Combattere il destino - Copertina

Combattere il destino

Mackenzie Madden

Capitolo 2

ANNA

Anna si svegliò tardi la mattina seguente, immersa nel silenzio più assoluto. Si raggomitolò sotto il piumone per un attimo, godendosi la completa assenza di rumore.

Poi aprì gli occhi e diede un'occhiata alla stanza buia.

Poiché il rifugio era stato costruito sotto la montagna, non c'era luce naturale. Ma la mancanza di finestre non era un grande sacrificio, considerando la tranquillità che ne derivava.

Si sedette contro la testiera del letto, sorridendo alla semplicità della stanza. Non era un granché, un monolocale con un angolo cottura e un bagno.

A quanto pare, era uno spazio standard assegnato ai membri del branco non accoppiati e lei non aveva nulla da obiettare.

Era la prima volta che aveva una stanza tutta per sé, completamente sua e con una serratura alla porta.

Gli unici mobili presenti erano il letto e un vecchio comodino, perché non aveva portato nulla con sé al momento del trasferimento.

L'unica cosa che era riuscita a prendere era un borsone pieno di vestiti, ma anche così, doveva fare il bucato quasi ogni giorno per evitare di rimanere senza indumenti puliti.

Finalmente si alzò dal letto e si preparò una tazza di caffè.

Chiunque avesse sistemato la stanza si era assicurato che ci fossero caffè, latte, cereali e persino alcuni utensili, tazze e piatti.

Era stata una piacevole sorpresa quella mattina, quando non si sentiva ancora pronta ad affrontare tutti gli altri nella sala da pranzo.

Si segnò mentalmente di chiedere quando qualcuno avrebbe fatto un viaggio in città per poter fare scorta di provviste.

Appoggiandosi al bancone della cucina, pensò a quello che era successo nella sala da pranzo la sera precedente.

Dopo la conversazione con Piper, il secondo in comando del Fiume d'Argento si era avvicinato al loro tavolo.

Era stato Alex ad accoglierla quando era arrivata, in assenza dell'alfa.

Era un uomo molto serio e all'inizio lei lo aveva trovato intimidatorio.

I suoi capelli erano scuri, quasi neri, e tagliati corti. Era alto, imponente e con le spalle larghe.

Quel primo giorno, Anna aveva notato che la sua espressione rimaneva sempre impassibile, come se nulla potesse scalfirlo... nemmeno il cucciolo che aveva cercato di attaccarlo alle gambe.

Anna si aspettava che venisse allontanato, come avrebbe fatto il suo precedente alfa, ma invece Alex lo aveva rimproverato dicendogli che avrebbe dovuto tentare un attacco a sorpresa, se voleva vincere contro un avversario molto più grande.

La sera precedente, Alex si era avvicinato al tavolo, con la stessa espressione seria di quel primo giorno, ma con gli occhi puntati solo su Anna.

Dopo aver salutato tutti, aveva annunciato ufficialmente che Zach, l'alfa, sarebbe tornato l'indomani e che la cerimonia si sarebbe svolta la sera seguente.

Lo stomaco di Anna aveva iniziato subito a ribollire di nervosismo e non molto tempo dopo che Alex se ne era andato, aveva dato la buonanotte a tutti i presenti e si era ritirata nel suo alloggio.

Era combattuta. Desiderava ardentemente essere accolta ufficialmente nel branco per sentirsi più sicura e protetta.

D'altra parte, era nervosa all'idea di incontrare l'alfa, di presentarsi davanti a tutti e di essere giudicata come inadeguata.

E se lui avesse deciso che non era adatta al Fiume d'Argento? Anna sapeva di non avere nulla da offrire.

Non aveva abilità particolari o denaro e il suo livello di posizione dominante era piuttosto basso.

Se fosse stato più alto, se le fosse stato assegnato un incarico come soldato o qualcosa del genere, forse la sua vita sarebbe stata diversa.

Scacciò via quei pensieri dalla mente e decise di finire il caffè e di sciacquare la tazza.

Si rifiutava di passare la giornata a preoccuparsi di ciò che sarebbe successo alla cerimonia quella sera.

Era lì, lontana dall'Ala Grigia, e per lei questo rappresentava già la vittoria più grande.

Si avvicinò all'armadio e guardò con sconforto i due abiti appesi.

Non aveva idea del tipo di abbigliamento richiesto per la serata, ma non aveva comunque molte opzioni.

Una camicetta di seta color crema, che poteva abbinare a dei jeans puliti, oppure un vestito blu con stampa floreale lungo fino al ginocchio.

Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di tirare fuori il vestito dall'armadio.

Si cambiò rapidamente e si guardò nello specchio a figura intera appeso sul retro della porta della camera da letto.

Osservò il suo riflesso con occhio critico, soffermandosi sui capelli ondulati color nocciola che le arrivavano alle spalle e poi l'abito.

Aveva un taglio a trapezio, senza maniche e con il collo alto.

La gonna di tulle scendeva dalla vita e le accarezzava le ginocchia; il tessuto era di colore scuro, con motivi floreali rosa, arancioni e blu.

Anna desiderava ancora una volta poter placare i nervi che le stavano facendo tremare lo stomaco, mentre applicava velocemente un po' di eyeliner e un lucidalabbra rosa.

Alla fine si allontanò dallo specchio e prese la spazzola dal lavandino del bagno, passandola rapidamente tra i capelli per poi attorcigliare le folte ciocche in un disordinato chignon con alcuni ciuffi che le incorniciavano il viso.

Si guardò un'ultima volta prima di uscire dal bagno.

Controllò l'orario e vide che erano solo le quindici. Aveva ancora due ore di tempo prima dell'inizio della cerimonia.

Pensò di andare in sala da pranzo, ma il suo stomaco rifiutava l'idea di mangiare e lei non era proprio dell'umore giusto per chiacchierare.

Decise invece di fare una passeggiata all'aperto per prendere una boccata d'aria.

Contenta della sua decisione, infilò rapidamente i piedi in un paio di sandali neri e si diresse fuori dalla stanza.

Percorrendo il corridoio verso l'uscita, sorrise ai pochi membri del branco che incrociava, sentendosi grata quando ricambiavano il sorriso senza fermarla per parlare.

Era arrivata in fondo alla salita che portava all'uscita quando sentì qualcuno chiamare il suo nome.

Prese brevemente in considerazione l'idea di scappare, ma sapeva che le sue probabilità di correre su per la collina senza cadere erano scarse o nulle.

Sospirando, raddrizzò le spalle e si voltò, piacevolmente sorpresa di vedere Mitch che camminava verso di lei.

"Ehi", lo salutò calorosamente quando lui la raggiunse.

"Ciao, Anna. Stai andando a fare una passeggiata? Ti dispiace se mi unisco a te?"

Le sorrise, con voce allegra, e lei annuì, tornando indietro per salire il pendio mentre Mitch si metteva al suo fianco.

Non parlarono uscendo dal rifugio, ma era un silenzio confortevole. Era una splendida giornata, il cielo era azzurro e limpido, e l'aria era calda.

Anna assaporava la brezza sulla pelle, consapevole che il tempo sarebbe presto cambiato, con l'arrivo del freddo sul paese.

Si chiedeva se lì fuori avrebbe fatto più freddo che in città, sperando che potesse addirittura nevicare.

Con la coda dell'occhio, lanciò uno sguardo verso Mitch, notando i suoi capelli castani scompigliati e la sua mascella forte.

Era un uomo dall'aspetto piuttosto attraente, e la sua personalità calorosa sembrava solo esaltare la sua bellezza.

Anna lo confrontò brevemente con i soldati che aveva conosciuto all'Ala Grigia, tutti arroganti e maleducati.

L'avevano considerata sempre insignificante, più propensi a scansarla in malo modo che a farle un cenno di riconoscimento quando si incontravano nei corridoi.

Mitch non era affatto così. Non sembrava infastidito dalla sua mancanza di posizione dominante o di un ruolo all'interno del branco. Vedeva Anna come... beh, Anna.

"Come ti senti per questa sera?" La voce di Mitch ruppe il silenzio e lei alzò lo sguardo verso di lui, tormentandosi le dita.

"Sono molto nervosa", ammise. "Continuo a immaginare scenari in cui tutto va male".

"Ad esempio?"

"Oh, le classiche cose... Entro nella sala e sono nuda. L'alfa si rivela un pazzo e cerca di uccidermi. Entro e trovo l'Ala Grigia ad attendermi".

Mitch scoppiò in una risata che la fece sorridere.

"Questa sì che è immaginazione". Passarono davanti al masso e Anna allungò un braccio, sfiorando con la punta delle dita la roccia fredda.

Si sentiva già la mente più lucida mentre ascoltava gli uccelli sugli alberi vicini e udiva la brezza frusciare tra le foglie croccanti, che cominciavano appena a tingersi di marrone.

"È solo che... sembra quasi troppo bello per essere vero qui. Niente nella mia vita mi è mai stato regalato e, in realtà, non ho nulla da offrire al branco. Non capisco perché abbiano accettato il mio trasferimento, quindi la logica mi dice che deve essersi trattato di un errore".

Quando finì di parlare, Mitch smise di camminare.

Anna si fermò accanto a lui, e i due si ritrovarono al margine della foresta. Lei fissò la radura e la montagna che ospitava il Fiume d'Argento.

"Credo che tu sottovaluti il tuo valore, Anna, ma da quello che mi hai raccontato finora, posso dirti che il Fiume d'Argento è completamente diverso".

Le toccò dolcemente la spalla, con un tono rassicurante.

"Zach è un bravo alfa e un abile stratega. Non crede che la forza bruta sia tutto. Non posso dirti perché il tuo trasferimento è stato accettato, ma posso assicurarti che non è stato un errore".

Anna gli rivolse un debole sorriso, desiderando credere alle sue parole, ma il suo passato l'aveva disillusa.

"Andiamo". La voce di Mitch la riportò alla realtà. "È ora di iniziare a dirigersi verso l'auditorium. Zach odia i ritardatari".

Le afferrò delicatamente il braccio e la fece tornare indietro verso l'ingresso della sala.

"C'è la possibilità di fare la cerimonia in privato?" chiese lei a bassa voce mentre entravano.

"Forza, sarà un gioco da ragazzi!" Mitch le cinse le spalle con un braccio amichevole.

Anna sentì il calore diffondersi in tutto il corpo, apprezzando la sensazione di avere un amico.

La guidò in una direzione che lei non aveva mai seguito e non passò molto tempo prima che sentissero delle voci.

A ogni passo, il suono si faceva più forte e il cuore di Anna iniziò a battere velocemente, mentre la sua mente tornava a elencare tutte le cose che potevano andare storte.

Alla fine Mitch la fece fermare davanti a due grandi porte doppie, annunciando inutilmente: "Siamo arrivati!"

Si girò a guardarla e lei notò i suoi occhi allargarsi di fronte al proprio viso pallido e al sudore che iniziava a imperlarle la fronte.

"Cavolo, ragazzina, non è poi così grave. Prima finisci, prima inizia il dopo festa".

Anna fece un respiro profondo per calmarsi e si passò un braccio sulla fronte.

"Okay", mormorò. "Posso farcela". Ignorò il fatto che la sua voce e le sue mani stessero tremando.

"Certo che sì".

Mitch sorrise maliziosamente, ma prima che lei potesse chiedergli cosa intendesse, aprì le porte e la spinse dentro senza tante cerimonie.

Anna inciampò, lanciandogli un'occhiata da sopra la spalla per poi guardare davanti a sé.

L'auditorium che la accolse era una grande sala con un soffitto curvo e un pavimento che scendeva verso un palco.

Tutto lo spazio era occupato da poltrone rivestite di tessuto rosso e avrebbe potuto ospitare circa duecento persone.

I membri del branco si aggiravano per la stanza, chiacchierando tra loro mentre cercavano lentamente un posto a sedere.

Anna rimase a bocca aperta, non essendosi resa conto dell'enormità del Fiume d'Argento fino a quel momento. Il Branco dell'Ala Grigia non sarebbe stato in grado di riempire nemmeno la metà della sala.

"Quante persone ci sono in questo branco?" Si voltò a guardare Mitch mentre parlava. "Ci saranno tutti i suoi membri?"

"No, ne mancheranno parecchi. Alcuni vivono in una casa del branco in città e i soldati saranno ancora fuori a rotazione stasera, soprattutto con i media che seguono gli spostamenti di Zach".

Si guardò intorno nella stanza con aria pensierosa.

"Non tante persone sanno dove si trova il nostro rifugio, ovviamente, ma tutti cercano sempre di trovarlo. Non ci riusciranno mai, però. Sappiamo essere molto furbi quando vogliamo".

Mitch sorrise, infilando i pollici nei passanti dei suoi jeans.

Il livello di rumore nell'auditorium diminuì rapidamente fino a diventare un brusio silenzioso e Anna osservò come tutti iniziavano a sedersi.

"Andiamo", disse Mitch. "Ci saranno dei posti riservati per voi davanti".

Anna lo seguì mentre camminava lungo uno dei corridoi che dividevano le file di sedie, notando che stavano attirando alcuni sguardi curiosi.

Stringeva la parte inferiore del suo vestito, sentendosi in imbarazzo per l'attenzione che attirava, ma anche sollevata nel constatare che il suo abito era adatto all'occasione, notandone altri simili tra la folla.

Finalmente raggiunsero la prima fila di sedie contrassegnate da cartelli con la scritta "riservato".

Mitch spinse Anna nel posto accanto al corridoio e iniziò ad allontanarsi.

"Buona fort..."

"Aspetta!" lo interruppe lei, alzandosi in piedi. "Dove stai andando?" Anche lei era imbarazzata nel sentire il panico nella sua voce.

"Mi dispiace, Anna; gli altri posti sono riservati per coloro che vengono accolti nel branco. Ti raggiungo più tardi, okay?"

Le rivolse un sorriso rassicurante prima di voltarsi e risalire il corridoio. Anna lo guardò allontanarsi e notò un gruppo di persone che gli faceva cenno di avvicinarsi.

Si sedette di nuovo, sentendosi più imbarazzata che mai. Si stava comportando come una bambina che cercava il sostegno del genitore, desiderando di essere presa per mano.

Fece un respiro profondo, raddrizzando la schiena. Nessuno le aveva mai tenuto la mano nella sua vita e non aveva bisogno di nessuno nemmeno ora.

Poco dopo, qualcuno si sedette accanto a lei, mormorando un saluto. Anna ricambiò con un sorriso imbarazzato, ma prima che potesse rispondere, un uomo salì sul palco.

Si fermò al centro, quasi di fronte a lei, che lo scrutò lentamente, cogliendo ogni dettaglio del suo corpo.

I piedi erano avvolti da stivali neri e i jeans blu scuro erano infilati dentro.

Il denim era chiaramente consumato, con macchie sbiadite sulle ginocchia, e il tessuto aderiva alle cosce grandi e muscolose.

Anna pensò che probabilmente avrebbe potuto infilare tutto il suo corpo in una gamba di quei jeans.

I suoi occhi si soffermarono sulla camicia nera che svolazzava senza essere chiusa sopra la cintura.

Le maniche erano arrotolate, rivelando gli avambracci abbronzati e la stoffa tirava sul petto e sulle spalle larghe.

I capelli erano arruffati, come se fosse abituato a passarci le mani, ed erano abbastanza lunghi da arricciarsi intorno al colletto della camicia, anche se non era quello il dettaglio più interessante.

I capelli erano completamente grigi e, alla luce intensa proveniente dal soffitto, Anna avrebbe giurato che fossero quasi bianchi.

Il colore contrastava con la pelle abbronzata e il viso giovane, anche se la linea decisa della sua mascella quadrata avrebbe scoraggiato la maggior parte delle persone a sfidarlo.

La sua espressione era accogliente mentre guardava la folla, ma c'era qualcosa di estremamente intimidatorio in lui.

Anna concluse che si trattava di una combinazione tra la sua corporatura massiccia e l'aura di minaccia che sembrava emanare.

Mentre terminava la sua osservazione, si accorse con curiosità che non aveva in mano un microfono.

A questo pensiero seguì rapidamente la consapevolezza che nella stanza era calato un silenzio tombale.

Si guardò intorno, notando che quasi tutti gli occhi erano puntati sull'uomo e indovinò facilmente la sua identità.

Zach Thomas, l'alfa del Fiume d'Argento.

Anna aveva un ginocchio incrociato sull'altro e il suo piede oscillava nervosamente, ma si fermò appena lui iniziò a parlare.

"Benvenuto, Fiume d'Argento". La sua voce era profonda e roca e sembrava carica di un potere che fluiva in tutta la stanza, riempiendo ogni angolo.

Anna sentì i peli della nuca rizzarsi e sapeva che se si fosse guardata le braccia, avrebbe visto la pelle d'oca.

Il suo cuore iniziò a battere forte e sentì l'insano desiderio di avvicinarsi a lui, di toccarlo, di annusare il suo odore.

Cercò di regolare il respiro, non avendo mai provato niente del genere prima, nemmeno con il suo vecchio alfa.

La sua mente correva, cercando di capire perché stesse reagendo in quel modo, quando lui aveva solo pronunciato due parole che non erano nemmeno rivolte a lei.

"Queste sono sempre le mie occasioni preferite", continuò mentre Anna cercava di concentrarsi su di lui, "quando diamo il benvenuto ai nuovi membri del branco. Siamo tutti testimoni della loro unione alla nostra famiglia. Diventiamo più forti con ogni membro e con tutto ciò che portano con sé. Diventiamo più forti contro qualsiasi cosa, contro chiunque cerchi di farci del male".

Fece una breve pausa, mentre la stanza esplodeva in applausi e acclamazioni. Anna sentì delle grida che assomigliavano in modo sospetto a quelle di Mitch, facendola sorridere.

Fu una breve e gradita distrazione dall'effetto che la voce dell'alfa stava avendo su di lei.

Zach si avvicinò al bordo del palco e il suo sguardo si posò sulle persone sedute in prima fila.

Anna trattenne il respiro mentre gli occhi di lui si muovevano, sfiorandola appena, prima di passare alla persona successiva.

Rilasciò un sospiro di sollievo, ma si bloccò quando il suo sguardo tornò a soffermarsi su di lei.

Fu come un'ondata di calore che la travolse dalla testa ai piedi.

L'intera stanza sembrava essersi fermata mentre lei incontrava i suoi luminosi e glaciali occhi azzurri.

Il petto le faceva male per il bisogno di respirare e le guance si arrossavano per il calore, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quello sguardo.

Alla fine, dopo quella che sembrò un'eternità, lui passò al resto delle persone nella fila.

Tutti iniziarono a parlare mentre Zach valutava i membri del branco nella prima fila e aspettò che calasse il silenzio per poi parlare di nuovo, questa volta con un tono più morbido.

"Vi invito a salire sul palco, tutti quelli che si uniranno a noi stasera".

Anna attese che gli altri della fila si facessero avanti prima di seguire la persona seduta accanto a lei, una donna di mezza età.

In totale, erano dieci persone, tra cui sei ragazzini che sembravano avere circa tredici anni, l'età in cui il Fiume d'Argento accoglieva ufficialmente i suoi giovani nel gruppo.

Tutti si allinearono sul palco, voltandosi verso il resto della sala.

Anna si sentiva al sicuro in fondo alla fila, felice di poter osservare gli altri partecipare alla cerimonia prima che fosse il suo turno.

Zach si avvicinò alla prima persona, una ragazzina che sorrideva fiduciosa all'alfa, evidentemente conoscendolo bene.

Lui ricambiò il sorriso inginocchiandosi di fronte a lei, rimanendo comunque più alto, e iniziò a parlare.

"Madeline, ti impegni a unirti al Fiume d'Argento e proteggere il branco e tutti i suoi membri? Prometti la tua lealtà e il tuo onore, mettendo il branco al di sopra di tutto? E giuri fedeltà a me, Zach Thomas, come tuo alfa?"

Le sue parole erano solenni e Anna si ritrovò ancora una volta ipnotizzata dalla sua voce.

I suoi occhi si spostarono tra lui e Madeline e il suo corpo si piegò in avanti per poter vedere meglio.

"Sì, lo prometto". La risposta fu pronunciata con voce sicura e decisa, e Anna invidiò la sua determinazione.

Zach pose entrambe le mani sulle spalle di Madeline e chiuse gli occhi.

Anna riuscì quasi a percepire la potenza che emanava. Sentì la ragazzina inspirare profondamente e immaginò che quello fosse il momento in cui la sua mente veniva completamente coinvolta nel legame del branco.

Madeline riaprì gli occhi, sembrando un po' stordita, mentre Zach si ergeva in tutta la sua altezza e le sorrideva con orgoglio.

Il processo si ripeté con ogni altra persona sul palco fino a quando, finalmente, Zach si avvicinò ad Anna.

Lei fissava il pavimento, deglutendo a fatica quando i suoi stivali neri si fermarono proprio davanti a lei.

La sua testa gli arrivava al petto, il corpo imponente troneggiava su di lei, mentre Anna alzava lentamente lo sguardo per poterlo vedere in faccia.

Da vicino, poteva notare la barba grigia che copriva la sua forte mascella e le labbra strette in una linea sottile.

Il naso era dritto e le sopracciglia grigie e spesse si trovavano sopra occhi profondi.

Il sopracciglio sinistro era tagliato da una grande cicatrice che arrivava fino alla tempia. La ferita doveva essere stata quasi fatale.

Una ciocca di capelli che gli scendeva sulla fronte gli avrebbe conferito un aspetto quasi infantile, se non fosse stato per l'espressione seria del suo volto.

I suoi occhi azzurri la fissavano, scintillando luminosi.

Anna poteva quasi percepire il potere che vorticava intorno alle sue iridi, come se il suo lupo fosse appena sotto la superficie della sua pelle umana.

Per un lungo momento lui non parlò. Il suo corpo era completamente immobile, anche se Anna avrebbe giurato che avesse annusato l'aria.

Aggrottò la fronte e si chiese se quello fosse il momento in cui lui l'avrebbe dichiarata indegna di unirsi al Fiume d'Argento.

Inspirò tremante, aspettando... ma poi il momento passò e lui iniziò a parlare.

"Anna, ti impegni a unirti al Fiume d'Argento e proteggere il branco e tutti i suoi membri? Prometti la tua lealtà e il tuo onore, mettendo il branco al di sopra di tutto? E giuri fedeltà a me, Zach Thomas, come tuo alfa?"

La sua voce si riversò su di lei, che rabbrividì, chiudendo gli occhi.

Sembrava molto più intenso quando lui si trovava di fronte a lei e le parlava direttamente.

"Sì, lo prometto".

La voce di Anna era tranquilla, e si diede mentalmente il cinque perché suonò chiara e calma, l'esatto contrario del caos che aveva nella sua mente.

Zach le pose le mani sulle spalle, chiudendo gli occhi come aveva fatto con tutti gli altri, e la concentrazione di Anna fu completamente rapita dal calore della sua pelle che la sfiorava.

Il suo corpo iniziò a tremare, i palmi delle mani le prudevano per l'impulso di raggiungere e toccare gli avambracci di Zach. Ma all'improvviso, nella sua mente, avvertì una sensazione.

Chiuse gli occhi, sentendo una sorta di trazione interiore come se fosse trascinata attraverso un muro d'acqua, anche se era certa che il suo corpo non si fosse mosso di un millimetro.

Zach si allontanò e lei lo scrutò sospettosa, vedendolo sorridere prima di voltarsi verso la sala.

Lo guardò attraverso gli occhi annebbiati, sentendo le ginocchia iniziare a tremare.

Lo sentiva parlare, ma non riusciva a distinguere le parole. Le sembrava che provenissero da un luogo molto lontano.

Lui tese le braccia verso la stanza e Anna sentì la folla applaudire.

La sua mente iniziò a ronzare, un suono che divenne sempre più forte fino a quando non riuscì a sentire nient'altro.

Il dolore si insinuò nella sua testa, partendo dalle tempie e spostandosi finché tutto non le fece male.

Chiuse di nuovo gli occhi e si premette la testa con le mani nel tentativo di alleviare il dolore.

Sentiva le dita tremare e provò a sbattere le palpebre per cercare qualcuno che la aiutasse, ma la sua vista era ridotta a una visione sfuocata.

Aprì la bocca, con l'intenzione di chiedere soccorso, ma dalle labbra le sfuggì solo un gemito confuso.

Sentì, più che vedere, che tutti i presenti sul palco si giravano a guardarla. Avvertì una vibrazione nel pavimento, come se qualcuno avesse fatto un passo verso di lei.

L'oscurità si avvicinava, avvolgendola, e lei smise di lottare, desiderando che il dolore e il rumore cessassero.

Il suo corpo si afflosciò, cadendo lentamente in avanti.

Anna si abbandonò all'incoscienza, ma appena prima che il suo corpo toccasse terra, sentì delle mani ruvide afferrarla.

Capitolo successivo
Valutato 4.4 su 5 sull'App Store
82.5K Ratings
Galatea logo

Libri illimitati, esperienze coinvolgenti.

Facebook GalateaInstagram GalateaTikTok Galatea