lo sguardo. Era ovvio che mio padre non approvava quel gesto.

"Evony, perché non fai fare un giro al nostro ospite? Dirò a Ethan che siete occupati e che, per oggi, lui è congedato".

Lo guardai, sorpresa, ma lui ricambiò con uno sguardo di sfida, attendendo la mia risposta. Annuii e condussi Kai fuori.

Mostrai a Kai il villaggio, sentendo gli occhi degli altri membri del branco tutti su di me. Spesso trovavo più facile evitare di riconoscerli e proseguire.

Mi accorsi che Kai non era affatto interessato al villaggio; la sua unica attenzione era rivolta a me. Sentivo l'ansia e il terrore che mi salivano lungo la schiena.

Arrivammo all'ufficio del medico del branco, così lo condussi all'interno. Il posto era vuoto, perché il medico era fuori per la giornata, perché doveva occuparsi di un cucciolo malato.

Ero sollevata dal fatto che questa fosse l'ultima tappa del tour e speravo di poter recuperare ciò che restava della mia giornata di ritorno al capannone. Il mio sollievo morì all'istante, però, quando Kai arrivò alle mie spalle.

"Sai, sei proprio bella", sussurrò con un ringhio basso, così io mi staccai subito da lui.

Lui si limitò a ridacchiare e si avvicinò a me, mentre io continuavo a indietreggiare. Fui rapidamente bloccata contro il muro.

Mi afferrò per le spalle, mi spinse alla parete e iniziò a baciarmi il collo.

Con disgusto, lo spinsi indietro. "Fermati!"

Sembrò un po' sorpreso, ma riprese subito fiducia. "Aggressiva, vedo?" Si avvicinò di nuovo a me e questa volta le sue mani mi afferrarono il maglione, nel tentativo di sfilarmelo.

Mi sforzai di spingerlo via: era molto più forte di quanto sembrasse e non riuscii a farlo smettere.

"Lasciami!"

Stavo iniziando ad andare nel panico. Quanto ero stata stupida a portarlo in un posto isolato? Nessuno sarebbe stato in grado di sentirmi o di fermarlo in tempo.

Non appena sentii il rumore dei miei vestiti strapparsi, afferrai dal vassoio medico l'utensile più vicino a me e gli infilzai un braccio.

Quello gridò di dolore e indietreggiò, stringendosi la spalla, dove ora erano conficcate un paio di forbici.

"Brutta puttana!" Ringhiò, per poi avvicinarsi minacciosamente a me. D'istinto gli diedi un calcio all'inguine e corsi fuori dall'ufficio.

Sapevo che doveva fare un male cane, ma non osavo fermarmi. Corsi subito all'esterno, verso la casa del branco.

Mi guardai indietro per controllare se per caso mi stesse seguendo, solo per imbattermi in qualcuno.

"Ehi, Evony. Cosa c'è che non va? Che cosa è successo?" Ethan mi prese per le spalle e mi bloccò.

Sentivo delle lacrime cominciare a formarsi nei miei occhi, così lo abbracciai, nascondendo il mio viso.

"Evony, cosa..."

"Per favore, ho bisogno di andarmene da qui, lontano dal branco!"

Annuì e mi condusse nei giardini dietro la casa del branco. Sapevo che mio padre si sarebbe infuriato una volta scoperto quello che era successo, ma non ero ancora pronta ad affrontarlo.

Io e Ethan ci sedemmo sotto la vecchia quercia e io mi strinsi le ginocchia al petto. Ero disgustata e non riuscivo a liberarmi della sensazione di disagio che provavo.

Ethan non mi fece domande, ma mi offrì conforto restandomi vicino. Sentivo la sua preoccupazione e anch'io ero preoccupata.

Non temevo di dover affrontare di nuovo Kai, né di invocare la sua ira sul mio branco. Avevo paura di qualcosa di molto peggiore.

Avevo paura di affrontare mio padre.

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